Terni – pranzo di Natale in Episcopio con il vescovo e 130 ospiti di varie nazionalità

Una grande famiglia che si ritrova per festeggiare insieme il Natale. Per il diciannovesimo anno consecutivo, nel giorno di Natale, le porte della curia vescovile di Terni si sono spalancate per accogliere i circa 130 ospiti di diversa nazionalità e provenienza, ospiti nella casa del Vescovo per il pranzo di Natale. Insieme a mons. Giuseppe Piemontese, condividendo nella gioia la festa del Natale, si sono sedute ai tavoli, addobbati e ravvivati dalle decorazioni preparate dagli studenti dell’istituto comprensivo Einuadi di Narni e Amelia, intere famiglie con bambini, persone sole, anziani, immigrati, senza fissa dimora, una nutrita rappresentanza della comunità ucraina, delle case di accoglienza della parrocchia di Borgo Rivo con il parroco don Luca Andreani, tutti serviti da una trentina di volontari, alcuni giovani che per la prima volta si sono dedicati a questo servizio nel giorno di Natale, e che hanno partecipato alla festa come in una grande famiglia allargata.

Ad accogliere all’ingresso dell’episcopio i partecipanti il vescovo Giuseppe Piemontese e il sindaco di Terni Leonardo Latini che ha portato il suo saluto e augurato liete festività, insieme al vicesindaco Andrea Giuli, l’assessore al Welfare Cristiano Ceccotti, il presidente del consiglio comunale Francesco Ferranti.
“Un bell’incontro di festa, amicizia e condivisione – ha detto il vescovo – per non far sentire nessuno solo ed escluso proprio nel giorno in cui Gesù nasce per donare il suo amore a tutti. Tra noi ci sono tanti anziani e famiglie straniere, siamo come una grande famiglia che mostra il volto bello dell’amore e della solidarietà tra tutti, senza distinzione alcuna”.
Gli ospiti del pranzo di Natale in episcopio sono in gran parte persone assistite dalle associazioni caritative della diocesi, coloro che frequentano ogni giorno la mensa diocesana “San Valentino”, ma anche intere famiglie che hanno deciso di trascorre la festa insieme a tante altre persone. Come ormai tradizione, una trentina di volontari si sono impegnati per la buona riuscita della giornata, dall’accoglienza all’allestimento delle sale, dalla preparazione del cibo al servizio ai tavoli, il tutto grazie anche alla collaborazione di gruppi e movimenti della diocesi, che si sono suddivisi i vari compiti, per dare far vivere ad ogni ospite la gioia di un Natale insieme.
Un ringraziamento a chi ha preparato il cibo: l’Allfoods, dal movimento neocatecumenale, l’Azienda Servizi Municipalizzati per i dolci tradizionali natalizi, e la cioccolateria Calvani che ha donato un grande panettone da 10 chili, all’amministrazione comunale di Terni che ha offerto alcuni dolci, all’Acciai Speciali Terni che ha donato pacchi natalizi consegnati a tutti i partecipanti, la Casa della frutta, alla parrocchia di Sambucetole che ha offerto le bibite e le uova donate agli ospiti, e in particolare al Lions Club San Valentino che ha sostenuto economicamente l’iniziativa.
Il pranzo è stato allietato anche dai canti di alcuni ospiti, un canto tradizionale natalizio ucraino, canti della Nigeria e un canto  delle suore ugandesi della congregazione di Santa Teresa di Gesù, insieme all’animazione di don Luca Andreani e don Stefano Mazzoli.
Al termine c’è stato il brindisi augurale con tutti i volontari che in modo impeccabile hanno fatto sì che la giornata riuscisse nel migliore dei modi, con la sorpresa finale dell’arrivo di due Babbo Natale che hanno distribuito dolci prodotti dagli studenti dell’istituto alberghiero Casagrande di Terni, i regali per i bambini e confezioni natalizie donate dall’Acciai speciali Terni nei giorni scorsi distribuite agli adulti.

Perugia – celebrazione della Notte di Natale nella cattedrale di San Lorenzo presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti. Il presule: «Il Natale non è scontato, non è facile… Dobbiamo salire anche noi verso Betlemme »

«Chi segue la via dell’umiltà e della semplicità dell’incarnazione del Figlio di Dio, troverà il Dio vero e scoprirà il profondo di se stesso. Non troverà un architetto, che ha progettato il mondo, ma un Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chi crede in Lui non muoia ma abbia la vita eterna». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, durante l’omelia della celebrazione eucaristica della Notte di Natale in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia.

Un dramma che si ripete dopo 2000 anni.

«Accogliamo questo Figlio nella mangiatoia del nostro cuore – ha proseguito il cardinale –, con una dedizione vera ai suoi fratelli di adozione. Purtroppo, oggi troppi cristiani vivono in una specie di ateismo pratico. E il dramma di duemila anni fa si ripete: “Non c’era posto per loro nell’alloggio”; ancora oggi per Lui non c’è posto nel cuore di molti uomini. Perciò questa Notte ci chiede: “Mi accoglierai tu?”. Ascoltiamo insieme questa voce, per alcuni risuonerà più forte, per altri meno e per altri ancora può affondare in ricordi lontani».

Il Natale cristiano non è solo di addobbi e di luci.

«Quello che colpisce in questa Notte è che siamo usciti numerosi dalle nostre case per venire qui, perché, in un modo o in un altro, a tutti si è fatto sentire l’Angelo di Natale. Ma il Natale cristiano non è solo di addobbi e di luci. Il Vangelo, parlando del viaggio di Maria e di Giuseppe, lo presenta come un cammino in salita. Lo sottolinea molto bene anche Paolo VI: “La vita cristiana, se la viviamo con impegno e con intensità, è un cammino in salita”. Questo sta a dire che il Natale non è scontato, non è facile. Occorre da parte nostra un cuore attento, vigile e pronto per ascoltare il messaggio dell’Angelo. Si, dobbiamo salire anche noi verso Betlemme, “salire” verso quella grotta. E proprio lì troveremo il Signore, se siamo venuti con il desiderio forte di vedere Gesù! “Troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”, disse l’Angelo ai pastori. E’ un bambino avvolto in fasce, è piccolo e indifeso, eppure è il nostro Salvatore!».

Le nostre città sono spesso distratte e chiuse.

«E questo sconvolge la nostra umanità – ha sottolineato il presule –: noi siamo abituati ad esaltare la forza, a dare credito soltanto alla potenza. Come è possibile credere che, quel piccolo bambino, nato per di più in un stalla, sia Colui che salva il mondo? Come è possibile crederlo davanti ai grandi problemi dell’umanità? Le guerre, le ingiustizie di ogni tipo, le persone costrette a migrare e a fuggire… L’impossibilità sembra ancona più evidente se si pensa a come finirà quel Bambino, perché un giorno sarà messo sulla croce come un malfattore. Eppure, fratelli, è proprio qui la nostra salvezza: in questo Bambino fragile e indifeso. Ma purtroppo le nostre città, come Betlemme, sono spesso distratte e chiuse».

Il presepe, la nostra storia, cruda realtà di una città.

«Noi ricordiamo tutto questo con il presepe a cui papa Francesco ha dedicato una bellissima lettera, perché il presepe è la nostra storia. Questa sera ne contempleremo uno molto artistico, realizzato nella nostra cattedrale in stile settecentesco napoletano da un gruppo di amici della Mostra internazionale di arte presepiale di Città di Castello. Fermatevi a guardarlo, osservatelo più che con gli occhi con il cuore. Noi ci commoviamo davanti al presepe e facciamo bene, perché in quella scena c’è la cruda realtà di una città che non sa accogliere due giovani stranieri, Maria e Giuseppe, e il loro figlio, che sta per nascere. Gli uomini non sanno trovare per loro un posto; tutto è occupato e Gesù deve nascere fuori, in una grotta, e un giorno morirà sempre fuori dalla città, sul Golgota. E’ una storia tanto antica, eppure tanto attuale. E’ giusto commuoversi non solo per la fredda indifferenza di Betlemme, ma per il grande amore di Dio. Egli è venuto anche se noi non l’abbiamo riconosciuto».

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, si è soffermato sul «desiderio struggente di Francesco d’Assisi quando nel lontano Natale del 1223 disse: “Voglio vedere Gesù” e inventò il presepe vivente. Racconta una tradizione che Francesco strinse fra le sue braccia un piccolo neonato. La fragilità di quel bambino toccò il suo cuore e commosse tutti i contadini che erano accorsi. Quel Bambino ora è davanti ai nostri occhi perché anche noi ci commoviamo e lo abbracciamo, lo stringiamo al cuore, perché Gesù resti sempre con noi, nelle nostre case, nella nostra città e in tutto il mondo. Questo è il Natale».

Gli auguri particolari del cardinale.

Al termine della messa della Notte di Natale, concelebrata con il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il cardinale ha rivolto in particolare i suoi auguri «a tutte le famiglie dove quest’anno è nato un bambino, ma purtroppo – ha commentato – le nascite nella nostra regione e in Italia sono ad un livello bassissimo. La nascita di una creatura è sempre una grande festa». Ha poi rivolto un altro augurio «a tutte le famiglie che si sono unite nel sacramento del matrimonio nel 2019 e a tutte le persone malate, a quanti soffrono e sono anziani. Domani (25 dicembre, ndr) – ha annunciato Bassetti – andrò a pranzare con le detenute del Carcere di Capanne e per loro vi chiedo una preghiera particolare». Ha concluso con un augurio rivolto alla città di Perugia, affidandola alla protezione di Maria, «la protagonista del Natale, perché ne abbiamo particolarmente bisogno in questo periodo».

Prima della benedizione finale il cardinale Bassetti, insieme al vescovo ausiliare mons. Salvi, ha portato davanti al presepe il Bambinello consegnandolo all’autore dell’opera, Claudio Conti di Città di Castello, che l’ha deposto nella mangiatoia.

Terni – celebrazione della Notte Santa. Mons. Piemontese: “I poveri, i migranti i malati e i bisognosi trovino cuori generosi epronti all’aiuto, all’accoglienza, alla solidarietà nel tuo nome”.

Nella celebrazione della notte di Natale nella Cattedrale di Terni, gremita di persone, il vescovo Giuseppe Piemontese ha sottolineato la gioia e la speranza che viene dal Natale in un momento particolarmente difficile, la grandezza dell’amore di Dio che diventa uomo e “prende su di sé le qualità, i limiti, le sofferenze e le dinamiche di ogni uomo per farsi vicino, prossimo ad ogni uomo. La comunità cristiana si raduna, attratta dalla meraviglia del Natale, da segni e tradizioni incise nella mente e nel cuore di ognuno e che riportano al tempo felice dell’infanzia, a ricordi gioiosi indimenticabili, legati alla famiglia: genitori, nonni, persone care, e ad eventi, che ci sembra di rivivere e custodire. Questa notte completiamo il presepe, ponendo l’ultimo personaggio: il bambino Gesù, nella mangiatoia accanto a Maria e Giuseppe, al bue e all’asinello, così come fece San Francesco. Il Figlio di Dio assume la condizione umana non solo nella crudezza del realismo comune all’umanità, ma anche nella povertà assoluta: senza casa, senza comodità, senza cose necessarie ad un bambino neonato”.
E poi un monito ai cristiani a vivere pienamente e il mistero del Natale e la sua spiritualità: “Quanti, nell’agitarsi frenetico del tempo natalizio: albero di Natale, luci, suoni e frastuoni, smania di acquisti e di regali, sostano dinanzi a quel bambino che giace in una mangitoia e lo adorano come Maria e Giuseppe, i pastori, i magi? Quanti di noi si fanno adoratori del Dio vivente, fatto uomo e manifestato nella tenera carne di un bambino, per di più povero? Quanti di noi riconoscono nei propri simili, specie i poveri, i malati, i bisognosi di ogni genere Gesù, Figlio di Dio incarnato.
Anche nella nostra regione Umbria e nella nostra Diocesi la pratica religiosa e la testimonianza cristiana è decisamente raffreddata, cambiata non solo in riferimento ai tempi gloriosi di Benedetto, Francesco, Chiara, ma anche rispetto a trenta anni addietro. Abbiamo bisogno di riscoprire i fondamenti del Vangelo di Gesù, di convertirci mettendoci decisamente alla scuola di Gesù. Anche le nostre Chiese vanno rievangelizzate riscoprendo e riappropriandoci del coraggio e della forza di Valentino, Giovenale, Fermina, Francesco, i Protomartiri francescani, Gabriele dell’Addolorata, Giunio Tinarelli, Vincenzo Loiali”.
A conclusione della celebrazione don Carlo Romani parroco emerito della Cattedrale ha formulato gli auguri di un sereno Natale al vescovo a nome della comunità diocesana.

L’OMELIA DEL VESCOVO

Natale 2019 – messaggio dei vescovi umbri per condividere la grazia dell’Assemblea Ecclesiale Regionale

Al termine delle feste natalizie 2018 annunciavamo la celebrazione di una Assemblea Ecclesiale per la nostra Regione. Dopo un anno, torniamo a rivolgerci a voi per condividere la grazia dell’Assemblea celebrata a Foligno il 18 e 19 ottobre scorso, preceduta e preparata da un intenso e appassionato lavoro nelle diocesi.
Abbiamo vissuto in quei giorni un autentico “evento di grazia”, una gioiosa esperienza di comunione, un vivace esercizio di sinodalità che si è rivelato occasione di profezia: non ci siamo nascoste le difficoltà e non ci siamo fermati a sterile pessimismo, ma ci siamo lasciati guidare dallo Spirito nell’individuare le vie da percorrere per portare la gioia del Vangelo
nella nostra terra umbra.

In azione di grazie
Vogliamo dunque rendere grazie al Padre per questo dono prezioso che sostiene e conforta il nostro quotidiano cammino. Grazie alle diocesi e ai delegati, che hanno lavorato con responsabilità e dedizione esercitando un vero servizio d’amore alle nostre Chiese; grazie alla diocesi di Foligno e alle parrocchie che ci hanno accolto, facendoci gustare la bellezza della fraternità; grazie ai mezzi di comunicazione che hanno efficacemente raccontato l’evento ecclesiale.
L’Assemblea è diventata così per le nostre diocesi come una lettera scritta non con inchiostro né su tavole ma nei cuori (cf 2 Cor 3, 2 ss). Adesso tocca a tutti noi “decifrare” e dare compimento a quanto lo Spirito ci ha suggerito.

Una esperienza ecclesiale-missionaria
Nei lavori dell’Assemblea abbiamo visto in atto, e dunque esperimentato efficacemente,
l’amore per Cristo e per il Vangelo, per le nostre Chiese e per la nostra terra con le sue bellezze, la sua storia, la sua cultura, la sua fede, le sue fatiche, i suoi problemi sociali; abbiano gustato la gioia di ritrovarci insieme come fratelli; non ci siamo nascosti le difficoltà per l’annuncio del Vangelo in una società complessa e ferita; abbiamo pensato a quanti portano il peso della vita quotidiana, in particolare a coloro che devono affrontare la precarietà lavorativa e le conseguenze del terremoto. Nel contempo, abbiamo trovato conferma alla necessità di proseguire il cammino operando scelte pastorali capaci di infondere nuovo vigore alla nostra testimonianza e di condurci a realizzare una nuova semina del Vangelo. Sappiamo bene che la Regione attende dalla nostra Chiesa parole forti di speranza e gesti coraggiosi che promuovano un rinnovamento del tessuto sociale.

Quattro verbi
Dai “tavoli di lavoro”, quasi una prima sintesi della condivisione realizzata, sono emersi quattro verbi che indicano il cammino da percorrere. Li vogliamo ora idealmente consegnare a tutti voi, singoli e comunità, come progetto e come impegno:
a) ASCOLTARE la Parola di Dio per una fede adulta che susciti cristiani robusti e gioiosi e favorisca l’acquisizione di una mentalità cristiana; ascoltare la gente per potenziare nella società una presenza competente e appassionata del bene comune. Sono necessarie una autentica conversione missionaria, una rinnovata misericordia e una ricercata e voluta compassione per incarnare l’amore evangelico dentro il quotidiano della vita, la disponibilità ad affrontare con serenità e serietà le grandi provocazioni del tempo in cui viviamo
b) APPARTENERE alla Chiesa, che è la diocesi, di cui le unità pastorali sono cellule vive; esse, che rappresentano non il passato ma il futuro, devono diventare lo snodo e il collante tra parrocchia e diocesi; la celebrazione eucaristica domenicale, generatrice di comunione e di missione, garantisce l’esistenza e la crescita del senso di appartenenza
c) FORMARE, cioè “dare forma” all’uomo, al cristiano, alla coppia, ai giovani, ai preti, agli operatori pastorali, a quanti sono impegnati nella vita pubblica. Tale formazione comporta itinerari differenziati e una grande perseveranza nel cammino; non si misura dal numero ma dalla qualità delle proposte. Occorre dare vita ad esperienze, luoghi e istituzioni in
grado di contaminare il presente con la buona notizia del Vangelo di Gesù
d) ANDARE incontro alle fatiche, alle ferite, alle domande dei nostri contemporanei offrendo una “cura” misericordiosa, che pone al centro i poveri, raccontando con lo stile della vita quotidiana quanto è bello essere discepoli di Gesù. È lo snodo di una Chiesa “in uscita”: accogliere, discernere, integrare, accompagnare.

Un appuntamento
La Segreteria dell’Assemblea ha curato la sintesi dei lavori compiuti prima nelle diocesi e poi nei “tavoli di lavoro” a Foligno. Chiamati come Vescovi a cogliere e raccogliere, far crescere e far fruttificare ogni germe di bene, ne stiamo facendo oggetto di riflessione e discernimento, per offrire in tempo opportuno linee comuni con indicazioni di prospettive e
percorsi, come ci è stato insistentemente richiesto. Si tratta in un qualche modo di “restituire” alle diocesi quanto dalle diocesi, attraverso i delegati, è stato formulato ed interpretato. Fin da ora diamo appuntamento ai delegati e a quanti si vogliano unire a loro per un incontro, probabilmente all’inizio della Quaresima 2020, per la presentazione del Documento che
scaturirà da tutto questo percorso.

Un augurio
Intanto, camminiamo fiduciosi verso il Natale del Signore, quando celebreremo l’Emmanuele, il Dio-con-noi, ed accoglieremo nel mistero dell’incarnazione il dono della sua stessa vita: Dio si è fatto come noi per farci come lui! Egli porti a tutti e ciascuno la pace e la gioia che riserva per i suoi amici e che attraverso di loro desidera far giungere a tutti.

Assisi, 14 dicembre 2019
I Vescovi dell’Umbria

IL MESSAGGIO IN PDF

Assisi – consegna della lampada della Pace al presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“Noi cerchiamo uomini umili e saggi per governare, che non amino il protagonismo dei narcisisti, non facciano continuamente propaganda e si pongano in modo garbato. Cerchiamo persone salde in se stesse e non in virtù dei consensi, capaci di dialogo, di ponderazione e di creatività”. Lo ha affermato il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, commentando stamani – nella cerimonia di consegna della Lampada della Pace al presidente della Repubblica, Sergio Matterella – il recente rapporto Censis dal quale emerge che “siamo un popolo in crisi, disaffezionato alla politica e alla ricerca di quello che, di volta in volta, può sembrare l’uomo forte del momento cui affidarsi”.

Padre Gambetti ha sottolineato “la guida luminosa e umile” del capo dello Stato che “ci consente di alimentare la fiducia e la speranza di vedere ancora un’Italia umana, di poterla costruire insieme”. In Mattarella i frati di Assisi riconoscono “un presidio dei principi costituzionali e democratici dell’Italia, improntati al confronto e al dialogo con tutti. Siamo confortati – ha aggiunto – dal suo vigile impegno indirizzato a prevenire tutte le forme di odio, di sopruso e di egoismo che minacciano la sicurezza e la pacifica convivenza nel nostro Paese”.

La consegna a Mattarella della Lampada della Pace di San Francesco – copia autentica di quella che arde perennemente davanti alla tomba del Santo – è avvenuta nella Basilica superiore, prima della registrazione del Concerto di Natale che verrà trasmesso dalla Rai il 25 dicembre, subito dopo il messaggio Urbi et Orbi di Papa Francesco.

Il riconoscimento della Lampada della Pace di San Francesco, nelle ultime edizioni, era stato assegnato al Presidente delle Repubblica Colombiana, Juan Manuel Santos, “per lo sforzo tenuto nei processi di riconciliazione con le Farc”, alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel che “nella sua Germania e in Europa, si è distinta nell’opera di conciliazione in favore della pacifica convivenza dei popoli” e al Re di Giordania, Abdullah II, per “la sua azione e il suo impegno tesi a promuovere i diritti umani, l’armonia tra fedi diverse e l’accoglienza dei rifugiati”.

Gubbio – il sacerdote don Giorgio Barbetta, fidei donum in Perù, è stato nominato vescovo ausiliare della diocesi di Huari in Perù

Il Santo Padre ha nominato il reverendo Giorgio Barbetta, del clero della diocesi di Gubbio e fidei donum nella diocesi di Huari dove è rettore del seminario “Señor de Pomallucay”, vescovo ausiliare della diocesi di Huari (in Perú), assegnandogli la sede titolare di Isola.
«Siamo molto lieti per questa sorpresa – commenta mons. Paolucci Bedini, vescovo di Gubbio – perché è un prete incardinato a Gubbio, anche se non è originario di questa diocesi, e poi perché si inserisce nella missione episcopale in terra peruviana di un altro vescovo umbro, mons. Ivo Baldi, partito da Città di Castello come missionario tanti anni fa. Don Giorgio è rimasto pochi anni qui nella nostra diocesi, perché è partito presto per le missioni dell’Operazione Mato Grosso (Omg), ricoprendo vari incarichi nelle parrocchie e nelle opere di questa associazione».
Don Giorgio Barbetta è nato il primo settembre 1971 nella Provincia di Sondrio ed è stato ordinato sacerdote il 20 settembre 1998, incardinato nella diocesi di Gubbio, dopo essersi formato nel Pontificio seminario regionale “Pio XI” di Assisi.
Dopo l’ordinazione è stato parroco di Scheggia e Pascelupo, nella diocesi di Gubbio, dal 1998 al 2000; poi, parroco di Piscobamba, diocesi di Huari, Perú (2001-2002); collaboratore presso la parrocchia di Shilla, diocesi di Huari, Perú (2003-2007). Dal 2007 è rettore del seminario diocesano di Huari, “Señor de Pomallucay”.
«Ci siamo sentiti al telefono stamattina pochi minuti dopo la sua nomina – aggiunge il vescovo Luciano – e l’ho sentito sereno e motivato, molto disponibile a servire la Chiesa di quel territorio, in obbedienza a papa Francesco, con la fiducia di poter fare bene nella semplicità che lo contraddistingue. È molto contento perché la nomina gli è arrivata il 2 dicembre, che è il giorno dell’anniversario della morte del fondatore dell’Omg, padre Ugo De Censi, e anche questo per lui è un segno».
Non è stata ancora decisa la data per la celebrazione dell’ordinazione episcopale di don Giorgio, anche se probabilmente prima tornerà in Italia, anche per la visita ai suoi familiari.
«Gli auguriamo – conclude mons. Paolucci Bedini – di poter essere una presenza di incoraggiamento e una guida ferma e positiva per quella terra molto affaticata, specie nelle zone di grande povertà dove l’Omg sta lavorando da tanti anni».

Perugia: Il Pranzo di Natale del cardinale Gualtiero Bassetti offerto alle detenute del Carcere. Il 25 dicembre aperto il Punto di Ristoro Sociale Comune-Caritas “San Lorenzo”

Da quasi venti anni il Pastore della Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve, il giorno di Natale, offre il pranzo alle persone in particolari situazioni di disagio, difficoltà e solitudine, affidando l’organizzazione agli operatori e ai volontari della Caritas diocesana guidata dal diacono Giancarlo Pecetti.

Anche quest’anno il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti rinnova l’invito ai suoi ospiti, rivolgendolo in particolare alle detenute della Casa Circondariale di Perugia Capanne, che visiterà nella mattinata del 25 dicembre per poi pranzare (ore 12) con loro, con il personale di sorveglianza e con i volontari. Il cardinale, molto sensibile alla realtà carceraria dove si reca in visita più di una volta nel corso dell’anno pastorale, ringrazia fin d’ora quanti si sono prodigati a vario titolo per questa iniziativa accolta dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia, in particolar modo la direttrice, la dottoressa Bernardina Di Mario, e il comandate della Polizia penitenziaria, il commissario capo Fulvio Brillo. Si tratta di una iniziativa che vuole fare sentire a questa realtà, spesso ai margini della società, in cui la persona viene rieducata, la vicinanza della comunità cristiana. Un gesto che avviene a Natale quando i cristiani sono chiamati a fare memoria della venuta del Figlio di Dio sulla terra per la salvezza di tutti gli uomini.

Oltre all’iniziativa del Pranzo di Natale in Carcere, a Perugia città, il 25 dicembre, sempre su indicazione del cardinale Bassetti, sarà aperto il Punto di Ristoro “San Lorenzo”, più conosciuto come la “Mensa di via Imbriani 41” (in pieno centro storico), una struttura di valenza sociale avviata in collaborazione dal Comune e dalla Caritas nel 2008, dove quotidianamente circa 70 persone (in gran parte pensionati e invalidi) ricevono un pasto caldo, soprattutto tanta umanità nell’essere accolti ed ascoltati. Il giorno di Natale (ore 13) sarà servito il pranzo a persone in difficoltà e sole, come tutti i giorni e in semplicità, perché l’importante è stare insieme, in un clima familiare. La “Mensa San Lorenzo” è anche un punto di riferimento per le persone anziane del quartiere dove è situata, adiacente all’antica chiesa della Madonna del Carmine.

Sacro Convento Assisi – consegna della “Lampada della pace di San Francesco” al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

I frati del Sacro Convento di Assisi doneranno al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la “Lampada della pace di San Francesco”. La cerimonia di consegna si terrà sabato 14 dicembre dalle 10.30 nella Basilica Superiore di San Francesco. L’evento verrà trasmesso in diretta su RAI1 a cura del TG1. Il Capo dello Stato sarà accolto dal Custode del Sacro Convento, padre Mauro Gambetti, farà visita alla Tomba di San Francesco, parteciperà al XXXIV Concerto di Natale e incontrerà la comunità francescana.

Il riconoscimento, nelle ultime edizioni era stato assegnato al Presidente delle Repubblica Colombiana, Juan Manuel Santos, “per lo sforzo tenuto nei processi di riconciliazione con le Farc”; alla Cancelliera tedesca, Angela Merkel che “nella sua Germania e in Europa, si è distinta nell’opera di conciliazione in favore della pacifica convivenza dei popoli”; e al Re di Giordania, Abdullah II, per “la sua azione e il suo impegno tesi a promuovere i diritti umani, l’armonia tra fedi diverse e l’accoglienza dei rifugiati”.

Alla cerimonia in Basilica Superiore saranno presenti, tra gli altri: il Legato Pontificio per la Basilica di San Francesco, Card. Agostino Vallini, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Card. Gualtiero Bassetti, a nome del Governo il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, il Presidente RAI, Marcello Foa, l’Amministratore Delegato RAI, Fabrizio Salini, e il Direttore di RAI1, Teresa De Santis.

Il Concerto di Natale, trasmesso in Eurovisione su Rai1 il 25 dicembre dopo il messaggio Urbi et Orbi di Papa Francesco, è promosso dal Sacro Convento di Assisi, dalla Rai e da Intesa Sanpaolo, con il contributo di Terna. Gli addobbi floreali sono offerti dal comune di Viareggio.

Perugia: Inaugurato il presepe in piazza IV Novembre. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «Nel presepe c’è posto per tutti noi, qualunque sia la nostra condizione interiore».

«Nel presepe ritroviamo tutta la bontà e tutta la tenerezza di Dio. Il presepe, per chi l’accoglie nella propria vita, è un Vangelo vivo. Il presepe, cari ragazzi, manifesta la dolcezza delle nostre famiglie, perché è la storia di una Famiglia». Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel pomeriggio della vigilia della Solennità dell’Immacolata Concezione (7 dicembre), in una gremita piazza IV Novembre di Perugia, all’inaugurazione del presepe allestito da un gruppo di giovani ospiti delle opere segno della Caritas diocesana nelle Logge di Braccio, all’esterno della cattedrale di San Lorenzo, davanti alla splendida duecentesca Fontana Maggiore. Insieme al cardinale c’erano il sindaco del capoluogo umbro Andrea Romizi e alcuni componenti della Giunta comunale; soprattutto c’erano centinaia di bambini insieme alle loro famiglie, 400 dei quali alunni della Scuola Montessori che si sono esibiti in un concerto canoro-musicale natalizio sulla gradinata della cattedrale. A tutti loro il cardinale Bassetti, prima di benedire il presepe, ha rivolto queste parole di auguro ricordando che «nel presepe ci siamo tutti: c’è Maria, c’è Giuseppe, c’è Gesù, ci sono i bambini e non solo i bambini di Perugia e d’Italia. Nel presepe ci sono i bambini di tutto il mondo. Nel presepe ci sono i poveri, ci sono i ricchi, ci sono i pastori e c’è posto per tutti noi, qualunque sia la nostra condizione interiore».

«Nel presepe – ha sottolineato il presidente della Cei – ci sono anche quei bambini che li hanno trovati in fondo al mare annegati, abbracciati alle loro mamme, perché nel presepe è descritta la vita di tutti e di tutti i giorni. Amici che mi ascoltate: ritorniamo bambini e non dimentichiamo quando i nostri genitori ci educavano alla fede e in ogni famiglia c’era un presepe. Io mi auguro che questo segno della nostra vita cristiana e della nostra società, come dice papa Francesco nella sua lettera apostolica dedicata al presepe, ritorni in tutte le famiglie. Per questo ho voluto il presepe più bello e più solenne degli altri anni anche in questa piazza. Ragazzi, famiglie, io vi auguro con tutto il cuore di potere sperimentare la tenerezza di un Dio che ci ama e che si è fatto uomo. “Dio è amore” e ai piedi del presepe meritate questa frase».

Campi di Norcia: inaugurato il Centro di Comunità “S. Andrea”, frutto della semplicità dell’amicizia delle Diocesi di Como e di Mantova. Mons. Boccardo: «È questa solidarietà che ci riscalda il cuore»

Sabato 30 novembre 2019 per la comunità parrocchiale dell’Abbazia di S. Eutizio in Preci guidata da don Luciano Avenati è stata una giornata importante: a tre anni dai terremoti del 2016 è stato infatti inaugurato il Centro di Comunità “S. Andrea” nella frazione di Campi di Norcia, un ulteriore segno che l’archidiocesi di Spoleto-Norcia consegna alla popolazione per dire che è possibile ricominciare.

Il Centro, frutto dell’amicizia delle Chiese di Como e di Mantova. L’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha benedetto e presieduto la Messa per l’inaugurazione del Centro. Con lui hanno concelebrato i vescovi di Como mons. Oscar Cantoni e di Mantova mons. Gianmarco Busca, ossia le Diocesi che hanno raccolto i fondi per le costruzione del Centro. C’erano poi i sacerdoti del nursino e casciano, alcuni presbiteri della diocesi di Terni-Narni-Amelia e don Diego Testino parroco di sei comunità nel Comune di Ceranei (Genova) gemellate da dopo il sisma con quella dell’Abbazia di S. Eutizio. “Regista” attento e accogliente è stato don Luciano Avenati, coadiuvato da tanti parrocchiani che hanno dedicato tanto tempo ad arredare e abbellire la nuova struttura di oltre 200 metri quadri. Moltissimi i fedeli presenti, tra cui il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, quello di Preci Massimo Messi e le autorità militari. La liturgia è stata animata dalla corale parrocchiale; il servizio all’altare è stato invece curato dall’eremita Tadeusz Wrona e da due seminaristi diocesani.

Nell’omelia mons. Boccardo ha sottolineato il motivo di questa giornata: «Siamo qui per inaugurare questo luogo che diventa la casa di Dio in mezzo alle case degli uomini, un luogo di condivisione e di fraternità che ci ricorda la presenza amica di Dio nella vita di ogni giorno. È vero che quando si entra nella prova – per noi quella del terremoto e la conseguente fatica di andare avanti con i segni della speranza che mancano, con la frustrazione delle attese e delle promesse non mantenute – si pensa che non vale la pena ricominciare. E invece no: vale la pena sempre ripartire, perché il Signore si prende cura di noi e continua ad essere presente al nostro fianco per ricordarci ciò che vale veramente. Questa casa allora ci ricorda ad essere solleciti del bene vero, ad essere ricchi interiormente, certi che Dio è con noi».

Il grazie di mons. Boccardo alle Chiese di Como e Mantova e a don Luciano. L’Arcivescovo, poi, ha ringraziato i suoi confratelli di Como e di Mantova e con loro le Caritas diocesane e tutti i fedeli di queste due Chiese lombarde: «La semplicità dell’amicizia – ha detto – riscalda il cuore: care Eccellenze, siete qui per dirci che ci volete bene, che siete con noi senza calcolo, che siete qui per amore e non per fare delle passerelle a fini propagandistici. Da ciò impariamo che solo nella misura in cui riusciamo a metterci insieme e a non avere paura di chi è diverso è possibile costruire: oggi, invece, i tanti messaggi che riceviamo ci invitano a ripiegarci su noi stessi nella ricerca dell’interesse personale e privilegiare lo slogan prima noi e gli altri si arrangino». Infine mons. Boccardo ha ringraziato don Luciano per «la sua fedeltà, la tenacia, la determinazione e la fantasia. Sono orgoglioso – ha detto il Presule – dei miei sacerdoti che dopo il sisma sono rimasti qui e non si sono mai allontanati da questa gente».

Don Luciano Avenati ha ringraziato l’Arcivescovo per la sua presenza e vicinanza in questi tre anni post sisma. «Al di là di quello che qualcuno ancora dice – ha affermato – io devo testimoniare davanti a tutti che la sua presenza non è farfallona ma molto concreta, affettuosa, discreta, vicina. Lui ha avuto a cuore molto la realizzazione di questo luogo e con tenacia lo ha portato avanti. Grazie monsignore per questo ulteriore segno che ci dà». Poi, don Luciano si è commosso quando ha ringraziato gli operai della ditta che ha realizzato il Centro (Valentini & Scarponi Costruzioni) per l’abnegazione dimostrata. Per la cronaca: il progettista architettonico e direttore dei lavori è stato il geometra Simone Desantis, il progettista strutturale l’ing. Giuseppe Scatolini.

Il vescovo di Como mons. Oscar Cantoni ha detto: «Usciamo da questa celebrazione con la certezza che i colpi del terremoto sono meno intensi della carità di Dio, del suo amore che si fa vivo e viene realizzato dall’amicizia e dalla solidarietà che formano la vera fraternità cristiana. L’occasione calamitosa del terremoto è diventata occasione di solidarietà: così vivono i cristiani e le comunità sono attraenti per la carità che manifestano di volta in volta. Grazie a questa comunità parrocchiale che ci permette di esercitare questa carità che proseguirà anche con l’invio di giovani da Como per un tempo di servizio in questo territorio, a questa gente».

Mons. Gianmarco Busca vescovo di Mantova, città che ha sofferto il terremoto nel 2012, ha sottolineato che «la distruzione che provoca il sisma ci rimane non soltanto negli occhi per aver visto i muri che cadevano, ma lascia anche una traccia interiore. È molto bello allora che per guarire le ferite interiori si possano celebrare anche i successi di ricostruzione come questo Centro. Il terremoto – ha concluso – ci lascia due frutti: la pazienza, che è la virtù di sopportazione attiva anche di eventi non previsti come il terremoto, che non si lascia piegare ma che sa inventare percorsi nuovi; la fraternità, ossia il concretizzarsi della bellezza per i cristiani dell’essere membra gli uni degli altri e che quando un membro soffre tutti soffriamo, quando uno gioisce tutti gioiamo».

Alla fine, ha preso la parola anche don Diego Testino parroco di sei comunità nel Comune di Ceranei (Genova): «La Divina Provvidenza – ha detto – ci ha fatto incontrare don Luciano e questa parrocchia dell’Abbazia di S. Eutizio. Nelle visite reciproche abbiamo ricevuto tanto da questa comunità, ci ha fatto crescere nella fede e nell’amore, ci ha dato delle belle testimonianze di tenacia, di forza, di amore alla terra e alla comunità. Veniamo sempre volentieri per imparare».