Gubbio – Arte e spettacolo a servizio della solidarietà in favore della casa Caritas di Leskoc in Kosovo

Festività natalizie e nuovo anno all’insegna della solidarietà per la casa di accoglienza di Leskoc in Kosovo, una presenza iniziata dalle Caritas dell’Umbria proprio vent’anni fa. La missione è attiva nella regione balcanica dal giugno del 1999, subito dopo la fine della guerra e il rapido rientro della popolazione di etnia albanese dai paesi confinanti (Albania, Macedonia e Montenegro): circa 800 mila persone che erano scappate per sfuggire ai bombardamenti della Nato e alle violenze dell’esercito e, soprattutto, dei gruppi paramilitari serbi.
Anche la onlus “Bambini del mondo” è nata quasi vent’anni fa a Venezia e in questo periodo ha conosciuto e aiutato la realtà della casa-famiglia di Leskoc. Di recente, il presidente dell’associazione Filippo Leonardi ha presentato i risultati della raccolta fondi natalizia che ha raggiunto una cifra di quasi 12 mila euro. Un progetto realizzato grazie all’impegno di Luca Greggio di Rovigo, tecnico della Sms spa di Napoli, sostenuto da Lucia Ercolano, amministratore delegato di Venezia Capitol srl che gestisce l’Hotel Hilton di Mestre.
Per la casa di Leskoc sono arrivate donazioni da varie parti d’Italia, in particolare dalle aziende che stanno realizzando il nuovo centro wellness ed eventi dell’Hotel Hilton Garden Inn Venice di Mestre e in parte da donazioni spontanee di altre ditte e dalla vendita del poster realizzato su disegno dello stesso Luca Greggio e dal titolo “Dillo alla luna rossa”, dedicato alle giovani generazioni, pensando ai bambini e ai ragazzi che abitano la casa Caritas in Kosovo.
«Da qualche anno, l’attenzione sul Kosovo è un po’ scemata – spiega Filippo Leonardi – ma noi dal 2000 cerchiamo di dare una mano per quel che possiamo a Massimo, a Cristina e alla casa di Leskoc. Il progetto realizzato insieme a Luca Greggio serve proprio a dare continuità agli aiuti destinati a questa realtà, perché abbiano la forza di andare avanti e continuare a fare del bene».
In quasi vent’anni di presenza, le attività del campo Caritas sono aumentate e si sono adattate ai tempi. Il punto fermo, in tutti questi anni, è stato sempre l’impegno della famiglia creata dal toscano Massimo Mazzali e dalla trentina Cristina Giovanelli, intorno ai quali oggi c’è davvero una pluralità e un brulicare di attività e di progetti.
L’impegno della missione continua ancora oggi nell’ascolto e nella vicinanza alla popolazione, specie le famiglie più povere e bisognose, e nell’accoglienza dei bambini orfani o con gravi problemi familiari, senza distinzioni etniche o religiose.
Il “cuore pulsante” di tutto questo è la nuova casa inaugurata nel 2014 nel villaggio di Leskoc, grazie ai lavori coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri e al sostegno economico di tante realtà ecclesiali e imprenditoriali, come la Umbragroup di Foligno. Nei locali a piano terra, oltre a magazzini e garage, ci sono alcuni laboratori: uno di panetteria/pasticceria, la macelleria e un piccolo caseificio. I laboratori, le stalle e i campi stanno creando opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona.
Dal Veneto all’Umbria, sempre con lo sguardo rivolto verso i Balcani. Anche le festività natalizie dei dipendenti e dei dirigenti di Umbra Acque hanno segnato un gesto di solidarietà verso la casa di Leskoc. Grazie alla tombola di beneficenza per i familiari dei lavoratori dell’azienda e all’impegno del management della stessa Umbra Acque sono stati raccolti diecimila euro. Per metà sono stati destinati alla realizzazione di un pozzo in Malawi, mentre l’altra metà servirà per l’installazione di un potabilizzatore d’acqua nella casa di Leskoc in Kosovo.
Un progetto sostenuto anche dall’amministratore delegato della società di servizi, Tiziana Buonfiglio, dal presidente Gianluca Carini e dal Consiglio di amministrazione. Oltre a mettere a disposizione i fondi, Umbra Acque darà una mano anche per lo sviluppo e la progettazione dell’impianto di potabilizzazione che consentirà alla casa Caritas un notevole risparmio economico e un abbattimento dell’inquinamento, grazie al minore uso della plastica visto che non c’è raccolta differenziata. I lavori per la realizzazione dell’impianto inizieranno nelle prossime settimane con l’analisi dell’acqua dei pozzi per misurarne l’esatta composizione e per impostare correttamente i filtri attivi dell’impianto.
Anche a Gubbio, gli artisti si mobilitano per il Kosovo. Domenica 9 febbraio alle ore 16.30, presso il Teatro comunale di Gubbio “Luca Ronconi”, ci sarà uno spettacolo dal titolo “Cuori distanti che battono all’unisono”, il cui ricavato verrà destinato alla casa di accoglienza di Massimo e Cristina. L’idea è nata da Lidia Ceccarelli, la mamma di una giovane eugubina di 19 anni che da luglio è in Kosovo come volontaria. Quando l’ha raggiunta in ottobre si è fermata per qualche giorno ed è stata subito conquistata da quel luogo.
Una volta tornata, Lidia si è messa in moto coinvolgendo e “contagiando” tante persone. Hanno risposto all’appello il coro degli Angels, la scuola musicale Al Fondino, il chitarrista Paolo Ceccarelli, la violinista Katia Ghigi insieme al pianista Michele Rossetti, la cantautrice Claudia Fofi, l’attrice Debora Ruspolini e la scuola di danza Ikuvium Ballet di Elisa Pierini, che sta curando la regia dell’evento. Artisti che si esibiranno in modo totalmente gratuito durante lo spettacolo, sostenuto anche dalla sezione soci Coop di Gubbio e da altre aziende e privati cittadini.
«Proprio per l’anniversario di questi vent’anni di impegno in Kosovo – racconta Luca Uccellani, che fin dall’inizio si è occupato della missione per conto della Caritas umbra e di quella eugubina – molti ci chiedono il perché di un sostegno che continua così a lungo. Lo facciamo perché vogliamo continuare a veder crescere quei bambini e quei ragazzi che hanno attraversato mille difficoltà. Non possiamo mollarli dall’oggi al domani. A volte hanno vissuto situazioni disastrate e hanno ferite profonde, con famiglie in grave difficoltà. Ci sono persone e situazioni che hanno ancora bisogno di essere accompagnate. E poi, questa presenza ha un grande valore pastorale per le nostre comunità umbre e per le tante persone che dall’Italia hanno potuto sperimentare la missione in quella terra».

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Perugia – verso il centenario dell’Istituto Don Bosco (1922-2022). Intervenuti il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Donatella Tesei… Il porporato: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori»

La “Festa del Don Bosco 2020” ha aperto a Perugia, domenica 2 febbraio, il triennio di preparazione al primo centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022), i cui eventi sono stati presentati in conferenza stampa il 30 gennaio. Al primo di questi eventi sono stati invitati il cardinale Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il vice sindaco di Perugia e assessore alla scuola Gianluca Tuteri, il pro rettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la pro rettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. I relatori si sono confrontati sulla linea tracciata da san Giovanni Bosco, tema della “strenna 2020” del Rettor maggiore dei Salesiani: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che il cardinale Bassetti ha definito «una formula che racchiude l’“umanesimo” educativo di Don Bosco. Il punto di partenza è quindi la sfida formativa che è al centro del carisma salesiano». Il presule ha esordito ricordando le «migliaia di giovani che in questi decenni sono passati e, direi, sono cresciuti grazie alle opere salesiane: le scuole, anzitutto (media, licei classico, scientifico, linguistico e attualmente il Centro di formazione professionale, ndr), ma anche gli oratori, il convitto (oggi residenza universitaria, ndr). Tutto ciò testimonia quanto abbia inciso nel nostro tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo sui passi di Don Bosco».

Il cardinale Bassetti.

«Viviamo in una città, Perugia, e in una terra, l’Umbria, dove armonia e bellezza si fondono – ha proseguito il cardinale –. Ma se non educhiamo le nuove generazioni alle cose grandi, al desiderio di avere più vita, se non appaghiamo in loro il bisogno di infinito, in una parola, di Dio, corriamo il rischio che i nostri ragazzi diventino schiavi dell’immanente, di “falsi profeti”, dell’imperativo del “tutto e subito”, di specchietti per le allodole che promettono vie illusorie per una felicità effimera e forviante. Proprio da una realtà come quella perugina, sensibile alle problematiche sociali, ricca di un umanesimo con radici antiche e consolidate, potrebbe partire il progetto per fare della nostra terra un vero laboratorio nel nome dei giovani e per i giovani».

«Come comunità ecclesiale – ha concluso il presule – accogliamo con fiducia iniziative o decisioni che vanno incontro alle esigenze della comunità, come siamo voce critica davanti a scelte o progetti che minano la persona e la società stessa, nel costante dialogo con tutti i protagonisti dell’agire sociale. Il bene comune è ciò che deve animare l’impegno di ciascuno. Ed è il fine che Don Bosco ha indicato con la sua azione profetica, quanto mai attuale, che anche a Perugia ha portato in un secolo straordinari frutti».

Dagli interventi degli altri relatori si è colto che la “proposta-progetto” del cardinale Bassetti non è rimasta inascoltata, anzi, tutt’altro, nel momento in cui è stato riconosciuto all’Istituto Don Bosco un ruolo non secondario di agenzia educativa e formativa.

La presidente della Regione Tesei.

«E’ importante educare i nostri figli a partire dai primi anni di vita – ha detto la presidente della Regione –, ma dobbiamo andare ancora più indietro perché il problema di oggi è quello di una denatalità impressionante. E’ un allarme che ci chiama a dover rispondere come istituzioni pubbliche e come istituzioni educative e formative per dare tutte insieme risposte concrete e per sostenere la famiglia. L’attenzione alla formazione è alta come Regione e daremo molto presto delle risposte importanti a partire dalle scuole per l’infanzia fino all’università, non trascurando la formazione professionale dei giovani per accompagnarli al mondo del lavoro, ma prima ancora ci sono i valori che devono essere trasmessi a partire dalla famiglia. Anche se sempre più spesso la famiglia si sente incapace di gestire questo passaggio, al punto da pensare che sia possibile delegare questa funzione ad altre strutture come la scuola e gli oratori. Ma questo non è sufficiente, perché la formazione deve partire dai genitori e attraverso i bambini si possono formare i genitori ad essere buoni educatori. Questo può avvenire frequentando scuole come il Don Bosco, affinché i bambini di oggi diventino cittadini di domani, parte attiva della società del futuro».

Il vice sindaco Tuteri.

Il vice sindaco Tuteri è intervenuto portando la sua esperienza anche di medico pediatra nell’evidenziare che «la famiglia deve mettersi al servizio dei bambini, perché è semplice nutrire lo stomaco dei figli, ma il compito dei genitori è ben più difficile, è quello di riempire il loro cervello e soprattutto il loro cuore di buone cose. Crescere ed educare i ragazzi richiede un grande sforzo e rinunce personali, perché solo i genitori dovrebbero saper fare e in loro assenza solo uomini e donne dal grande cuore possono affrontare. Per fare questo occorre mettersi al servizio dei bambini come faceva Don Bosco e come continuano a fare i Salesiani in tutto il mondo. Anche dalle nostre parti c’è bisogno di quest’opera perché oggi i figli, più che in passato, hanno bisogno di un’assistenza educativa. La famiglia è in “liquefazione”, ma soprattutto il suo ruolo di guida sul cammino della vita appare in difficoltà… Quante volte nel mio ambulatorio sento genitori dire: “Non vedo l’ora che guarisca per rimandarlo a scuola, perché non riesco più a tenerlo a casa”; oppure: “Quando sono al lavoro mi riposo rispetto a quando sono con i figli”».

La pro rettrice Gambini.

«Quanto contenuto nella “Strenna 2020”, che discende dalla forma dell’umanesimo educativo di Don Bosco, è al centro e al cuore dell’affettività e dell’effettività con cui il docente deve seguire gli studenti del progetto pedagogico del nostro Ateneo». Lo ha evidenziato la pro rettrice dell’Università per stranieri nel ricordare che «tanti membri della famiglia salesiana frequentano i nostri corsi di lingua italiana e molti dei nostri studenti fruiscono dell’ospitalità della residenza universitaria “Don Bosco”». Tra le varie componenti del progetto pedagogico dell’Università per stranieri, la prof.ssa Gambini ha ricordato quella dell’integrazione e inclusione degli studenti, come i figli di famiglie siriane cristiane accolte dalla Caritas attraverso i “corridoi umanitari” della Comunità di Sant’Egidio.

Il pro rettore Elisei.

«Dall’“osservatorio università” emerge un’emergenza educativa da parte di famiglie e di quanti sono chiamati ad essere educatori». A dirlo è stato il pro rettore dell’Università degli Studi, che ha aggiunto: «I figli crescono guardando i genitori, gli adulti e l’importante è quello che riescono a percepire ed associare. Gli educatori devono essere capaci di parlare poco e agire molto. Per questo – ha sottolineato il prof. Elisei – chiediamo alla politica di essere corretta, al di là delle norme che mette in campo, e alla Chiesa di essere una Chiesa di fede, al di là di quello che ci racconta. I ragazzi fuggono dall’impegno, perché non sono abituati a sudare quello che hanno a casa e abbiamo bisogno della crescita di luoghi capaci ad educarli alla loro libertà, come l’Istituto Don Bosco, per essere i responsabili del loro futuro».

Cento anni di futuro.

«Al centro della missione salesiana sono i nostri giovani e noi ci poniamo al loro servizio». Lo ha sottolineato il direttore dell’Istituto Don Bosco don Giorgio Colajacomo nel porgere il saluto di ringraziamento a quanti sono intervenuti e preso parte all’incontro, tra i quali il rettore emerito dell’Università degli Studi Franco Moriconi, ex allievo salesiano. «Siamo certi di poter contare sulla vostra collaborazione – ha proseguito don Colajacomo – affinché possiamo crescere, come è stato detto, come luogo educativo e formativo. Ci prepariamo a vivere il primo centenario della nostra presenza a Perugia pensando al presente e a ciò che verrà. Non è un caso aver scelto come slogan: “Cento anni di futuro”. Credo che sia la premessa di una serie di iniziative efficaci, non solo rievocazione del passato, a garanzia di impegno per il futuro».

In sintesi…

E’ stato riconosciuto il ruolo educativo dei nonni nella crescita dei figli e chiesto alla politica di legiferare affinché i giovani per lavorare non lascino l’Italia, avanzando la proposta di trovare un percorso comune che aiuti l’Umbria a «trattenere le persone più brave». Al termine dell’incontro il cardinale Bassetti, quasi a voler fare una sintesi degli interventi, ha detto: «I bambini sono e possono essere i formatori dei genitori. Mentre vi ascoltavo ho pensato a una lettera che scrisse san Giovanni Paolo II ai genitori e che aveva per titolo: “I bambini sono i vostri maestri”». Concetto che il presule ha ripreso durante l’omelia della messa celebrata nella palestra dell’Istituto alla presenza di trecento bambini e ragazzi del Settore sportivo e del Centro di formazione professionale. Tra i concelebranti anche un gruppo di giovani sacerdoti koreani ospiti del Don Bosco per apprendere la lingua italiana presso l’Università per stranieri.

Il lavoro è preghiera.

Il cardinale, nell’omelia, ha ricordato quando un noto quotidiano economico italiano, in occasione del centenario della morte di san Giovanni Bosco, intitolò: “La leggenda del santo imprenditore”. «Don Bosco, innanzitutto – ha commentato Bassetti –, si convinse che ogni lavoro fatto nella volontà di Dio e per il bene del prossimo è di per sé preghiera. San Benedetto aveva detto: “Prega e lavoro”. Don Bosco cambiò un po’ questo motto benedettino e disse: “Il lavoro è preghiera se fatto con il cuore, con l’anima ed è un servizio soprattutto per gli altri. Questa è la grandezza di Don Bosco e con queste intuizioni apriva una nuova strada per la santità di tutti i laici anche attraverso l’esercizio dei mestieri considerati più umili».

Perugia: Celebrata la Giornata per la vita consacrata. Il cardinale Bassetti: «I consacrati e le consacrate sono doni di Dio per l’umanità»

«Noi dobbiamo valorizzare più e meglio i grandi carismi che abbiamo attraverso i consacrati e le consacrate». Lo ha detto il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti durante l’omelia della celebrazione eucaristica della Giornata per la vita consacrata tenutasi a Perugia, nella chiesa di San Raffaele Arcangelo, nel quartiere di Madonna Alta, nel pomeriggio del 2 febbraio, animata dal coro diocesano giovanile “Voci di giubilo” e promossa dall’Ufficio per la pastorale vocazionale insieme a Cism e Usmi. Davanti all’altare sono state collocate una icona mariana del monastero delle clarisse di Sant’Agnese, come segno della presenza spirituale di tutte le claustrali, e delle candele, segni della “candelora” e dello stato dei vari “eccomi” presenti nella comunità diocesana.

«Sempre più spesso sento dirvi – ha proseguito il cardinale nell’omelia –: “siamo anziani, siamo anziane, cosa possiamo fare fuorché pregare?”. Ma noi dobbiamo ringraziare Dio per quello che abbiamo. Vi pare poco pregare? La vita di un prete, di un vescovo, di una religiosa, di un consacrato vale meno dal momento che è anziano? Dio non guarda alle vocazioni per quello che producono o per la loro efficienza. Guardate le cose con l’occhio di Dio e per questo devo ringraziarlo per i tanti doni delle vocazioni che ci sono nella nostra Chiesa».

Il presule ha poi tracciato una sorta di “censimento” della presenza attiva della vita consacrata nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve: «Abbiamo trenta congregazioni religiose femminili e cinque comunità monastiche, tre di clarisse, una di benedettine e una di domenicane. Abbiamo anche una decina di donne consacrate nell’Ordo Virginum ed altre nella vita eremitica. Poi abbiamo diciannove famiglie religiose maschili, anche se purtroppo alcune stanno per lasciarci per carenza di vocazioni. Le nostre famiglie religiose maschili sono nella maggior parte francescane, essendo nella terra di san Francesco. Ci sono anche due monesteri, quello benedettino di San Pietro e l’altro con radice certosina, i monaci di Betlemme: in dodici e vivono nell’eremo di Montecorona, che alle due di notte si alzano per pregare per tutti noi, per i ragazzi che a quell’ora sono in discoteca, per chi soffre in carcere, in ospedale…. E quando penso che tutti i giorni del mese c’è una delle trenta congregazioni femminili che prega per i nostri sacerdoti, questi sono grandi doni di Dio per l’umanità».

«Siete tutti e tutte punto di riferimento per la nostra comunità – ha sottolineato il cardinale – anche per i servizi concreti da voi offerti. Pensate all’Ospedale di Santa Maria della misericordia, punto di riferimento per tutta la sanità umbra, dove transitano al giorno dalle 10mila alle 12mila persone e abbiamo quattro frati minori francescani consacrati a questo servizio nel portare conforto a malati e loro familiari nei vari reparti. Come non ricordare le congregazioni impegnate nel settore della scuola e dell’educazione o nell’assistenza a malati e anziani in diverse strutture. E’ una grazia di Dio la vita consacrata e non finiremo mai di ringraziare il Signore per averla donata all’umanità».

Commentando il Vangelo, il cardinale Bassetti ha esortato i consacrati e le consacrate a seguire Gesù: «La vostra non è una scelta che si fa una volta per tutte, ma è una scelta che si rinnova ogni giorno, altrimenti i vostri entusiasmi diventano come un fuoco di paglia. La vocazione non è un fatto statico, la vocazione è dinamica. Dio ci chiama ad incontrarlo attraverso la fedeltà, la preghiera e la carità, che è la testimonianza concreta delle famiglie religiose».

Terni – giornata per la Vita consacrata. Mons. Piemontese: “La parola di Dio è la luce che illumina la nostra casa, che orienta i nostri occhi, le nostre menti, le nostre scelte”.

Celebrata nella Cattedrale di Terni la giornata per la vita Consacrata con i religiosi e religiose delle varie congregazioni, ordini e istituti religiosi presenti in diocesi, nella concelebrazione presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, nella domenica della presentazione di Gesù al tempio. La celebrazione è stata aperta sul sagrato della Cattedrale con la benedizione delle candele e dei fedeli presenti.
Il vescovo nel ringraziare tutti i religiosi e religiose per l’opera e la testimonianza portata in diocesi, specialmente coloro che sono venuti da lontano ad annunciare e il Vangelo e condividere la testimonianza dell’amore del Signore, ha sottolineato come il vangelo della domenica inviti a fare una riflessione sulla attualità della vita consacrata «Ci chiediamo se nelle nostre famiglie religiose siamo sintonizzati sulla parola di Dio, se la parola di Dio è la luce che illumina la nostra casa, che orienta i nostri occhi, le nostre menti, le nostre scelte, quelle quotidiane e quelle straordinarie”.
In diocesi sono presenti circa 90 religiosi e religiose, suddivisi in 12 comunità religiose maschili tra Francescani minori, cappuccini e conventuali, frati Carmelitani scalzi, Salesiani, Vocazionisti, Ricostruttori nella preghiera e Comunità missionaria della Provvidenza Santissima dal Brasile. Quattordici le comunità religiose femminili, di cui tre di monache di clausura: Carmelitane scalze e Clarisse a Terni, Benedettine ad Amelia. A Terni operano le suore di “Ravasco”, le suore della Provvidenza e dell’Immacolata Concezione, le suore missionarie Identes, le suore Nostra Signora dell’incarnazione della Costa d’Avorio, suore diocesane Maria madre della chiesa e Ordo Virginum. Nell’amerino le suore Marianiste, le suore catechiste del Sacro Cuore e le Figlie del Carmelo, a Narni le suore consolatrici del Sacro Cuore di Gesù.

Assisi – iniziative organizzate nell’ambito del Giorno della Memoria, dedicazione di una via a don Aldo Brunacci

È in programma per domenica 2 febbraio alle ore 11,30 con ritrovo in piazza San Rufino la cerimonia di dedicazione di una via di Assisi a don Aldo Brunacci, già priore della Cattedrale di San Rufino e Giusto tra le Nazioni. L’iniziativa rientra nel calendario degli eventi collaterali al Giorno della Memoria, organizzato dalla diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino unitamente alla città di Assisi e in collaborazione con l’Opera Casa Papa Giovanni. “Don Aldo era un buon pastore e un intellettuale – ricorda don Maurizio Saba, suo curatore testamentario – ; legatissimo alla Cattedrale di San Rufino e all’Opera Casa Papa Giovanni, divenuto punto di riferimento per migliaia di pellegrini provenienti da tutto il mondo grazie al Franciscan Pilgrimages Program. È stato assistente diocesano e regionale per l’Azione cattolica e per lo scoutismo dimostrando grande attenzione ed affezione ai giovani. Anche grazie a lui tanti ebrei arrivati in Assisi durante la seconda guerra mondiale sono stati salvati”.
La figura di don Aldo Brunacci, scomparso il 2 febbraio 2007, è quella di un grande sacerdote e studioso vissuto negli anni delle persecuzioni razziali. È stato infatti tra i collaboratori più stretti cui il vescovo Giuseppe Placido Nicolini si rivolse per fronteggiare l’emergenza al momento dell’occupazione tedesca. Ha fondato l’Opera Casa Giovanni, centro di accoglienza e di spiritualità con annessa la libreria Fonteviva. Ha ricevuto la laurea horis causa in lettere umanistiche dall’Università Cardinal Stritch di Milwankee (Stato Wisconsin) e un attestato di speciale “Memoria” dall’Università di Saint Bonaventura di New York per l’attività a favore degli ebrei. Nel 2003 il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi gli conferì l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce. “È un atto dovuto la dedicazione di questa via – dichiara Daniela Fanelli, direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni – ; abbiamo individuato questo belvedere che si trova dietro l’abside di San Rufino perché don Aldo è stato una grande persona per Assisi, non soltanto per il suo impegno in favore degli ebrei, ma anche per tanti altri meriti come lo scoutismo, l’azione cattolica e l’insegnamento. La città glielo doveva”. Alla cerimonia di intitolazione della strada interverranno il vescovo monsignor Domenico Sorrentino, che alle 10 presiederà la celebrazione domenicale in cattedrale, il sindaco di Assisi, Stefania Proietti e il direttore dell’Opera Casa Papa Giovanni, Daniela Fanelli.

Gubbio – Progetto Policoro, un laboratorio per orientarsi nel mondo del lavoro

“Orientarsi a partire da sé” è il titolo del corso di formazione esperienziale pensato per i giovani tra i 17 e i 35 anni, incentrato sul tema dell’orientamento al lavoro, promosso e organizzato dal Progetto Policoro della Diocesi di Gubbio, in collaborazione con l’Ufficio Informagiovani del Comune di Gubbio.
L’iniziativa fa seguito all’indagine su giovani e lavoro che il Progetto Policoro ha realizzato nel corso del 2019. Scopo del progetto è di dare vita a un laboratorio che faciliti i ragazzi nel difficile processo decisionale che porta a delineare l’orizzonte futuro, accompagnandoli a comprendere davvero le proprie qualità e le proprie inclinazioni, per arrivare a trovare in se stessi la motivazione, la fiducia e l’entusiasmo nell’intraprendere la propria strada, sia nell’ambito formativo sia in quello professionale.
Il corso di formazione sarà articolato in sette incontri a cura della dottoressa Petra Sannipoli, psicologa e psicoterapeuta, che si terranno presso la Sala del Centro Giovani di Gubbio, in via del Popolo n. 15 (nel quartiere di San Martino, vicino al teatro comunale “Luca Ronconi”).
Il primo incontro, intitolato “Piacere, io sono…”, si svolgerà venerdì 7 febbraio, dalle ore 15,30 alle 17. Gli altri – dedicati a vari argomenti, tra i quali anche le basi per delineare un piccolo business plan personale – si terranno ogni venerdì a cadenza settimanale, fino alla chiusura del 20 marzo.
Per partecipare al corso è necessaria l’iscrizione, al costo di 20 euro, che sarà possibile effettuare fino a lunedì 3 febbraio. I posti a disposizione sono venti.
Per maggiori informazioni si può fare riferimento sui seguenti contatti telefonici 3486434299 oppure 3335618424, o scrivere una mail all’indirizzo diocesi.gubbio@progettopolicoro.it. Per i dettagli del corso è possibile consultare anche il sito web www.diocesigubbio.it e la pagina Facebook Progetto Policoro Diocesi Gubbio.

Perugia: presentato il centenario del Don Bosco. Il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi: «La presenza salesiana è parte integrante del “villaggio educativo” della nostra città»

«Valorizzare i cento anni dell’Istituto Don Bosco di Perugia significa riscoprire anche per la nostra Chiesa il senso della parola “educare”». Così il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del centenario della presenza salesiana nel capoluogo umbro (1922-2022) tenutasi il 30 gennaio, nella Sala San Francesco dell’Arcivescovado di Perugia; occasione per annunciare alcuni dei principali eventi in preparazione e programmati a partire dal 2020. Il primo, presentato dal direttore dell’Istituto salesiano don Giorgio Colajacomo, è la “Festa di Don Bosco”, in calendario domenica 2 febbraio, dalle ore 10, a cui sono stati invitati il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi, il prorettore dell’Università degli Studi Fausto Elisei e la prorettrice dell’Università per stranieri Dianella Gambini. «Sono stati invitati a confrontarsi – ha spiegato don Colajacomo – sulla linea tracciata dal Santo: “Buoni cristiani e onesti cittadini”, che quest’anno il nostro rettor maggiore ha ripreso per la cosiddetta “strenna” con la quale Don Bosco ogni anno inviava un messaggio alla famiglia salesiana».

Mons. Salvi, soffermandosi sul ruolo dei Salesiani nell’educazione-formazione, ha ricordato che «nella enciclica Populorum progressio la Chiesa veniva definita “esperta in umanità”, con la missione di indicare dei percorsi educativi adeguati anche alle sfide attuali e questa sua visione è al servizio della realizzazione della piena umanità. C’è un documento conciliare che corrisponde molto alla “missione salesiana”, che è la Gravissimum educationis. Ci parla dello sviluppo armonico delle capacità fisiche, morali e intellettuali finalizzati alla graduale maturazione del senso di responsabilità, che è la conquista di una vera libertà. In questo contesto, la formazione della persona risponde ad esigenze quali l’umanizzazione dell’educazione nel mettere la persona al centro dell’educazione stessa in un quadro di relazioni che costituiscono una comunità viva, interdipendente e legata ad un destino comune. In questo modo si qualifica l’azione salesiana, quella di un umanesimo solidale, dove il compito non si esaurisce ad elargire un servizio formativo, ma si occupa di un processo educativo integrale sulla persona. Non si chiede di vivere una specificità, ma la costruzione umana nella sua interezza. Per questo è molto importante che la presenza salesiana a Perugia e in Umbria possa continuare, perché, come dice il Papa, un cambiamento della società è possibile solo attraverso la costituzione di un “villaggio educativo” con il coinvolgimento di tutte le sue componenti. E la presenza salesiana è parte integrante di questo villaggio che educa alla crescita globale dell’uomo. Il terreno su cui va realizzato il villaggio deve essere innanzitutto bonificato dalle discriminazioni con l’immissione di fraternità come elemento costitutivo dell’educazione».

Nel presentare gli eventi in preparazione al centenario, il direttore don Colajacomo ha detto che «il centenario non vuole essere una rievocazione nostalgica del passato, perché la presenza salesiana non si esaurisce nei suoi primi cento anni, ma “ci aspettano tempi belli” come scrisse il rettor maggiore nella pubblicazione del 90° di presenza salesiana a Perugia. Don Bosco ci ha insegnato a guardare al futuro, a questa sfida educativa grande con occhi positivi e con ottimismo. Per questo abbiamo intitolato il centenario: “Cento anni di futuro”, perché la tradizione non è la custodia delle ceneri, ma è la garanzia del futuro. Non a caso la celebrazione sarà una serie di iniziative collocate nelle tre aree dell’impegno attuale del Don Bosco: formazione professionale; ambito universitario; sport e tempo libero. Iniziative concrete, determinate che cercheranno di far progredire l’impegno dei Salesiani in questi campi per contribuire ad educare e a formare giovani chiamati un domani a costruire il bene comune».

«Siamo in un’epoca di cambiamento e rinnovamento – ha commentato il direttore don Colajacomo – soprattutto per i giovani che si preparano al lavoro, nell’acquisire una qualifica professionale anche grazie al prossimo varo di una legge regionale, che auspichiamo avvenga quanto prima. Una legge per ripristinare i percorsi triennali, a partire dai quattordicenni, in vista della qualifica professionale, con un quarto anno per il conseguimento del diploma e la possibilità di compiere il percorso scolastico e di accedere a quello universitario». Al riguardo don Colajacomo ha annunciato un evento importante, programmato il prossimo 23 aprile a Perugia, quello dell’Assemblea nazionale della formazione professionale CNOS-FAP con il coinvolgimento anche degli organismi Ue preposti in materia. Diverse le iniziative in preparazione al centenario che vedranno un’opera caritativo-sociale, uno studio sull’influenza salesiana nella società perugina e la riproposizione della storica processione di Maria Ausiliatrice, la «Maestra di Don Bosco», il 24 maggio 2023, in ricordo della prima processione per le vie della città organizzata dai Salesiani l’anno seguente al loro arrivo.

Sull’influenza salesiana a Perugia anche i numeri hanno la loro importanza. Basti pensare che dal 1922 ad oggi circa 30.000 giovani sono cresciuti e maturati nel vivere l’esperienza delle Opere salesiane, dalle scuole media e licei classico, scientifico e linguistico al Centro di formazione professionale, dal convitto per studenti di scuola media e superiore all’attuale per universitari, fino alle attività oratoriali e sportive, a cui va aggiunto tutto l’indotto (educatori, insegnanti, famiglie…). Numeri che testimoniano quanto ha inciso anche nel tessuto sociale l’opera educativa e formativa offerta in un secolo dal Don Bosco, contribuendo non poco al bene comune.

Giornata per la Vita: il 31 gennaio l’incontro del Cav eugubino-gualdese

In vista della “Giornata per la Vita” del 2 febbraio prossimo, il Cav dell’Alto Chiascio e l’Ufficio di pastorale familiare della Diocesi di Gubbio hanno organizzato un incontro sul tema “Figlio: ricchezza per­sonale e sociale – Sempre meno figli: che cosa ci perdiamo­?”. Sono previsti gli interventi di Assuntina Morresi, docente universit­aria e presidente del Movimento per la Vita dell’Umbria, e Nadia Mosca, ostetrica e coordi­natrice dei consultori dell’Alto Chiascio. Appuntamento fissato per venerdì 31 gennaio, alle ore 17,30, nell’aula magna del liceo cla­ssico “Mazzatinti”, in piazzale Leopardi a Gubbio.
Il Centro di aiuto alla vita (Cav) dell’Alto Chiascio è attivo a Gubbio da circa un anno fa e a Gualdo Tadino da fine 2019. L’obiettivo è quello di dare sostegno alla maternità e alla genitorialità, quando ci siano problemi e difficoltà. Il tutto grazie a progetti di aiuto personalizzati, immediati e concreti, e grazie all’attività di circa 20 volontari. Dal febbraio 2019 è aperto uno “sportello di ascolto” al Centro salute di Gubbio e dal dicembre scorso anche presso il Centro salute di Gualdo Tadino.
La Legge 194 del 1978, infatti, prevede un colloquio preventivo e di riflessione con la donna che vorrebbe interrompere la gravidanza, a tutela della gravidanza stessa e per verificare i “seri e gravi motivi per la salute fisica e psichica della donna”, previsti come condizione dalla normativa, e tale colloquio può essere svolto da associazioni di volontariato. In particolare, l’art. 5 chiede di mettere in campo aiuti ordinari e straordinari perché la donna rinunci a interrompere la gravidanza.
Al Centro di aiuto alla vita si possono rivolgere donne e coppie che sono in dubbio se accettare e sostenere una gravidanza inattesa o indesiderata. Le incertezze possono essere collegate a disagi sociali ed economici, ma anche a problemi di salute.
Alla donna o alla coppia che accetta l’accompagnamento da parte del Cav, viene proposto un progetto di aiuto pensato “su misura” per favorire una gravidanza serena e per raggiungere l’autonomia del nucleo familiare. La mamma o la coppia possono essere seguiti e assistiti fino al primo anno del bambino. Se necessario, anche con un sussidio economico e, in casi particolari, un’accoglienza temporanea in case o strutture del territorio.
Ogni progetto di aiuto è strutturato su diversi piani di intervento, tra loro integrati: psicosociale (colloqui con psicologi, educatori e pedagogisti) e assistenziale (erogazione di sussidi mensili, di beni di prima necessità per bambini, come pannolini, capi di vestiario, attrezzature, e per i loro genitori come la “borsa della spesa” con cadenza quindicinale).
Ogni informazione può essere richiesta allo “sportello di ascolto” del Centro salute di Gubbio, in largo San Francesco (secondo piano di fronte al consultorio), ogni secondo e quarto mercoledì del mese, dalle ore 15 alle 17; oppure andare nella sede del Cav di Gubbio, presso il complesso di “San Filippo” (ingresso da Via Ubaldini, al secondo piano), il terzo venerdì del mese, dalle 17 alle 19. A Gualdo Tadino, invece, lo “sportello di ascolto” si trova al Centro salute in zona Giardini, aperto il secondo e quarto giovedì di ogni mese, dalle ore 15 alle 17. Per informazioni e chiarimenti si possono contattare i numeri di telefono 3282337801 e 3485269475, oppure scrivere alla mail cavgubbio@libero.it.
Il Cav Alto Chiascio si sostiene con l’autofinanziamento dei volontari, donazioni e iniziative di raccolta fondi. Eventuali offerte possono essere inviate con bonifico bancario al Centro aiuto alla vita di Perugia onlus, Iban IT74S0200803037000029445119, specificando nella causale “Cav Alto Chiascio”.

Spoleto – Giornata per la Vita: testimonianze sul tema “Aprite le porte alla vita”, concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco in Assisi e Messa per i nati nell’anno in Duomo. L’evento Racconta la Vita sarà condotto dalla giornalista Lorena Bianchetti

Domenica 2 febbraio la Chiesa celebra la 42ª Giornata per la Vita dal tema “Aprite le porte alla vita”. L’archidiocesi di Spoleto-Norcia, in collaborazione con il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto, organizza due eventi: Racconta la Vita e la Messa per i nati nell’anno.

Racconta la Vita. Si terrà sabato 1° febbraio alle ore 18.00 all’auditorium dell’Istituto per Sovrintendenti P.S. “R. Lanari” di Spoleto (Scuola di Polizia). Il pomeriggio, condotto da Lorena Bianchetti giornalista RAI (conduttrice di A Sua Immagine), prevede alcune testimonianze significative inerenti al tema “Aprite le porte alla vita” e un concerto della Cappella Musicale della Basilica Papale di S. Francesco di Assisi.

Messa per i Nati nell’anno. Domenica 2 febbraio alle ore 11.30 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo presiederà la Messa nella quale affiderà a Dio datore della vita tutti i bambini nati nell’anno 2019 presso il reparto di Ginecologia ed Ostetricia dell’Ospedale di Spoleto. L’invito naturalmente è esteso anche a quei piccoli residenti nella Diocesi di Spoleto-Norcia ma nati in altri ospedali dell’Umbria o fuori Regione. Sotto il portico della Cattedrale i genitori che lo vorranno potranno appendere la foto del proprio figlio/a. Nella sacrestia della Cattedrale sarà possibile allattare o cambiare i bambini. Al termine della Messa, in Piazza, verranno lanciati verso il cielo palloncini celesti e rosa.

Le parole dell’Arcivescovo. «Questi appuntamenti – ha più volte sottolineato mons. Renato Boccardo – sono pensati a favore della vita e non contro qualcosa. È dunque un’iniziativa del sì alla vita; poi, da questo sì scaturiscono alcuni no, ma all’inizio c’è un sì che è accoglienza. Noi Vescovi siamo convinti – come abbiamo scritto nel messaggio che come Consiglio Permanente della Conferenza episcopale italiana abbiamo redatto per questa Giornata – che l’ospitalità della vita è una legge fondamentale: siamo stati ospitati per imparare ad ospitare. Ogni situazione che incontriamo ci confronta con una differenza che va riconosciuta e valorizzata, non eliminata, anche se può scompaginare i nostri equilibri».

Perugia: La 42a Giornata nazionale per la vita. Il cardinale Bassetti: «Occorre avere coraggio, perché la vita va accolta, amata e rispettata dall’inizio alla fine»

«A me basta guardare un bambino, una bambina per dire che sono un inno alla vita. E un inno alla vita è un inno alla speranza. Se c’è una creatura in mezzo a noi, vuol dire che Dio ci vuole ancora bene, vuol dire che non abbandona l’umanità». A sottolinearlo in occasione della 42a Giornata nazionale per la vita, dal titolo “Aprite le porte alla vita”, è il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, mentre la sua comunità diocesana si prepara a questa significativa giornata, che la Chiesa celebra domenica 2 febbraio, promossa nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve dall’Ufficio per la pastorale familiare e dal Movimento per la Vita dell’Umbria, offrendo alcune iniziative.

La prima, in calendario giovedì 30 gennaio (ore 21), nella concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, è un incontro di preghiera e di riflessione con l’adorazione eucaristica e la testimonianza di Sara e Francesco Catarinelli, «genitori di una bambina nata con una gravissima malformazione, ma ugualmente da loro amata e soprattutto accolta», spiegano Maria Rita e Gianluca Carloni, direttori dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. «La bambina – proseguono i coniugi Carloni – è nata in ospedale con l’aiuto di medici attenti a questo particolare caso e con il sostegno di una comunità che ha sempre pregato per lei. La storia e le coraggiose scelte di questa famiglia sono state accolte dal nostro cardinale. Successivamente Sara, Francesco e la loro piccola creatura sono stati ricevuti da papa Francesco».

La preparazione alla Giornata per la Vita proseguirà venerdì 31 gennaio (ore 21), presso la chiesa dell’Ospedale perugino “Santa Maria della Misericordia”, dove si terrà l’adorazione eucaristica animata dal Rinnovamento dello Spirito, per poi culminare domenica 2 febbraio (ore 11.30), presso la chiesa dei Ss. Severo ed Agata in San Mariano di Corciano, con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, a cui seguirà una testimonianza del Movimento per la Vita.

Il cardinale Bassetti, nel commentare il titolo di questa 42a Giornata, “Aprite le porte alla vita”, si interroga su cosa è «la paura di vivere», che spesso «si concretizza anche in paura economica a causa della mancanza di lavoro in una famiglia. Purtroppo oggi i nostri giovani, in Umbria e in Italia, sono quattro volte più disoccupati dei loro coetanei di altri Paesi europei». A questa paura, sottolinea il cardinale, «bisogna avere il coraggio di reagire, di affidarsi di più alla provvidenza, perché se la nostra vita è soltanto ripiegata su se stessa, sui nostri quattro conti, ma non diventa un inno alla vita, è un problema. Occorre avere coraggio, perché la vita va accolta, amata e rispettata dall’inizio alla fine. La vita è un dono che ci viene fatto e noi dovremmo riconsegnarla un giorno a Chi ce l’ha donata».