Spoleto – Processione di S. Ponziano. L’Arcivescovo: «Mi ha colpito vedere tanti bambini che al passaggio della reliquia salutavano con la manina alzata il nostro patrono. Che bello!». Il grazie di mons. Boccardo al Sindaco: «Con sapienza e pazienza accompagna il cammino della nostra Città»

Un lungo applauso ha accolto la reliquia di S. Ponziano che alle 18.15 circa del 14 gennaio 2020 ha fatto ingresso nella Basilica a lui dedicata, dopo essere stata portata in processione dalla basilica Cattedrale, dove l’arcivescovo mons. Renato Boccardo ha presieduto i Secondi Vespri. Tantissima la gente che ha preso parte alla processione, avviata come da tradizione da una sessantina di cavalli e cavalieri, benedetti poi dall’Arcivescovo alla fine del corteo religioso. Diversi i bambini delle scuole di equitazione presenti con la mantellina di S. Ponziano. Naturalmente c’era il sindaco Umberto de Augustinis, altri membri della Giunta, consiglieri comunali e membri delle varie associazioni di volontariato della Città.

All’interno della Basilica di S. Ponziano mons. Boccardo ha preso la parola: «Il nostro patrono – ha detto – ci raccoglie, fa di noi spoletini una sola famiglia. È stato emozionante questa sera aver visto tutta questa gente che camminava per accompagnare S. Ponziano, altra stava lungo la strada e ha guardato e partecipato. Mi ha colpito poi vedere tanti bambini che al passaggio della reliquia salutavano con la manina alzata il nostro patrono. Che bello! Abbiamo bisogno di stare insieme, di superare le divisioni e gli interessi personali: solo così costruiremo bene la nostra città e la nostra società. Anche nella nostra Città, quante divisioni: nelle famiglie e nelle case, nei gruppi sociali e nelle diverse compagine politiche, così come nella comunità cristiana. E invece S. Ponziano ci aiuta a guardare al di à di tutto questo. Siamo qui attorno al nostro patrono e siamo tutti uguali, anche se abbiamo sentimenti e posizioni diversi. Ponziano ci rende capaci di darci la mano e di costruire qualcosa insieme, perché il bene di Spoleto dipende da tutti noi». Poi, il grazie di mons. Boccardo: «A voi che siete qui, al signor Sindaco che con sapienza e pazienza accompagna il cammino della nostra Città insieme con gli altri amministratori, ai sacerdoti per la loro edizione, ai volontari delle associazioni e gruppi che hanno reso possibile questa bella manifestazione, a chi dona tempo e passione per la festa di S. Ponziano».

Spoleto, festa di S. Ponziano. Solenne pontificale in Duomo. L’Arcivescovo: «Cresce una continua, frammentata e ultimativa richiesta di singoli e di gruppi di interesse, un succedersi di veti incrociati, che rende ardua e alla lunga frustrante la gestione della cosa pubblica per la spinta altalenante a fare concessioni contrapposte».

Martedì 14 gennaio 2020 Spoleto ha solennemente celebrato il suo patrono, il giovane martire Ponziano, decapitato nel 175 per non aver rinnegato la fede. Nella Basilica Cattedrale l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha presieduto il solenne pontificale dinanzi a tantissimi spoletini e a molti sacerdoti. Significativa la presenza delle autorità civili e militari presenti, tra cui: la presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Donatella Tesei, i Prefetti di Perugia e Terni, il Questore di Perugia, i Parlamentari umbri, il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis, quello di Norcia Nicola Alemanno, altri primi cittadini dei Comuni che ricadono nel territorio della Diocesi. La Messa è stata animata dalla Cappella Musicale del Duomo, mentre il servizio liturgico è stato curato dai seminaristi e dai ministranti della Diocesi.

Nell’omelia di mons. Boccardo il primo pensiero è andato a quanti amministrano la cosa pubblica: «Oggi – ha detto – siamo indotti a pregare anche per quanti esercitano nella città di San Ponziano e nella Regione dell’Umbria il difficile servizio dell’autorità: preghiamo per la loro vita e la loro salute fisica e spirituale, per la loro missione civica e perché si adoperino sempre con operosa saggezza e con spirito di equità per il bene di tutti».

Poi l’Arcivescovo ha sottolineato come le «nostre giornate sono spesso condite di tanta confusione, incertezza e insicurezza; si ricorrere alle più disparate opinioni e ci si affida ad ideali vuoti e vani, che finiscono per deludere, lasciarci nella solitudine, disorientarci nella ricerca di un bene grande e di un senso vero per l’esistenza. Nel contempo, cresce una continua, frammentata e ultimativa richiesta di singoli e di gruppi di interesse, un succedersi di veti incrociati, che rende ardua e alla lunga frustrante la gestione della cosa pubblica per la spinta altalenante a fare concessioni contrapposte, con un equilibrio sempre instabile. Tutto ciò destruttura il costume esistente e alla fine introduce surrettiziamente, per via di fatto e non di motivazioni, un costume nuovo». Insomma per il Presidente dei Vescovi Umbri quella in cui viviamo «non è più una società “bella e buona”; è una convivenza fiacca, opaca, frammentata, una società senza forma. Per correggere l’individualismo, la solitudine e la frammentazione, che sono generatori di sofferenza e morte, di disperazione e distruzione, dobbiamo camminare insieme e sognare insieme un nuovo domani! È certamente difficile superare i campanilismi, ma solo così potremo costruire un valido e credibile “edificio sociale”». Poi, mons. Boccardo ha parlato dell’umanità convinta che la sola cosa deplorevole sia la limitazione del suo capriccio. «Ma allora – si è chiesto – perché meravigliarsi se ciascuno si crede autorizzato ad agire secondo il proprio tornaconto, scavalcando le leggi o interpretandole a proprio vantaggio e alimentando direttamente un malsano modo di pensare che favorisce corruzione e clientelismo?». «Facendo memoria di S. Ponziano – ha concluso il Vescovo -, Gesù chiede a tutti i credenti di donare la vita nell’assunzione delle proprie responsabilità personali e sociali, nel compimento del dovere quotidiano, nella solidarietà e nella condivisione con chi è nella sofferenza e nel bisogno, nella costruzione del bene comune. San Ponziano cammini con noi, ci sostenga con il suo esempio, ci accompagni con la sua intercessione».

Spoleto – la reliquia di S. Ponziano nella casa per disabili di Montepincio. Veglia di preghiera presieduta da mons. Fontana. Il vescovo di Arezzo: «L’unità dei suoi cittadini fa forte Spoleto; il loro senso di responsabilità la può ancora fare grande».

L’ultima tappa di S. Ponziano pellegrino di misericordia è stata nella Casa delle Suore della Sacra Famiglia a Montepincio di Spoleto dove vivono persone con disabilità di vario livello. La reliquia, accompagnata dall’Arcivescovo, è stata accolta dalla superiora suor Monica Cesaretti, dalle suore che lì vivono, da suore di altre case, dalle disabili, dal personale dipendente e dai volontari della struttura. C’era anche il vicario parrocchiale di S. Gregorio Maggiore don Luis Vielman. «Questa casa che accoglie e consola – ha detto mons. Boccardo nella sua riflessione – chiude la peregrinatio della reliquia di S. Ponziano alle tre opere di prossimità scelte quest’anno» (oltre a Montepincio è stata alla Comunità “Giovanni XXIII” a Capro di Bevagna e all’Ospedale di Spoleto, ndr). «Dal sangue di Ponziano – ha proseguito poi il Presule – si è costituito a Spoleto il gruppo dei discepoli di Gesù. Il nostro patrono, decapitato presso il Ponte Sanguinario nel 175 d.c, parla al buon Dio di Spoleto, della sua gente, di questa Chiesa. E il patronato di S. Ponziano si declina anche nelle opere di carità, come questa casa di Montepincio, che rendono bella la vita della Chiesa. Qui la sofferenza e le ferite di tante persone sono accolte, consolate e curate; qui risuonano le parole del beato Pietro Bonilli: “La vita non è bella se non è spesa nella carità”. Ricordare il Patrono allora ci fa porre questa domanda: dinanzi alle sofferenze io cosa faccio? La risposta non sta necessariamente nei grandi progetti, ma piuttosto nei piccoli gesti quotidiani di accoglienza, di perdono e di pace. Così consoliamo il mondo. Chiediamo a S. Ponziano di essere consolatore, di condividere le sofferenze e le lacrime degli spoletini e di insegnarci a essere a nostra volta consolatori e portatori di tenerezza, di pazienza e di dolcezza».

La sera di lunedì 13 gennaio nella Basilica Cattedrale c’è stata la veglia di preghiera in preparazione alla festa di S. Ponziano presieduta da mons. Riccardo Fontana arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dal 1996 al 2009 arcivescovo di Spoleto-Norcia. È stato accolto dall’arcivescovo Renato Boccardo, da diversi sacerdoti e fedeli. Il primo momento della veglia, col Duomo buio, è stato l’accoglienza della luce: la processione è stata avviata dalla Cappella Eroli. Sulle parole dell’Apocalisse 21,23 “La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna, perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l’Agnello” si sono accese tutte le luci della Cattedrale. Poi, ci sono state le acclamazioni a Cristo, luce del mondo: mons. Fontana ha infuso l’incenso nel braciere. Dopo la lettura della passione di S. Ponziano e di un estratto dell’Esortazione apostolica di papa Francesco Gaudete et exsultate c’è stata l’omelia del Vescovo di Arezzo. All’inizio della riflessione mons. Fontana ha detto: «Desidero ringraziare l’Arcivescovo che ha avuto l’amabilità di invitarmi in Duomo in questa data per me altamente significativa: proprio qui, ventiquattro anni fa, avviai il mio ministero di Vescovo». Poi un passaggio sul legame tra S. Ponziano e la società civile che, ha detto il Vescovo di Arezzo, «molte volte nella storia ha trovato in lui motivo di unità e invito alla responsabilità. Sono temi che proseguono ad avere una grande importanza per ogni compagine sociale, che voglia essere libera e forte. La diversità di opinioni è una ricchezza, le divisioni e i contrasti sono malefiche. Solo il dialogo diventa costruttivo e capace di favorire sintesi sempre nuove nel tempo che muta. L’unità dei suoi cittadini fa forte Spoleto; il loro senso di responsabilità la può ancora fare grande». La preghiera litanica ha preceduto la benedizione finale da parte di mons. Quindi l’arcivescovo Renato Boccardo così si è rivolto al suo predecessore: «È stato bello condividere questo momento di preghiera in questa che è stata la Cattedrale di mons. Fontana per 14 anni; da cui ha annunciato il Vangelo a tutta la Diocesi; ed è stato bello vederlo commuovere quando parla di S. Ponziano. Grazie arcivescovo Riccardo!».

Gualdo Tadino – solennità del beato Angelo. Monsignor Domenico Sorrentino: “Seguiamo l’esempio del Beato Angelo e impariamo a pensare di più agli altri”

“L’esempio del Beato Angelo guidi la nostra vita, facendoci imparare ad accogliere gli altri, a sostenerli e aiutarli. Cerchiamo di mettere da parte il nostro io e incominciamo a parlare e agire in maniera sinodale”. Sono le parole del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino a pochi giorni dalla solennità del patrono della città. Mercoledì 15 gennaio si celebrano sante messe alle 6,30, alle 7,15, alle 8, alle 9 e alle 10; alle 11,15 c’è la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo; alle 16,30 la funzione del transito, alle 17,30 i vespri e alle 18 la messa. La festa, che solitamente vede un grande, ininterrotto afflusso di fedeli e devoti del Beato per tutto il giorno, è stata preceduta da una novena di preparazione guidata da padre Alberto Terani. Altro momento di rilievo è quello di martedì 14 alle 18, quando c’è la celebrazione dei Vespri con la cerimonia dell’offerta dell’olio per la lampada votiva da parte dell’amministrazione comunale; ed alle 21 la veglia di preghiera animata dai giovani; segue una fiaccolata che, muovendo dalla Basilica, si dirige al sacello del biancospino nella via omonima per assistere alla “miracolosa” fioritura in notturna delle spine; in contemporanea un’altra fiaccolata, organizzata dal Cai, parte dall’eremo di Capodacqua e ripercorre l’antico itinerario compiuto con la salma del santo eremita nel lontano 1324. I due gruppi si ricongiungono di fronte al sacello con le spine fiorite, dove si prega tutti insieme, ospiti della Pro loco del quartiere. In occasione della festa patronale, il Comune consegna il “Premio Beato Angelo” a persone che si sono rese benemerite in vari settori, facendo onore alla città. Quest’anno il premio sarà assegnato al professor Giovanni Carlotti, mentre quello alla memoria andrà al Carlo Farneti. Menzione speciale inoltre alla memoria della professoressa Maria Dorotea Materazzi. La cerimonia di consegna del Premio Beato Angelo si svolgerà mercoledì 15 gennaio alle ore 10 al teatro Talia di Gualdo Tadino.

Perugia – celebrata la festa di sant’Antonio Abate. Il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi: «Non avere paura della lotta per l’affermazione del bene nella società e in ciascuno di noi»

«Dopo 1700 anni ricordiamo ancora sant’Antonio Abate, vissuto nel III secolo d.C., protettore di questo rione di Perugia, perché ancora ha qualcosa da dire alla nostra comunità e alla nostra Chiesa. Un esempio di cristiano molto attuale, che vendette tutti i suoi averi per convertirsi e dedicarsi totalmente al Signore. Il suo primo insegnamento è stato l’amore e il bene assoluto a Cristo e questo deve far riflettere noi credenti che spesso mettiamo la nostra fede dentro un cassetto e la tiriamo fuori all’occorrenza». Lo ha evidenziato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi durante l’omelia pronunciata nel pomeriggio del 12 gennaio, giorno in cui a Perugia si è celebrata la festa liturgica di sant’Antonio Abate nell’omonima chiesa situata nell’antico rione che porta il nome di questo grande Santo. Una festa molto sentita dai perugini non solo residenti a Borgo Sant’Antonio, giunti poco dopo l’ora di pranzo per partecipare alla processione e alla celebrazione eucaristica; celebrazione che si è conclusa, come vuole la tradizione, con la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa (un video è pubblicato dal sito di Umbria Radio In Blu: https://www.umbriaoggi.news/perugia-celebrata-la-festa-di-santantonio-abate/).

Tanti quadrupedi e volatili hanno gremito l’antico borgo cittadino: dagli animali domestici a quelli da cortile, ma anche due splendidi esemplari di alpaca, asini, cavalli, pony e maialini. Proprio un maialino è rappresentato nell’iconografia di sant’Antonio Abate, l’animale che aiutò il santo, narra la tradizione popolare, a strappare delle anime defunte dalle sgrinfie del demonio. Questo significa, ha commentato mons. Salvi, «che la scelta di fede è una lotta, quella di combattere il male che è nella società e in ciascuno di noi. Il peccato non è quello degli altri, spesso è in nostro. Avere fede è una lotta con noi stessi per far emergere il bene nella nostra vita, perché ciascuno di noi è fatto per il bene. E’ un bene verso tutte le creature, rivolto alla bellezza di Dio come ci ricorda il bastone, a forma di “tau”, di sant’Antonio Abate. La festa di questo Santo – ha concluso il vescovo ausiliare – ci aiuti sempre di più a riscoprire Dio come il bene più grande della vita e, nello stesso tempo, di non avere paura della lotta per l’affermazione del bene e di un amore grande che ci raggiunge, perché tutto trova compimento in Dio».

Spoleto – la reliquia di S. Ponziano nella Cappella dell’Ospedale di Spoleto e nella Casa famiglia della Comunità “Papa Giovanni XXIII” a Capro di Bevagna

La reliquia di S. Ponziano, patrono di Spoleto, la mattina di domenica 12 gennaio 2020 ha sostato nella Cappella Gesù Misericordioso dell’Ospedale “S. Matteo degli infermi” della Città. Alle 10.30 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia ha presieduto la Messa insieme al cappellano padre Stefano Ruta dei Frati Minori Cappuccini. Presenti diversi fedeli, tra cui alcuni medici e infermieri, nonché familiari dei degenti del nosocomio. «È significativo che la reliquia del nostro patrono – ha detto mons. Boccardo all’inizio della celebrazione – sia in questa casa dove gli spoletini e altre persone del territorio circostante passano un tempo di prova e di sofferenza».

In questa domenica la Chiesa fa memoria del Battesimo del Signore e del conseguente avvio del suo ministero pubblico. Nell’omelia l’Arcivescovo, nell’invitare i presenti a ricercare la data del proprio Battesimo e farne memoria, ha sottolineato come «Dio si riconosce in ciascuno di noi proprio col Battesimo e non si dimentica mai di noi; è sempre sollecito anche con i figli più ribelli, il nostro nome è inciso sulle palme delle sue mani». Poi, un passaggio sulla presenza della reliquia nella Cappella dell’Ospedale: «A S. Ponziano, che per non rinnegare la fede è stato decapitato, chiediamo il dono della fortezza e della consolazione per quanti sono ricoverati in questo momento e per i loro familiari. Il mio pensiero va anche ai medici, agli infermieri e a tutto il personale che qui lavora: ogni giorno – ha detto il Presule – dispensate tanti gesti di bene con sollecitudine e nel silenzio. Questi gesti sono un antidoto forte al male diffuso in questa società». Al termine della Messa, mons. Boccardo ha salutato uno ad uno i fedeli presenti.

Il pomeriggio prima, sabato 11 gennaio, la reliquia di S. Ponziano ha fatto tappa nella chiesa dell’Annunziata a Capro di Bevagna. Nell’attiguo convento, un tempo residenza dei Frati Minori, c’è la Casa famiglia “Nulla è impossibile a Dio” della Comunità “Papa Giovanni XXIII” fondata da don Oreste Benzi. Vi abitano i coniugi Francesca e Guido Camanni: non potendo avere figli naturali, hanno adottato minori con gravi disabilità che nessuno voleva e altri ne hanno in affido. Con loro erano presenti alcuni abitanti della zona e naturalmente il parroco di Bevagna e Cantalupo don Claudio Vergini. Nella riflessione mons. Boccardo ha sottolineato come «la testimonianza di fede di Ponziano, che pur di non rinnegare la fede è stato decapitato, può ispirare e sostenere la nostra vita. Da lui impariamo la coerenza e la fedeltà. Noi cristiani che viviamo in Occidente non siamo a rischio di persecuzione come lo fu Ponziano e come anche oggi tanti nostri fratelli in altre parti del mondo lo sono. Siamo però vittime – ha detto il Presule – di una persecuzione che agisce sottilmente: in modo particolare le mode che guidano ogni nostra scelta e il facile compromesso. S. Ponziano ci aiuta allora a non essere mediocri ma generosi. E qui a Capro c’è questa Casa della “Giovanni XXIII” che è luogo della sofferenza e della speranza; qui la solidarietà rende feconda la vita; qui ogni giorno ci viene ricordato che non possiamo essere insensibili alla sofferenze del fratello».

Terni – lutto in diocesi per la morte di mons. Giuseppe Marinozzi decano del clero diocesano, 104 anni

Una lunga vita a servizio della chiesa diocesana e della comunità di Amelia quella di mons. Giuseppe Marinozzi, 104 anni, per ben 73 parroco di San Matteo apostolo ed evangelista di Sambucetole, che è tornato alla casa del Padre domenica 12 gennaio 2020.
Decano del clero diocesano, solo qualche me se fa aveva festeggiato il suo 104 compleanno e il 23 luglio scorso l’importante anniversario degli 80 anni di sacerdozio, con una celebrazione insieme al vescovo Giuseppe Piemontese, ai sacerdoti e alla comunità di Sambucetole, nel santuario di Collevalenza dove in questi ultimi anni risiedeva ospite nella casa del clero. Un traguardo raggiunto con lo spirito volitivo, umile e riservato che ha caratterizzato la vita di don Giuseppe, un sacerdote buono, amato e conosciuto da tutti nell’amerino e in diocesi.
Mons. Giuseppe Marinozzi era nato a Chianni (PI) il 26 ottobre del 2015. Ha frequentato il seminario diocesano di Amelia e il pontificio seminario regionale Pio XI di Assisi ed è stato ordinato sacerdote il 23 luglio 1939 nella Cattedrale di Amelia da mons. Vincenzo Lojali. Nel 1942 è stato nominato vicario parrocchiale l’anno dopo parroco a Sambucetole, dove ha svolto il suo ministero ininterrottamente fino alla fine del 2014.
Giovane sacerdote, negli anni ’60 ha insegnato latino e greco nel seminario di Amelia e religione nelle classi delle medie e del Ginnasio. Ha collaborato per molti anni, dopo la morte di mons. Sensini, già vicario di Amelia, con la Curia Diocesana, mantenendo aperto l’Ufficio Matrimoni presso la Curia di Amelia e seguendo le pratiche matrimoniali, fino agli anni recenti. Negli anni Ottanta ha retto, dopo la partenza del padri Cistercensi la parrocchia di Foce e il Santuario della Madonna delle Grazie. Nella sua parrocchia, all’inizio degli anni Sessanta, portò anche la televisione in bianco e nero, per condividere la visione delle prime trasmissioni d’intrattenimento.
Schivo nell’accettare inviti a pranzo o a cena nelle famiglie, era invece un cuoco provetto, famoso per i suoi biscotti che regolarmente preparava per i bambini della scuola materna parrocchiale, o per i ragazzi del catechismo o per le donne che pulivano la chiesa. La gente di qualsiasi età racconta che era impossibile uscire dalla canonica senza aver accettato qualcosa di dolce o altro. Autista provetto e “vivace” ha rinnovato la patente di guida, fino a 97 anni.
Sempre vivo in lui è il ricordo del vescovo che lo ha ordinato sacerdote nel 1939 nella cattedrale di Amelia, mons. Vincenzo Lojali, di cui è in corso la causa di beatificazione, e che definiva lui ed altri due sacerdoti scomparsi “la primizia del suo episcopato”.

Domani pomeriggio 13 gennaio sarà allestita la camera ardente nella chiesa parrocchiale di Sambucetole, mentre martedì 14 gennaio alle ore 15 si terranno la celebrazione delle esequie nella con cattedrale di Amelia presiedute dal vescovo Giuseppe Piemontese.

Perugia – Il Cantico dei Cantici tema della XXXI Giornata di dialogo cattolico-ebraico. A parlarne al Centro ecumenico “San Martino” il rabbino di Roma Cesare Moscati

Fin dai suoi albori la Giornata nazionale di dialogo cattolico-ebraico, felice intuizione della Conferenza episcopale italiana (Cei), a Perugia è stata vissuta con interesse e partecipazione, promossa dal Centro ecumenico “San Martino” in collaborazione con l’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. Giunta alla sua XXXI edizione, questa Giornata si nel capoluogo umbro lunedì 13 gennaio (ore 17.30), presso la sede del Centro “San Martino” (via del Verzaro 23), e vedrà la presenza del rabbino della comunità ebraica di Roma Cesare Moscati.

«Il dottor Moscati partecipa da numerosi anni al dialogo cattolico-ebraico che si svolge nella sede del Centro ecumenico. Si può dire che la sua partecipazione è avvenuta sin dagli albori di questa iniziativa». Ad evidenziarlo è la prof.ssa Annarita Caponera, presidente del Centro “San Martino”, riconfermata di recente dall’assemblea dei soci in tale incarico per un altro quadriennio.

«Il tema della XXXI Giornata di dialogo cattolico-ebraico – annuncia la prof.ssa Caponera –, come si evince dal sussidio della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo, è Il Cantico dei Cantici. L’incontro perugino di lunedì prossimo è una concreta realizzazione di quel «fraterno dialogo» di cui parlava la dichiarazione Nostra Aetate (n. 4), sul dialogo con i non cristiani approvata nel 1965 dal Concilio Vaticano II, che è stata per entrambe le parti una pietra miliare nell’apertura di una nuova epoca, avendo auspicato un dialogo tra fratelli, tra popoli e singoli che desiderano crescere nella consapevolezza e nella consolazione di questa fraternità: una fraternità per troppo tempo nascosta e disumanamente ostacolata, una fraternità che non abbiamo ancora finito di riscoprire, una fraternità che però si manifesta sempre più nella sua indispensabile e provvidenziale attualità».

«I cristiani, per comprendere se stessi – prosegue la presidente del Centro “San Martino” –, non possono non fare riferimento alle radici ebraiche, e la Chiesa, pur professando la salvezza attraverso la fede in Cristo, riconosce l’irrevocabilità dell’Antica Alleanza e l’amore costante e fedele di Dio per Israele».

L’auspicio è che l’iniziativa della Giornata di dialogo cattolico-ebraico – conclude Annarita Caponera –, possa contribuire alla crescita e alla diffusione di un pensiero di conoscenza più approfondita e di collaborazione ancora più concreta tra la comunità ebraica e la comunità cattolica».

Perugia – la lectio del cardinale Gianfranco Ravasi sul Libro dei Salmi in una gremita Sala dei Notari. Il porporato: «Perugia un luogo in cui i Salmi potrebbero manifestare la loro bellezza pur nel momento del dolore»

«I Salmi, che sono la sostanza della preghiera, sono anche i fondamenti della cultura europea. Da una parte rappresentano il respiro spirituale di tutta una comunità, in particolare dei credenti; dall’altra non bisogna dimenticare che sono centocinquanta poesie di tonalità diverse che meriterebbero ciascuna di essere definita, perché rappresentano, in questo caso, non più il respiro dell’orante, ma il respiro dell’umanità in quanto tale». A evidenziarlo è stato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, invitato a Perugia la sera del 10 gennaio, in una gremita Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori, a tenere una lectio sul Libro dei Salmi; un’iniziativa promossa dal Servizio animazione biblica (Sab) dell’Archidiocesi perugino-pievese. A introdurre l’illustre ospite è stato il cardinale Gualtiero Bassetti, che ha ricordato l’importanza dell’opera svolta dal Sab diocesano: «aiuta a far crescere nella nostra comunità l’amore e la passione per la Bibbia, perché contiene la Parola di Dio, ci dice il Concilio. Parola che, attraverso lo studio e la riflessione dei testi biblici, deve essere più apprezzata non solo nella nostra vita personale, ma in quella di tutta la nostra Chiesa».

Un doppio volto.

Il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura ha incentrato la sua riflessione sull’aspetto «double face, con un doppio volto» di questo testo biblico, che «è un testo sacro ed anche un grande testo della storia della cultura europea. Pensate che cosa vuol dire quella sorta di onda sonora che per secoli è andata avanti attraverso la musica, accompagnando i Salmi come componenti fondamentali di intere partiture».

Non solo per il credente.

I Salmi racchiudono anche due differenti tipi di rapporto con Dio, agli antipodi tra loro, che il cardinale Ravasi ha spiegato con due colorazioni. «Noi troviamo, per esempio, il colore violetto, aspro del dolore, della prova della sofferenza più atroce e del silenzio di Dio, dell’assenza stessa di Dio e, dall’altra parte, troviamo il rosso accesso della lode, dell’inno, della festa, della musica. Sono generi letterali molto diversi tra di loro, che riassumono in pratica tutto l’orizzonte dell’esperienza umana a partire dall’abisso profondo, della desolazione, della disperazione (come il Salmo 88) e dall’altra parte abbiamo le vette, lo Zenith celeste dell’incontro con Dio, della fiducia, della serenità. Per questa ragione il Libro dei Salmi è un testo emblematico non solo per il credente, ma per l’umanità di tutti i tempi che usa la poesia, la spiritualità, il registro della fantasia, dell’intuizione, della creatività per esprimere se stessa e interrogare il Cielo».

Una storia con l’umanità.

Il cardinale Ravasi, nell’intervista video al sito di Umbria Radio In Blu (https://www.umbriaoggi.news/la-lectio-del-cardinale-ravasi-a-perugia-i-salmi-fondamento-della-cultura-europea/), ha evidenziato che «i Salmi sono per loro natura un testo sorprendente all’interno della Bibbia, che è Parola di Dio, mentre le preghiere sono ovviamente parola dell’uomo. E questo è un grande insegnamento che viene rivolto a tutti, perché la bibbia è non soltanto una solitaria Parola di Dio, ma è un dialogo, una storia con l’umanità, quella della Salvezza. Per questo motivo la polvere delle strade, della quotidianità, la valle in cui serpeggiano gli interrogativi dell’umanità sono propri di questo libro più che non di altri. Un altro libro che si muove su questa linea è quello di Giobbe, il lamento di un uomo disperato, per certi aspetti, che però invoca Dio».

Come la freschezza e l’immediatezza dei giovani.

Soffermandosi sull’importanza che i Salmi hanno anche per i giovani, Ravasi ha detto: «è una preghiera che ha una freschezza rispetto a certe preghiere devozionali, pedanti e pesanti. Rispetto alla tentazione anche di avere una religiosità un po’ magica, superficiale, tradizionale, i Salmi sono, invece, il diretto invocare Dio. E’ un po’ quello che fanno i giovani, senza tante paratie di difesa e senza autopromozioni davanti a Dio, ma con la semplicità, la spontaneità e l’immediatezza dell’invocare Dio».

Lo splendore di Perugia.

Il cardinale ha avuto anche «una sottolineatura particolare per Perugia», che lo ha ospitato per la terza volta negli ultimi quattro anni: «Tra le tante città del mondo ricche di arte, di cultura e con persone che leggono poesie, Perugia è splendida. La stessa conferenza che ho tenuto in un contesto come il Palazzo dei Priori con la sua Sala dei Notari, che si affaccia in una piazza mirabile e nota in tutto il mondo, testimonia questo splendore di arte e di storia, facendo di Perugia un luogo in cui i Salmi potrebbero manifestare la loro bellezza pur nel momento del dolore, perché c’è una bellezza segreta anche quando, per esempio, la poesia e la preghiera sono supplica».

Perugia: domenica 9 febbraio, la 28a Giornata mondiale del malato celebrata in diocesi

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve celebra la 28a Giornata mondiale del malato domenica 9 febbraio (ore 15.30), presso la chiesa parrocchiale del quartiere perugino di Santa Lucia, con la S. messa presieduta dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti per malati, disabili e quanti si prendono cura di loro: medici, operatori socio-sanitari, volontari e familiari. Il tema della Giornata è tratto dal Vangelo di Matteo: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro” (Mt 11,28).

Papa Francesco, in occasione di questa Giornata, sottolinea il dottor Stefano Cusco, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale della salute, «ha rivolto un messaggio in cui evidenzia quanto sia importante per l’uomo la guarigione di Dio: “Gesù rivolge l’invito agli ammalati e agli oppressi, ai poveri – scrive il Papa – che sanno di dipendere interamente da Dio e che, feriti dal peso della prova, hanno bisogno di guarigione. Gesù Cristo, a chi vive l’angoscia per la propria situazione di fragilità, dolore e debolezza, non impone leggi, ma offre la sua misericordia, cioè la sua persona ristoratrice. Gesù guarda l’umanità ferita. Egli ha occhi che vedono, che si accorgono, perché guardano in profondità, non corrono indifferenti, ma si fermano e accolgono tutto l’uomo, ogni uomo nella sua condizione di salute, senza scartare nessuno, invitando ciascuno ad entrare nella sua vita per fare esperienza di tenerezza”. Queste parole del Santo Padre – conclude il dottor Cusco – le accogliamo nella nostra professione di operatori sanitari accanto a quanti soffrono nel corpo e nello spirito come un incoraggiamento e nella speranza che possano essere condivise da tutti, credenti e non, nel diventare dei “buoni samaritani” nella vita di tutti i giorni».

Perugia: L’“Ambulatorio della Solidarietà” si presenta e avvia la campagna “Ho bisogno di te” rivolta a medici specialisti. Martedì 11 febbraio conferenza stampa con il cardinale Gualtiero Bassetti e l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche mons. Francesco Massara

Tra le iniziative promosse a Perugia in occasione della Giornata del malato, che la Chiesa celebra nel mondo l’11 febbraio, festa liturgica della Madonna di Lourdes, è in programma la presentazione dell’“Ambulatorio della Solidarietà”, attivato di recente presso la Casa di Cura “Clinica Lami” di proprietà delle Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche e di Perugia-Città della Pieve.

Si tratta di un ambulatorio per pazienti indigenti, coloro che non hanno la possibilità economica di pagarsi una visita specialistica o degli accertamenti clinici e per tale motivo non si curano. E’ un progetto promosso da Caritas diocesana, Ufficio diocesano per la pastorale della salute, Sezione perugina dell’Amci (Associazione medici cattolici italiana) in collaborazione con la stessa “Clinica Lami”.

Martedì 11 febbraio, alle ore 11, presso la Sala San Francesco del Palazzo arcivescovile di Perugia (piazza IV Novembre 6), si terrà una conferenza stampa di presentazione del progetto “Ambulatorio della Solidarietà” a cui interverranno il cardinale Gualtiero Bassetti, l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche mons. Francesco Massara e i presidenti della Casa di Cura “Clinica Lami” dottor Fabio Barboni e dell’Amci di Perugia dottor Marco Dottorini.

All’incontro con la stampa sarà avviata la campagna “Ho bisogno di te” rivolta a medici specialisti disposti a offrire un’ora del proprio tempo libero e della propria professionalità da dedicare all’“Ambulatorio della Solidarietà”. Riguardo a questa campagna è stata inviata una richiesta di collaborazione all’Azienda Ospedaliera “Santa Maria della Misericordia” di Perugia, all’Azienda USL Umbria 1 e all’Ordine dei Medici di Perugia. In tutta l’Umbria, spiegano i promotori del progetto, «sono circa 200.000 le persone con reddito basso (“R1” da 0 a 36.000 euro) di cui diversi perugini si recano periodicamente ai Centri Caritas per chiedere aiuto o, più semplicemente, che è più grave per la loro salute, non si curano».