Perugia: Celebrata dal cardinale Bassetti la messa domenicale in diretta tv, radio e social media. Il presule: «Viviamo tutti in una valle oscura, ma non temiamo alcun male perché il Signore è con tutti noi»

«Carissimi, ho deciso di celebrare qui in cattedrale, la chiesa madre della nostra Archidiocesi, perché desidero fortemente che l’abbraccio del pastore possa raggiungere tutti: innanzitutto i malati. Purtroppo siamo nel cuore di una tempesta, ormai così vasta, che solo può essere vinta con tanta preghiera e carità, obbedendo a ciò che, per il bene di tutti, ci viene chiesto». Ha esordito con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa della Quarta domenica di Quaresima (22 marzo), celebrata nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia; celebrazione trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali, da permettere al presule di entrare virtualmente in tutte le case dei fedeli in tempo di “Coronavirus”.

Cuori al servizio del prossimo. «Un pensiero particolare lo voglio ancora rivolgere agli infermieri, ai medici, a tutti i gli operatori sanitari, ai sacerdoti – ha proseguito il cardinale –: voi, carissimi, in questi giorni state prestando le vostre mani a Dio. La vostra scienza, il vostro cuore è al servizio del prossimo. Pe questo non finirei mai di benedirvi e di pregare per quello che state facendo, rischiando per primi la vita. Penso infine, con tanta commozione, a tutti coloro che il Signore ha chiamato a sé, in totale solitudine, senza una carezza, senza un bacio, senza una preghiera dei loro cari, coloro che non hanno potuto nemmeno accompagnarli al cimitero. Ma io sono certo che al capezzale di ciascuno c’era Gesù, che continuamente sta vicino a chi è in agonia».

Vittime della pigrizia spirituale. Commentando il Salmo 22, il cardinale ha ricordato ai fedeli che esso «esprime tutta la tenerezza del nostro Dio: il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…, anche se vado per una valle oscura. E’ quanto stiamo vivendo proprio in questi giorni, sentendoci tutti in una valle oscura in cui non temo alcun male, perché tu Signore sei con me. Il Signore è davvero con tutti noi: sentiamolo vicino! Purtroppo siamo tutti vittime della nostra pigrizia spirituale, che non ci aiuta a mettere Gesù al primo posto nella nostra vita. Gesù ha trasformato la sua tenebra, non solo quella esteriore ma anche quella del suo cuore in luce. Anche la nostra vita, illuminata da Gesù, può trasformare la nostra tenebra in luce, in modo che, come ha fatto il cieco nato, diventiamo anche capaci di illuminare gli altri».

Piccola chiesa domestica. «Mi rendo conto, cari fratelli, quanto per voi possa essere motivo di sofferenza non potere partecipare drittamente alla celebrazione eucaristica, soprattutto in queste domeniche di Quaresima così significative per il nostro cammino spirituale verso la Pasqua. Ma in un certo senso – ha evidenziato il presule – è la madre Chiesa, che vi viene a trovare a casa vostra, nelle vostre famiglie. Mi preme sottolineare che ogni famiglia fondata sull’amore di Gesù e sul sacramento del matrimonio, è una “piccola chiesa domestica”. La chiesa non è soltanto in cattedrale, ogni vostra famiglia è chiesa domestica. Ecco allora l’occasione, anche se forzata, di vivere le relazioni, di dialogare e di educarsi a vicenda. Nella vita di tutti i giorni, spesso per un motivo o per un altro, manca questa relazione, non c’è più tempo per il dialogo nelle nostre famiglie, per un sorriso… E’ tutto un correre…».

Recuperare i rapporti umani. Questo diventa il tempo di recuperare i rapporti fra genitori e figli, con i nonni, fra fratelli. E cosi può essere facile ritrovare la centralità della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, e, insieme, riscoprire l’importanza del colloquio comunitario e personale con il Signore. L’espressione “chiesa domestica” può adesso diventare una realtà, perché ogni battezzato può sperimentare la piena consapevolezza di quella dimensione sacerdotale che lo rende capace di un vero rapporto con Dio e con i fratelli».

Ulteriore passo verso il Vangelo. «Ricordiamoci, come dice san Paolo, che noi “siamo tempi di Dio” e che il Signore è sempre presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome. E se questo è vero, figuratevi se il Signore non è presente in questo momento nelle vostre famiglie. Questo vale anche per chi di fatto fosse solo in casa, come tanti anziani. Fratelli, vi supplico, cogliete questi giorni di “crisi”, in senso biblico, come “giudizio”, come una prova che possa servirci. Solo cosi – ha concluso il cardinale – permetteremo alla nostra Chiesa di fare un ulteriore passo verso il Vangelo»

Assisi – Domenica 22 marzo messa presieduta dal vescovo in diretta streaming dalla Tomba di San Francesco. Il messaggio del custode di Terra Santa fra Patton e il Patriarca Pizzaballa “Siamo uniti nella preghiera”

“La comunità francescana che abita nella Basilica del Santo Sepolcro vi ricorda nella preghiera, forza, forza Italia”. È questo uno dei passaggi più significativi del video-messaggio di fra Francesco Patton, custode di Terra Santa, inviato al vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, in occasione della santa messa di domenica 22 marzo che vede le città di Assisi e Gerusalemme insieme per invocare la liberazione dall’epidemia coronavirus.

La celebrazione della santa messa alle ore 10,30, in collegamento streaming dalla Tomba di San Francesco, sarà presieduta dal vescovo monsignor Sorrentino. In Terra Santa anche il custode fra Patton e l’arcivescovo monsignor Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, accompagnati dalle rispettive comunità francescane, pregheranno per la fine dell’epidemia.

“Vogliamo chiedere al Signore – afferma il vescovo di Assisi – attraverso l’intercessione di San Francesco la protezione per il nostro Paese e per tutti i Paesi del mondo dal contagio del coronavirus. Durante la celebrazione eucaristica inviterò i 2000 giovani che la prossima settimana si sarebbero radunati ad Assisi con il Santo Padre per “Economy of Francesco” ad unirsi per quanto possibile in preghiera e in sentimenti di solidarietà preparandosi così anche all’incontro rinviato a novembre”.
La celebrazione di domenica 22 marzo di caratura mondiale sarà trasmessa in diretta sul sito, www.sanfrancescopatronoditalia.it, ne da’ notizia il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato.

Perugia: La messa domenicale pro populo del cardinale Bassetti in diretta tv, radio e social. La “Novena alla Madonna delle Grazie in tempo di grave necessità”

Domani 22 marzo, alle ore 10, dalla cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti celebrerà la S. Messa pro populo, nella Quarta domenica di Quaresima, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio Inblu e sui social media ecclesiali (YouTube de La Voce e Facebook di Chiesainumbria.it e di Umbria Radio Inblu). Il cardinale esorta i fedeli a pregare incessantemente, in famiglia, il Signore e la Madonna delle Grazie la cui immagine della cattedrale, dipinta da un allievo della scuola del Perugino, è molto venerata e conosciuta anche al di fuori dell’Umbria.
La Novena. Alla Madonna delle Grazie il cardinale Bassetti ha dedicato la “Novena in tempo di grave necessità”, di imminente diffusione via social media e scaricabile dal sito: www.diocesi.perugia.it. Dal 25 marzo la “Novena” sarà recitata dai canonici della cattedrale, seguita sempre attraverso i media ecclesiali.
La storia. E’ una pubblicazione di poco più di venti pagine contenente una breve storia del culto mariano a Perugia, la cui devozione alla Vergine «prese piede con la predicazione di frate Bernardino da Siena sotto il titolo “Madonna delle Grazie” o “della Grazia”…». Oltre alla riproduzione del dipinto della Madonna delle Grazie di Giannicola di Paola (in copertina), la pubblicazione contiene una del Gonfalone processionale di Berto di Giovanni della cattedrale, raffigurante il profilo della città medioevale dipinta all’inizio del ‘500 in occasione di una grave pestilenza. Nel 1869 il vescovo di Perugia, il cardinale Gioacchino Pecci (papa Leone XIII), dedicò anche una cappella-memoriale nella basilica di San Domenico «a ricordo del voto solennissimo fatto dai perugini nel 1629 e nel 1631 per ottenere liberazione da una “influenza maligna” (la pestilenza) …». Il 7 settembre 1873, il futuro Leone XIII, «su suggerimento del beato Pio IX, consacrò, dinanzi all’immagine della Madonna delle Grazie, città e diocesi di Perugia all’Immacolata».
Contenuti sociali. La “Novena”, oltre a contenere passi delle Sacre scritture, l’Atto di consacrazione alla Madonna Santissima delle Grazie scritto dal cardinale Pecci nel 1873 e l’“Inno alla Madonna delle Grazie” (C. Pascucci), offre delle invocazioni alla Madre Celeste dai contenuti anche sociali, tratte alcune da antiche preghiere recitate nella cattedrale, altre scritte dagli arcivescovi Ennio Antonelli, Dario Mattei Gentili e Mario Vianello, durante il loro episcopato perugino, e dal cardinale Bassetti. L’arcivescovo Antonelli scrisse nella sua preghiera: «Madonna delle Grazie… Liberaci da angoscia e malattia, emarginazione e disoccupazione, ingiustizia e violenza, corruzione e materialismo»; temi sempre molto attuali.
Rifugio e conforto. Il cardinale Bassetti, nella sua invocazione a «Maria madre della grazia», scrive: «sostienici in questo momento di prova. Sii per noi segno di sicuro rifugio e conforto. / Stella luminosa e guida del popolo perugino, oggi deponiamo ai tuoi piedi le nostre angustie. Assisti con la tua materna sollecitudine coloro che sono stati colpiti dalla malattia, perché non perdano fiducia e speranza. Guida le scelte dei governanti, dei medici e degli operatori della sanità perché sappiano agire per il bene e nel rispetto della persona. / Ti affidiamo gli anziani, soprattutto quelli che vivono nella solitudine della loro casa in questo tempo: possano sentire la vicinanza della Chiesa, capace di scorgere i bisogni e le angosce dei fratelli. / Ti raccomandiamo il mondo del lavoro: in questo periodo di incertezza, dona a tutti la forza di non scoraggiarsi e di riprendere con maggiore entusiasmo la propria occupazione, una volta passata l’emergenza presente. / Ti preghiamo per i giovani studenti perché sappiano mettere a frutto questo tempo …».

Assisi – virtual tour affreschi basilica San Francesco per campagna #iorestoacasa messe in streaming e webcam su tomba Santo

I frati della Basilica di San Francesco d’Assisi, culla del francescanesimo e dell’arte italiana, con i suoi 10mila metri quadri di affreschi, aderiscono alla campagna #iorestoacasa. Per la prima volta in assoluto saranno visibili e a disposizione di tutti, grazie ad un virtual tour 360, le immagini delle Basiliche e dei suoi capolavori: Giotto, Cimabue e Lorenzetti, per citarne alcuni. Basta collegarsi alla pagina www.sanfrancescopatronoditalia.it/basilica/ e sarà possibile entrare virtualmente e ammirare le meraviglie del Complesso Monumentale.

In piena emergenza sanitaria il cuore e l’anima francescana continuano a pulsare, a vivere. Noi frati del Sacro Convento di Assisi non vi lasciamo soli anche e soprattutto nella preghiera. Ogni giorno messe e preghiere in diretta streaming sulla pagina Facebook di “San Francesco Assisi” e una webcam connessa h24 sulla tomba di san Francesco.

Il tour in realtà virtuale della Basilica di San Francesco è stato realizzato dalla Promovideo Perugia. Per maggiori informazioni visita il sito sanfrancesco.org.

Perugia: Tante famiglie hanno aderito alla preghiera per l’Italia promossa dalla Cei. L’emergenza sanitaria porta le famiglie ad essere sempre più “piccole chiese domestiche”. L’importanza dei media in questo particolare momento di comunione spirituale ideale fra fedeli evidenziata dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti

Tra gli 4milioni di telespettatori (pari al 13% di share) che ieri sera 19 marzo hanno seguito su Tv2000 la preghiera del Rosario per l’Italia, c’erano anche tante famiglie della comunità diocesana di Perugia – città della Pieve; quasi a dire che l’emergenza sanitaria le porta ad essere sempre più “piccole chiese domestiche”.

A tutte le famiglie il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, si è sempre rivolto esortandole a intensificare i momenti di preghiera tra le mura domestiche in tempi lontani dal “Coronavirus”. «I media ecclesiali e non solo, ad iniziare dalla nostra Tv2000, che sta facendo registrare sorprendenti risultati di ascolto, contribuiscono molto, in questo periodo dove a tutti ci viene chiesto di restare a casa, ad aiutare le famiglie ad essere delle “piccole chiese domestiche”», ha commentato il presidente della Cei alla notizia dei milioni di telespettatori che si sono uniti spiritualmente in preghiera la sera della festa di San Giuseppe per invocare il Signore e la Beata Vergine Maria affinché liberino l’umanità da questa grave epidemia. «I momenti di preghiera, le celebrazioni eucaristiche pro populo di queste ultime settimane e da ultima la concessione (stabilita da un decreto della Penitenzieria apostolica) di speciali indulgenze ai fedeli affetti da questo morbo insidioso, agli operatori sanitari e ai familiari che si prendono cura di loro, sono praticate con l’aiuto dei media e delle loro tecnologie – ha evidenziato il cardinale Bassetti –. I media sono anche dei mezzi con cui far giungere conforto umano e cristiano a quanti vivono nella sofferenza e sostegno nell’affrontarla anche con l’aiuto della preghiera affinché nessuno si senta solo».

La testimonianza di una “piccola chiesa domestica”.

«In famiglia stiamo scoprendo momenti fino ad un mese fa inimmaginabili: la preghiera serale e mattutina di un Salmo davanti all’icona della Vergine, la messa del nostro parroco davanti alla Tv, nella sala preparata come una chiesa, con i fiori, le seggiole e le preghiere proseguite a memoria quando si interrompe il segnale streaming». A raccontarlo sono Sarah e Vincenzo Aquino, papà e mamma di undici figli, della parrocchia perugina di San Sisto. «Ieri sera – proseguno i coniugi Aquino – abbiamo vissuto l’esperienza del S. Rosario recitato tutti insieme, con il resto dei figli, che vivono fuori casa, in collegamento streaming. Non e’ stato facile, davanti all’impazienza dei piccoli, spiegare che l’ultima puntata del telefilm “Don Matteo” e la partita di “Risiko” potevano aspettare, perché alle 21 tutti i cristiani alzavano la loro supplica a Dio. Abbiamo usato un’esperienza vissuta, quella dell’ingresso a casa della “Play Station”. È successo qualche tempo fa, noi genitori eravamo contrari, ma loro, tutti insieme, ci hanno preso per lo sfinimento per mesi e alla fine abbiamo ceduto. Il cuore di Dio è proprio così, si piega se in tanti insistiamo, preghiamo, lo imploriamo. Hanno capito, e ognuno con il rosario in mano, senza più fretta né mormorii, siamo arrivati alla fine del collegamento con TV2000. L’esperienza ci è piaciuta moltissimo per questo vogliamo insistere: da questa sera abbiamo concordato una decina del S. Rosario, perché non sappiamo se andrà tutto bene, ma sappiamo che tutto concorre al bene e che Gesù non ci lascia mai soli».

La messa in diretta radio e social.

Il cardinale Bassetti dà nuovamente appuntamento virtuale a tutti i fedeli, domenica 22 marzo, alle ore 10, dalla cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia per la celebrazione eucaristica pro populo, trasmessa in diretta da UmbriaTv, Umbria Radio In Blu e sui social media diocesani (YouTube de La Voce e FaceBook di Chiesainumbria.it e di Umbria Radio In Blu).

Spoleto – messaggio dell’arcivescovo Boccardo per la festa di San Banedetto

Da quando il terremoto ha ferito la nostra terra, celebriamo la festa di San Benedetto “in tono minore”, con un velo di mestizia e tristezza, abbracciando di uno sguardo sconsolato le macerie della Basilica, delle case e degli edifici pubblici, ed esperimentiamo ogni volta sentimenti contrastanti: da una parte, la delusione, la frustrazione e la rabbia generate quotidianamente da una burocrazia che non solo non permette di dare l’avvio alla ricostruzione ma nemmeno di chiudere l’emergenza, con il rischio di rendere irreversibile la sofferenza del tessuto economico e sociale e di irrobustire prassi di veri e propri abusi, quando non anche di pratiche clientelari e corruttive; dall’altra, l’ammirazione per la tenacia della gente di montagna, fermamente attaccata alla sua terra, pronta ad affrontare privazioni e sacrifici, fiera e orgogliosa della sua storia e dei suoi monumenti.

Quest’anno, poi, la precarietà e l’impotenza che tutti esperimentiamo di fronte ad un nemico subdolo e invasivo e particolarmente dannoso come il Coronavirus, con la conseguente doverosa assunzione di modalità di comportamento per contrastarne la diffusione, ci fa sentire ancora più vulnerabili e indifesi, venendo a sovrapporsi ad una situazione già fragile, che genera pericolosamente solitudine e isolamento. Ai credenti duole particolarmente, oggi, non potersi riunire in piazza attorno all’altare per celebrare i Santi Misteri. Ma questa forzata dispersione non dice di una lontananza degli uni dagli altri, che anzi ci ritroviamo idealmente più vicini e più uniti che mai, coscienti come siamo che la condivisione della stessa umanità e la professione dell’unica fede intessono, costituiscono e continuamente rinsaldano legami indissolubili, che resistono all’usura del tempo e alle minacce della natura. E non vorremmo – e auspichiamo che così non avvenga – che la giusta e necessaria attenzione all’emergenza in corso distogliesse l’attenzione dalle urgenze dei nostri territori o – peggio – costituisse un alibi per ulteriori ritardi.

In un giorno tanto significativo per la comunità nursina non possiamo non rilevare – ahimé, ancora una volta – le gravi incongruenze che hanno accompagnato questo tempo: in meno di quattro anni dal sisma siamo al quarto Commissario straordinario; mentre in Cina in 12 giorni sorge dal nulla un ospedale specializzato e a Genova la ricostruzione del ponte Morandi, a meno di due anni dal crollo, procede a ritmo serrato, in Valnerina da quel 30 ottobre 2016 son passati 873 giorni e siamo al punto in cui siamo, a ricordare l’utopia del «non vi lasceremo soli» e gli slogan buoni per i social netwotk, a sognare e domandare ancora e sempre poche parole e molti fatti.

Non possiamo passare sotto silenzio la situazione dolorosa di circa 1700 persone ancora fuori casa in abitazioni provvisorie, con la difficoltà di realizzare anche minime opere senza infrangere leggi e decreti, costrette ad affrontare ogni giorno la fatica di vivere in un territorio che si sta spopolando, vede i giovani andare via, le aziende chiudere e i servizi trasferiti altrove. E non possiamo non rilevare con dispiacere che i cantieri di San Benedetto, di Santa Maria Argentea, di San Salvatore a Campi e di diverse altre chiese sono nuovamente fermi, che da troppi mesi si attende il risultato delle perizie geologiche che permettano di dare il via alla messa in sicurezza definitiva e al consolidamento della rupe che sovrasta il complesso abbaziale di Sant’Eutizio. Né possono essere costruttivi proclami e lettere di lamento e di sterile polemica, indirizzati ripetutamente fino alle più alte autorità dello Stato e della Chiesa, per recriminare su qualche scelta pratica compiuta o qualche opera realizzata.

In questo panorama tenebroso, sentiamo di aver bisogno più che mai di un raggio di luce e lo veniamo a cercare, mendicanti, presso la memoria viva del grande Santo di Norcia, Patriarca del Monachesimo occidentale, Patrono del continente europeo. Narra San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi (II, 1) di un ostrogoto accolto dal Santo e da questi mandato, fornito di roncola, a liberare dai rovi un pezzo di terra che intendeva poi coltivare ad orto. Quello lavorava vigorosamente, tagliando con impegno cespugli di rovi, quando ad un tratto il ferro sfuggì via dal manico e cadde nel lago sottostante, proprio in un punto dove l’acqua era così profonda da non lasciare alcuna speranza di poterlo ripescare. Il Santo, venuto a conoscenza dell’accaduto, si recò immediatamente sul posto, prese il manico e lo immerse nelle acque. Sull’istante il ferro ritornò a galla e da se stesso si andò ad innestare nel manico. Benedetto rimise quindi lo strumento nelle mani del goto, dicendogli: «Ecco qui, seguita il tuo lavoro e non ti rattristare!».

È il messaggio che oggi ci rivolge il nostro Santo: un invito accorato a non cedere alla delusione e alla rassegnazione; a non coltivare nel cuore risentimenti e amarezze; a non rinunciare a guardare avanti nonostante tutto; a non ripiegarsi su se stessi e sul proprio piccolo interesse, sia esso personale, politico, di gruppo o di associazione; a fare ciascuno la propria parte, più visibile o più nascosta, per il bene di tutti. «Lavora e non ti rattristare». Non dunque una esortazione ad un buonismo superficiale e spensierato, ma una richiesta rivolta a ciascuno perché assuma le proprie responsabilità: allo Stato e alle sue Istituzioni, percepito così spesso lontano, distratto, lento e macchinoso nelle sue complicate procedure; all’Amministrazione regionale e locale, alle Associazioni, Comitati, Comunanze e Pro-loco; alla comunità ecclesiale diocesana e parrocchiale. «Lavora e non ti rattristare».

È vero: quando occorre il coraggio di ricominciare, spesso quel coraggio manca. Perché, ha spiegato Papa Francesco nel corso della sua visita a Camerino lo scorso anno, «ci vuole più forza per riparare che per costruire, per ricominciare che per iniziare, per riconciliarsi che per andare d’accordo. Questa è la forza che Dio ci dà. Perciò chi si avvicina a Dio non si abbatte, va avanti: ricomincia, riprova, ricostruisce. Soffre anche, ma riesce a ricominciare, a riprovare, a ricostruire» (Omelia, 16 giugno 2019).

Così ha fatto San Benedetto e così siamo chiamati a fare anche noi, nel nostro oggi gravato da tante contraddizioni ma anche abitato da un grande sogno: quello di vedere presto Norcia e gli altri paesi della Valnerina non solo ricostruiti nelle loro mura ma, soprattutto, nei legami e nelle relazioni umane, professionali e commerciali. I credenti sanno che, anche in questa circostanza, Iddio non fa mancare il dono del suo Spirito di sapienza e di fortezza, che suscita nel cuore di tutti, indistintamente, sentimenti di fraternità e di pace, desiderio insopprimibile di comunione e solidarietà, impegno a ricercare e costruire ogni giorno una società degna dell’uomo. Ed a questo fine non cessano di elevare la loro preghiera e di garantire la loro fattiva collaborazione.

San Benedetto ci ricorda che la preoccupazione per il bene comune si manifesta nella sollecitudine per il prossimo e in un aperto dialogo con i fratelli e sorelle in umanità, rispettandone la dignità ed essendo disponibili ad un’osmosi di reciproci contributi. Sono valori che egli instaurò opponendo lo spirito di fratellanza alla violenza, l’impegno operoso all’accidia, l’accoglienza e l’aiuto reciproco all’egoismo e all’autosufficienza, per porre i presupposti di una ripresa umana integrale. È di questo tipo di ripresa che ci sentiamo tanto bisognosi! La “lezione” del Santo risuona dunque particolarmente eloquente per noi tutti, chiamati alla grande opera della ricostruzione e al mutuo sostegno. Egli ci indica gli strumenti per operare rettamente: «Alleviare tutte le sofferenze, aiutare chi è colpito da sventura, soccorrere i poveri, consolare gli afflitti, non serbare rancore, non covare inganni nel cuore, non rendere male per male, dire la verità con la bocca e con il cuore, non abbandonare la carità» (Regula, IV passim). Qualità e atteggiamenti che gli chiediamo oggi di ottenerci con la sua fraterna preghiera e la sua potente intercessione.

+ Renato Boccardo

Arcivescovo di Spoleto-Norcia

Terni – festa di San Giuseppe e preghiera di affidamento della città e della diocesi al Cuore Immacolato di Maria

Nella celebrazione che il vescovo Giuseppe Piemontese ha presieduto il 19 marzo, festa di san Giuseppe nella cattedrale di Santa Maria Assunta, presso l’altare della Madonna della Misericordia, copatrona di Terni e della Diocesi, a porte chiuse senza la presenza dei fedeli, è stato rinnovato l’atto di affidamento e consacrazione della città di Terni e dell’intera Diocesi di Terni-Narni-Amelia al Cuore Immacolato di Maria, con la preghiera pronunciata dal vescovo e dal sindaco di Terni, Leonardo Latini.
Un atto di affidamento della gente nel suo complesso, credenti e non credenti, sani e malati, l’intero popolo delle singole comunità del comune di Terni, ma anche tutte le comunità dei Comuni della Diocesi: Narni, Amelia, Alviano, Attigliano, Calvi dell’Umbria, Configni, Giove, Guardea, Lugnano, Otricoli, Penna in Teverina, San Gemini, Stroncone, Torri in Sabina-Rocchette, Vacone.
Si rinnova quanto già nel passato fu fatto dal vescovo Felice Bonomini, Il 30 maggio 1943, che consacrò solennemente la diocesi di Terni al Cuore Immacolato della Madre di Dio; da papa Pio XII il 25 luglio 1952 , il quale, accogliendo i voti espressi a nome dei Ternani dal vescovo G.B. Dal Prà, dichiarò la Madonna della Misericordia Patrona Principale, insieme a san Valentino, della Diocesi di Terni; da papa San Giovanni Paolo II, Il 19 marzo 1981, quando parlando nella Cattedrale di Terni, ricordò la venerazione dei Ternani per Maria Madre della Misericordia e ne invocò il patrocinio; dal vescovo Santo Quadri, il 30 maggio 1982, assieme a sacerdoti religiosi e laici, che rinnovò la consacrazione delle Diocesi di Terni Narni e Amelia al Cuore Immacolato di Maria.
“In quest’ora tragica è incerta, di universale pericolo, di malattia e di morte – ha detto il vescovo nell’omelia – quando nella forzata reclusione dello stare a casa per giorni che sembrano interminabili, prendiamo coscienza dello spreco del tempo e dello sciupio di tanto amore nei rapporti umani mancati, intravediamo la banalità di tante scelte, l’incoerenza di tanti nostri comportamenti, i pregiudizi nelle relazioni tra i componenti della stessa umanità, tutti ugualmente deboli e permeabili dall’epidemia del Coronavirus, insomma mentre presi dall’incertezza e dalla paura del presente e del futuro, siamo portati alla consapevolezza della fragilità della condizione umana, riscopriamo la bellissima realtà di essere con Maria di Nazaret, la donna della croce, in un rapporto di reciproco affidamento. Maria, la nuova Eva, è la madre spirituale di tutti i credenti, la nostra madre adottiva, che ha a cuore il benessere, la salute fisica e spirituale dei credenti, suoi figli.
A lei ci affidiamo, confidiamo nella sua premura di madre per l’umanità sofferente, nel corpo e nello spirito, alle prese con malattie e disgrazie comuni, comunitarie, globali, e con i potenti della terra, che continuano a vaneggiare, pur vedendo vacillare nella rinnovata confusione dei linguaggi i folli progetti di regni senza Dio e senza fraternità umana. Ci rivolgiamo alla nostra Madre perché liberi l’umanità dal flagello che ci affligge, che doni a tutti di ritornare a Dio, in questo momento di prova per la fede e di preoccupazione per la sorte di tanti uomini e donne delle nostre comunità e del genere umano”.

Assisi – Il messaggio del vescovo nel giorno del 19esimo anniversario della sua ordinazione episcopale: “In questo momento in cui le Chiese sono vuote riscopriamo il Vangelo nella case”

“Preghiamo insieme, forti dell’intercessione di San Giuseppe, per tutte le persone che stanno più soffrendo e chiediamo con fiducia la rapida fine di questo incubo che ci sta mettendo tutti a dura prova”. È il messaggio del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, contenuto nella lettera inviata ai sacerdoti e ai fedeli in occasione del diciannovesimo anniversario della sua ordinazione episcopale, avvenuta il 19 marzo del 2001 nella Basilica di San Pietro a Roma per imposizione di San Giovanni Paolo II. “Non venivo ordinato per me – scrive ancora monsignor Sorrentino -: venivo ordinato per voi. Prima per i fedeli di Pompei, poi, dal 2006, per voi di questa amata Chiesa di Assisi- Nocera Umbra- Gualdo Tadino. La memoria dell’ordinazione per un vescovo non è mai la “sua” festa: è sempre la “nostra” festa. Senza saperlo, quel giorno eravate tutti con me a San Pietro. Mentre il Santo Pontefice mi imponeva il Vangelo sul capo, mi metteva nel cuore quello che ho poi, con tanti limiti, cercato di fare: annunciare il Vangelo come l’unica parola che conta e che salva. Mentre mi affidava la comunità cristiana, da custodire come Giuseppe aveva custodito la famiglia di Nazaret, prima cellula di tutta la grande famiglia ecclesiale, mi metteva già nel cuore per voi il progetto su cui sto investendo tutte le mie forze: far diventare la Chiesa sempre più una famiglia, attraverso le piccole famiglie spirituali raccolte nelle case intorno al Vangelo. In questi giorni – prosegue il vescovo – in cui le nostre chiese sono diventate più vuote che mai, e non ci restano che le case come ai tempi della prima comunità cristiana, questo progetto mi pare ancor più attuale e urgente. Lo riconsegno ancora una volta al vostro cuore: non c’è tempo da perdere, tutto dice che il tempo stringe”.

Sarà monsignor Sorrentino, a presiedere la santa messa che verrà celebrata giovedì 19 marzo alle ore 18 nel Santuario della Spogliazione a porte chiuse, senza partecipazione di popolo, dopo le restrizioni imposte dal Governo per limitare il contagio da coronavirus.

La messa sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo e su Maria Vision (visionabile in Umbria sul canale 602, diretta streaming su https://www.mariavision.it/maria-vision-italia oppure scaricando la App: https://subsplash,com/mariavisin/app).

Coronavirus – la concretezza della carità, accanto a chi ha bisogno, senza lasciare indietro nessuno

“Non sprecate questi giorni difficili”. È l’appello del Papa a ritrovare – in questo periodo in cui l’attenzione agli altri è messa a dura prova – la concretezza dei gesti quotidiani e delle relazioni.
Le Caritas diocesane, rimodulando i loro servizi per adeguarli alle indicazioni governative ma senza lasciare indietro le richieste dei più fragili, danno forma alla “fantasia della carità” che tanto Papa Francesco ci sollecita. Molte le dimensioni di intervento operanti sul territorio:
– Ascolto: in sinergia con istituzioni e altre realtà locali sono stati attivati servizi domiciliari di consegna di generi di prima necessità (farmaci, cibo, ecc.), promossi numeri verdi diocesani e contatti telefonici diretti con le persone sole;
– Accoglienza: laddove ci siano grandi numeri, in particolar modo riguardo i senza dimora, sono state reperite nuove strutture, in modo da ridurre i numeri nelle attuali ed evitare i focolai;
– Attenzione: resta monitorata la difficile situazione di quanti, nelle zone colpite dal terremoto in centro Italia, si trovano ancora oggi a vivere in strutture provvisorie e in situazioni di promiscuità forzata, spesso con condivisione dei servizi igienici;
– Ricettività: un aiuto per l’alloggio dei molti infermieri e medici che dal sud si trasferiscono al nord per dare una mano;
– Conforto: emerge un bisogno legato alla dimensione del lutto, sia come sostegno psicologico alla sua elaborazione per chi non ha potuto stare vicino ai propri cari o per gli operatori/volontari che hanno vissuto la scomparsa dei malati, sia come appoggio economico per chi non può far fronte alle spese funerarie;
– Contrasto alla povertà educativa: attenzione verso quelle famiglie con figli in età scolare che hanno difficoltà con la didattica a distanza, sia per mancanza di ausili informatici, sia per assenza di competenze informatiche.
In questo tempo in cui la comunità non si può riunire per celebrare insieme l’Eucarestia, per sostenere e alimentare ogni gesto di carità diventa fondamentale la preghiera.
La Chiesa italiana ha promosso un momento comunitario, invitando ogni famiglia, ogni fedele, ogni comunità religiosa a recitare in casa il Rosario (Misteri della luce), simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21 di domani, giovedì 19 marzo, festa di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia.
Un momento condiviso anche da Papa Francesco che, al termine dell’udienza generale di oggi, ha detto: “Faccio mio l’appello dei Vescovi italiani che in questa emergenza sanitaria hanno promosso un momento di preghiera per tutto il Paese … Io vi accompagnerò da qui”.
atto, molte Diocesi italiane – a partire dalle più provate dall’emergenza – già hanno aperto le porte: Bergamo ha messo a disposizione di medici e infermieri 50 camere singole del Seminario, altre 10 le ha offerte Lodi e così Roma e Taranto; Cremona ha reso disponibili 25 posti per operatori sanitari che dopo il lavoro non possono rientrare in famiglia per non mettere a rischio i familiari; Crema ospiterà 35 medici cinesi che verranno a supporto dell’ospedale cittadino e di quello da campo che verrà costruito nei prossimi giorni in uno spazio della diocesi. Altre diocesi – Brescia, Roma, Tricarico, San Marco Argentano-Scalea, Reggio Calabria, Cassano allo Jonio, Siracusa… – hanno offerto le proprie strutture per l’accoglienza di persone in quarantena o si accollano il pagamento alberghiero di pazienti che possono uscire dall’ospedale (Bergamo), liberando posti.

Altre – Milano, Rimini, Lanusei… – hanno messo a disposizione strutture per la Protezione Civile. Altre stanno dando ospitalità a persone senza fissa dimora: Pavia, Lodi, Gorizia, Belluno-Feltre, Piacenza, Parma, San Marco Argentano-Scalea, Bari-Bitonto, Nardò-Gallipoli, Cerignola-Ascoli… Un’attenzione particolare alcune Diocesi la stanno rivolgendo al mondo del carcere e alle condizioni di quanti escono a fine pena e si trovano senza alternative…

Si tratta di una mappa della carità ampia e in continuo aggiornamento, per sostenere la quale Caritas Italiana lancia una campagna di raccolta fondi, della durata di un mese. “È il tempo della responsabilità e insieme possiamo dare un segno concreto di speranza e conforto; le Chiese locali, in questo modo, potranno continuare a non far mancare il dinamismo forte della carità”, afferma don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, che lancia la campagna “Emergenza coronavirus: la concretezza della carità”.

Per contribuire alla raccolta fondi di Caritas Italiana (via Aurelia 796 − 00165 Roma) utilizzare il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o un bonifico bancario (con la causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111
• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474
• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013
• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119

Foligno – gli oratori sperimentano nel periodo di emergenza nuove e adatte modalità pastorali

I responsabili del Coordinamento degli oratori parrocchiali della Diocesi di Foligno, Anacleto Antonini e Ivana Roscini Vitali, hanno scritto una lettera a tutti i parroci in questo momento difficile della pandemia del virus COVID19 per essere vicini con la preghiera e la riflessione agli animatori ed educatori, che sono l’anima degli oratori parrocchiali. Un piccolo gesto per dare una risposta all’esortazione di Papa Francesco all’Angelus di oggi, Domenica 21 marzo 2020: “Rimaniamo uniti. Facciamo sentire la nostra vicinanza alle persone più sole e più provate”.

Indicazioni che devono preparare al secondo incontro di formazione “Sulle orme di San Filippo Neri” che sarà svolto online il prossimo venerdì 27 marzo 2020 . L’idea già pensata dal Coordinamento Diocesano Oratori si vuole ora, in ottemperanza alle disposizioni del Dpcm dell’8 marzo 2020 e della nota della Conferenza Episcopale Umbra dove tutte le attività pastorali sono infatti sospese fino al prossimo 3 aprile, andare a concretizzarla in un momento formativo “on line” sul sito e sulle pagine dei social Facebook e YouTube della Diocesi di Foligno.

A partire dalle ore 18.45 saranno caricati alcuni video per la propria formazione:

sulla storia di San Filippo Neri a cura di Suor Rosaria;
sul tema della prossimità dell’animatore a cura della psicologa Dott.ssa Francesca Mattioli;
sugli elementi base per realizzare un oratorio estivo con l’’intervento dell’educatore Fabrizio Carletti.
Tutti i nostri oratori e tutti gli spazi parrocchiali, sottolineano i coordinatori nella lettera, “devono essere fisicamente chiusi ma ci piacerebbe sperimentare nuove e adatte modalità pastorali, che rispondano pienamente alle misure restrittive adottate dalle autorità preposte e competenti, confermate anche dalla Conferenza Episcopale Umbra“.