Perugia: La Caritas ringrazia i tanti benefattori della “Quaresima di Carità 2020” nel tempo del “Coronavirus”. Ricevuto in dono anche del pesce fresco

L’appello a vivere con maggiore generosità e solidarietà la “Quaresima di Carità 2020”, lanciato dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, è stato raccolto da tanti fedeli e uomini di buona volontà. «La nostra comunità diocesana, ma non solo, ha vissuto la Quaresima con molta sofferenza umana, spirituale e materiale per una pandemia che ha effetti devastanti anche a livello socio-economico ed occupazionale per molte famiglie, soprattutto per quelle che non hanno superato del tutto le difficoltà generate dalla recente crisi». A sottolinearlo è il direttore della Caritas diocesana, il diacono Giancarlo Pecetti, nel ricordare quanto quest’organismo pastorale si prodighi con le sue opere anche nel tempo del “Coronavirus” per aiutare le persone in gravi difficoltà.

Contributo Cei 8XMille. Sostegno che è possibile assicurare anche grazie al contributo economico della Cei, fondo 8XMille, a favore delle 220 Caritas diocesane attive su tutta la Penisola. La Caritas perugina, come è stato già annunciato dallo stesso cardinale Bassetti, ha messo a disposizione 50 alloggi (per almeno 30 giorni) della struttura ricettiva diocesana “Villa Sacro Cuore”, anche con il contributo di un privato benefattore, per operatori sanitari impegnati nella cura di pazienti affetti da “Covid-19”, affinché abbiano una sistemazione diversa dai propri domicili per tutelare se stessi i familiari conviventi.

Orate e bronzini in dono. Con l’approssimarsi della Pasqua il direttore Pecetti ringrazia i numerosi benefattori. «Mi ha molto colpito la generosità del titolare di una pescheria, che con tanto garbo e discrezione – commenta Pecetti –, ci ha portato una prima volta quattro cassette di orate e una seconda volta altrettante cassette di bronzini. In un momento di non poche privazioni, non può non farci riflettere il gesto compiuto, quello che qualcuno sia venuto in Caritas a portare perfino del pesce fresco in modo che anche i poveri possono mangiarlo». A beneficiare delle orate e dei bronzini sono state le quindici famiglie del “Villaggio della Carità” e le persone fruitrici dell’Emporio della Solidarietà “Tabgha” di Perugia.

La spesa per le famiglie.

«Per questo è doveroso ringraziare, all’inizio della Settimana Santa – prosegue Pecetti –, quanti mostrano la loro solidarietà e vicinanza verso i più deboli e per le donazioni economiche ricevute, da quelle più piccole a quelle più consistenti; quanti, andando a fare la spesa, hanno pensato di farne una anche per una famiglia sconosciuta e più bisognosa della propria». Inoltre, il direttore della Caritas ringrazia «le aziende e i fornitori abituali dei quattro Empori della Solidarietà attivi nel territorio diocesano, che quando hanno surplus in scadenza ci contattano subito. E grazie anche ai tanti titolari di esercizi commerciali che ci hanno aiutato con i più svariati prodotti alimentari (hamburger, yogurt, pesce fresco…)».

Il grazie dei beneficiari. Il grazie più sentito è venuto dagli stessi beneficiari, nel lasciare periodicamente al Centro di ascolto della Caritas diocesana attestati di stima e di riconoscenza per il bene ricevuto, comprendendo, come sottolinea il direttore Pecetti, che «nessuno si salva da solo». Infine un grazie sentito, insieme al suo auguro pasquale, il diacono Giancarlo lo riserva a «tutti gli operatori e volontari Caritas delle opere segno e delle strutture socio-caritative della Chiesa, che svolgono la loro attività per amore agli ultimi con dedizione e con spirito di servizio dimostrato anche in questo momento così difficile e di dura prova».

Perugia – celebrata dal cardinale Bassetti la messa della Domenica delle Palme nella cattedrale di San Lorenzo: «Nel grido di Cristo in croce tutti i drammi dell’umanità…, anche tutti i drammi che l’umanità vive in questi giorni».

«Carissimi fratelli e sorelle, coi vespri di ieri sera siamo entrati nella Settimana Santa. Oggi celebriamo la liturgia della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. In tutte le diocesi del mondo si fa anche memoria della 35° giornata mondiale della gioventù». Con queste parole il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, ha introdotto l’omelia della celebrazione eucaristica della Domenica delle Palme (5 aprile), pronunciata in una cattedrale di San Lorenzo vuota, a “porte chiuse”, nel tempo del “Coronavirus”, trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali.

L’invito del Papa a far fruttare bene questo tempo. «Desidero anzitutto far mio il pensiero, che venerdì sera, durante i telegiornali – ha ricordato il cardinale –, il Santo Padre ha rivolto alla nostra nazione. Ha parlato di un periodo di difficoltà e sofferenza per tutte le famiglie, chiuse nelle loro case; delle persone sole e degli anziani; ha ricordato tutti gli ammalati, ha sottolineato la generosità di chi si espone per la loro cura, ed ha avuto un pensiero per i detenuti nelle carceri e per coloro che non hanno fissa dimora, e soprattutto per chi si trova in ristrettezze economiche. Il Papa ci invita a sfruttare bene questo tempo, ad essere generosi, a cercare per telefono o coi social le persone più sole, e soprattutto ci invita a pregare, ora che abbiamo più tempo. Mi ha molto colpito questo pensiero che vi trasmetto con le sue stesse parole: “anche se siamo isolati, il pensiero e lo spirito possono andare lontano con la creatività dell’amore”. Ed ha aggiunto: “questo oggi ci vuole, la creatività dell’amore”. Ed ha così concluso: “in Gesù morto e risorto, la vita ha vinto la morte. Questa fede pasquale nutre la nostra speranza, e la speranza non delude, perché non è un’illusione. Gli uni accanto agli altri, nell’amore e nella pazienza, possiamo preparare in questi giorni un tempo migliore”».

La prima Pasqua ridotta e a casa. «Consentitemi ora un breve pensiero sull’odierna liturgia: ci viene ricordato che “i fanciulli degli ebrei agitavano rami di ulivo andando incontro al Signore”. I bambini si contentano sempre di poco. Per loro è stato sufficiente un ramo di ulivo, una palma per dare gloria a Dio. Purtroppo, fratelli miei, in duemila anni di cristianesimo è la prima volta che celebriamo la Pasqua in una maniera così ridotta, e questo, credetemi, è una grande sofferenza per tutti voi, ma anche per noi sacerdoti e vescovo, vostri pastori. Ma, come quei bambini, cercate di ritrovare anche voi, pur restando nelle vostre case, il gusto dello stupore, della bellezza della nostra fede e la gioia di seguire Gesù che ci precede portando la sua croce».

Fedeli e coerenti al Vangelo. «Fratelli, come i bimbi di cui parla la Liturgia odierna – ha evidenziato il cardinale –, non vergogniamoci mai della nostra fede e dei riti così belli della nostra religione. Ricordiamo, con commozione, come anche noi, da piccoli, abbiamo vissuto la nostra fede semplice e il nostro incontro con Gesù. Lui un giorno ha detto: “se non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Ed ora, che siamo adulti, dimostriamo, cari amici, la nostra fedeltà e la nostra coerenza a vivere il Vangelo, anche quando ci chiama, come oggi, a seguire Cristo lungo la via della Croce. Questo è l’unico modo per potere con Lui risorgere nella Pasqua. E come facevamo da piccoli, affidiamoci anche in questa terribile calamità, al nostro Padre misericordioso, a Gesù fratello nostro, alla sua grazia, alla sua parola, alla preghiera. Vi supplico, tornate a pregare…!».

Gli studenti che non hanno lasciato Perugia. «Permettetemi, a conclusione di questa breve omelia, un pensiero sulla Giornata Mondiale dei giovani. Cari giovani, forse in questo tempo siamo più portati a rientrare in noi stessi e a dialogare con chi ci sta vicino. Mi auguro che ciascuno di voi ritrovi nella sua famiglia quella piccola chiesa domestica che gli possa essere d’aiuto; ma in questo momento penso anche a tutti gli studenti universitari, che non hanno lasciato Perugia, e sono lontani dal calore delle loro famiglie. A tutti voi vorrei riuscire a dire una parola, che riscaldi il vostro cuore».

La morte in croce è atroce, si muore soffocati. Il cardinale Bassetti, nel commentare il Vangelo, ha detto: «Abbiamo ascoltato, dalla lettura della passione secondo San Matteo, le ultime parole che Gesù pronuncia sulla croce prima di morire: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La morte in croce è atroce, perché si muore soffocati; proprio come sono morti tanti nostri fratelli colpiti dal virus; perciò questo grido a Gesù deve essergli morto sulla gola. Qualcuno si domanda: ma Gesù ha forse perso la fiducia nel Padre avendo detto “Padre, perché mi hai abbandonato?”. No, ha voluto soltanto gridare la sua solitudine, il suo strazio, lo stato di abbandono in cui veniva a trovarsi, lui che aveva preso su di sé tutto il male e i peccati del mondo! E tutto questo stato d’animo, in quel momento si concentra in un grido. In quel grido, cari giovani, ci sono i drammi di tutta l’umanità, i nostri peccati, ci sono le nostre incoerenze, ci sono le nostre paure e, perché no, anche tutti i drammi che l’umanità vive in questi giorni. Gesù nella sua umanità può avere anche lui temuto per un attimo l’abbandono del Padre, ma nel momento in cui è spirato ha riacquistato tutta la sua fiducia: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”».

Il mondo ha bisogno dei giovani per cambiare. «Cari giovani, imitate Gesù: vivete la vostra vita con una passione forte e con tanta generosità – è stato l’auspicio del cardinale –. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Il mondo ha bisogno di voi giovani per cambiare; la società ha bisogno di giovani forti, abbiate voi in nome del Vangelo il coraggio di diventare anche coscienza critica per tanti sbagli che si compiono nella società. Cari ragazzi, vorrei dirvi, con le parole di un grande maestro dei giovani, don Tonino Bello, che voi “non siete inutili: siete irripetibili”. La Chiesa fa affidamento sulla riserva di speranza che voi nutrite. E nessuno vi tolga la capacità di sognare, perché i vostri sogni precedono sempre l’aurora».

Il vescovo “santo” Tonino Bello e i giovani. «Voglio concludere con le parole che lo stesso don Tonino Bello rivolse ai giovani che stavano attorno al suo letto quando mancavano tre giorni alla morte, che avvenne il 20 aprile 1993; la sua voce era flebile e appena percettibile: “Cari ragazzi, auguro a tutti voi una vita splendida, illuminata dal sole che è Cristo. Voglio solo chiedere a Lui di benedire i vostri passi fino all’ultimo momento. Su tutte le orme dei vostri passi possano crescere tanti fiori… Tutta la gente che incontrerete possa benedirvi per avervi conosciuti. E quando la sera andrà a dormire, possa dire: ‘grazie Signore che mi hai fatto incontrare Michele, Angela, Antonella’… E tutti possano benedire il cielo perché, sulla loro strada, hanno incontrato voi…”. Amen».

Spoleto – domenica delle Palme in tempo di Coronavirus, in assenza di fedeli. L’arcivescovo Boccardo: «In Gesù si ritrova tutta la vicenda del dolore umano. In lui crocifisso vediamo oggi tutta l’umanità ferita e dolorante a causa della terribile pandemia».

Con la Domenica delle Palme, o più propriamente Domenica della Passione del Signore, è iniziata la solenne annuale celebrazione della Settimana Santa, nella quale vengono ricordati e celebrati gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù, con i tormenti interiori, le sofferenze fisiche, i processi ingiusti, la salita al Calvario, la crocifissione, morte e sepoltura e infine la sua Risurrezione.

Celebrazione a porte chiuse. Quest’anno le celebrazioni, a causa della Pandemia del Coronavirus, avvengono senza la partecipazione dei fedeli, a porte chiuse. A Spoleto domenica 5 aprile 2020 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha presieduto due momenti di preghiera nel Duomo di Spoleto: la celebrazione dell’Ufficio delle Letture e delle Lodi (alle 9.00) e la Messa delle Palme (alle 11.00). Entrambi sono stati trasmessi in diretta sulla pagina Facebook (SpoletoNorcia) e sul canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi. La diretta streaming, coordinata dall’Ufficio stampa diocesano, è stata realizzata grazie alle professionalità di Matteo Brocanello e Luca Starpi. Alla celebrazione, secondo quanto stabilito dall’autorità governativa, erano presenti, oltre naturalmente all’Arcivescovo e ai preti della Città che hanno concelebrato: il diacono, i lettori, l’organista, un numero esiguo di cantori e gli operatori per la trasmissione video in diretta. Tutti costoro, ha scritto il Ministero dell’Interno, “hanno giustificato motivo per recarsi dalla propria abitazione alla sede ove si svolge la celebrazione e, ove coinvolti in controlli o verifiche da parte delle Forze di polizia, attraverso l’esibizione dell’autocertificazione o con dichiarazione rilasciata in questo senso dagli organi accertatori, non incorreranno nella contestazione e nelle relative sanzioni correlate al mancato rispetto delle disposizioni in materia di contenimento dell’epidemia da Covid-19”.

Omelia dell’Arcivescovo. «In Gesù – ha detto mons. Boccardo – si ritrova tutta la vicenda del dolore umano. In lui crocifisso vediamo oggi tutta l’umanità ferita e dolorante a causa della terribile pandemia che tutti minaccia e continua a mietere vittime. Gesù raccoglie in sé tutte le lacrime e tutte le lacerazioni fisiche ed interiori per portarle a Dio e dar loro un senso che solo Dio può trovare. Nella morte in croce di Gesù, senza fraintendimenti, si svela in pienezza il suo segreto: egli non era un messia politico trionfatore ma è il Figlio di Dio che donandosi salva. Ed è a questa professione di fede che siamo oggi invitati e condotti dalla liturgia attraverso la proclamazione della passione, proprio in un tempo – ha detto il Presidente della Conferenza episcopale umbra – in cui ci sentiamo minacciati da un nemico potente e invisibile e ci riconosciamo più che mai bisognosi di difesa e di salvezza. Solo accettando la “miseria” del Gesù uomo e il paradosso della croce potremo scoprire il Figlio di Dio».

Terni – domenica delle Palme. Mons. Piemontese: “Nei momenti critici dell’esistenza affiorano le domande cruciali della vita. E la risposta non può essere quella dettata dalla paura di una pandemia. La risposta è Gesù”.

Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, hanno avuto inizio le liturgie pasquali della Settimana Santa, segnate dalla pandemia da Covid-19 che ha causato migliaia di morti.
La celebrazione nella Cattedrale di Terni, senza il concorso di popolo, presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese, è stata introdotta con il rito della benedizione dei rami d’ulivo e la lettura del brano dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, cui è seguita la processione dei sacerdoti concelebranti, don Alessandro Rossini parroco della Cattedrale, don Carlo Romani, don Stefan Sallisanimarum, padre Mario Lendini, don Roberto Cherubini parroco di Santa Croce, che hanno percorso la navata centrale verso l’altare maggiore al canto dell’osanna. Il rito è proseguito con la lettura della Passione di Gesù e la celebrazione eucaristica.
L’OMELIA DEL VESCOVO
“Iniziamo insieme una Settimana particolare per la Chiesa; è chiamata santa per il mistero che si ricorda e si rinnova: la Pasqua di Nostro Signore Gesù Cristo, il suo esodo, fatto di passione, morte e risurrezione.
Due momenti, in questa celebrazione delle Palme si intrecciano: mistero di gloria e di passione. Infatti dopo la commemorazione dell’ingresso in Gerusalemme, abbiamo proclamato il racconto della passione di Gesù secondo l’evangelista Matteo. E’ lo stesso mistero della nostra esistenza, strettamente intrecciato, sull’esempio di Gesù, dalla sofferenza, dalla passione e dalla morte come esperienza di amore, che viene trasformata dalla risurrezione.

La condizione particolare in cui la nostra nazione, anzi gran parte del mondo, si trova quest’anno per l’epidemia di Coronavirus e l’impossibilità di essere presenti fisicamente in chiesa alla celebrazione dei santi misteri della nostra Redenzione, che si rinnovano nei giorni santi della settimana santa, ci aiuta ad attrezzare il nostro mondo interiore per rapportarci con più profonda spiritualità a Cristo che comunque rinnova per noi il mistero pasquale.
Siamo passati da una disponibilità di celebrazioni ad ogni ora e per ogni gusto alla condizione di chi non può fare altro che partecipare nel desiderio o attraverso i media ai santi riti che ci mettono in contatto con Gesù e con la Chiesa, comunità viva.
A cominciare da questa giornata, domenica delle palme, spiritualmente siamo parte del corteo dei discepoli e della folla che accompagna Gesù nel suo ingresso a Gerusalemme, cantando l’osanna a Gesù e disponendoci a seguirlo nella sua passione e morte per essere parte della sua risurrezione. In questi giorni molti di noi si sono uniti dalle finestre delle case al coro virtuale fatto di condomini e di concittadini per esprimere col canto la speranza e la gratitudine per chi è negli ospedali. Tutti noi, credenti, discepoli di Gesù, impediti di essere riuniti nelle nostre chiese per partecipare ai santi misteri, possiamo unirci spiritualmente con la preghiera, col canto, con l’ascolto attento, dinamico e dialogante della Parola della Liturgia di questi giorni, particolarmente ricca.
Nessuno potrà consolarci per la privazione dell’Eucarestia, ma possiamo ugualmente far risuonare nella nostra casa-chiesa domestica la Parola di Dio con la proclamazione “drammatizzata” da parte di tutti, adulti e ragazzi, delle letture proposte dalla Liturgia per questa giornata. La Parola che risuona nella casa sarà più forte ed efficace del Coronavirus, che si aggira minaccioso intorno a noi.
Il racconto, fatto dall’evangelista Matteo, dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, dalla tonalità festosa ed osannante, si conclude con questa domanda:
“Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
Nel volgere delle ore di questi giorni, miste di silenzio, di noia, di ozio e di relazioni virtuali, il tutto avvolto dalla sensazione di angustia, generata dalla minaccia oscura del Coronavirus, anche noi vogliamo interrogarci «Chi è costui».
Nei momenti critici dell’esistenza personale e comunitaria affiorano le domande cruciali, che sono alla base della filosofia della nostra vita.
Per un cristiano, come lo fu per gli apostoli e i discepoli, questa è “la domanda”: “chi è Gesù”.
E la risposta non può essere quella dettata dalla paura o dalla contingenza di una pandemia dallo svolgimento drammatico per la presenza di migliaia di morti e per l’esito incerto e imprevedibile, ma è quella che scaturisce dalla lucidità di una riflessione non distorta dalle distrazioni consumistiche e dall’offuscamento mentale riverso su uno stato di benessere unicamente materiale e di piaceri mondani. Una risposta che lucidamente fa riferimento ad una storia di amore, di amore totale che Gesù di Nazareth ha vissuto e testimoniato nei confronti di Dio Padre, dell’umanità intera e di ciascuno di noi.
La proclamazione delle letture della messa e in particolare del racconto della Passione di Gesù secondo Matteo concorrono e delinearci la figura di Gesù, così come è stata preannunziata nell’Antico Testamento (Prima lettura e Vangelo), come è stata interpretata da Paolo (Seconda lettura).
Matteo ci accompagna passo dopo passo dietro a Gesù che vive il mistero dell’iniquità dalla notte del tradimento, del rifiuto da parte dei capi e del popolo, dell’abbandono dei suoi discepoli, fino alla crocifissione e alla morte. Ma che sperimenta anche il conforto di Maria, delle donne, del Cireneo, di Giuseppe d’Arimatea, di Nicodemo e del Padre che lo innalza nell’alto della croce e della risurrezione
Attraverso questa santa celebrazione, anche noi, con l’aiuto dello Spirito, insieme a tutta la Chiesa, vogliamo professare come la folla di Gerusalemme: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea», e infine come il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù ai piedi della croce: «Davvero costui era Figlio di Dio!».
Il salmo responsoriale, che abbiamo proclamato, si intitola Canto dell’isolamento ed è risonanza della situazione e della riflessione di questi giorni di isolamento.
E’ il canto di chi, per un motivo o un altro, cade in disgrazia di fronte agli altri: di chi è colpito dalla malattia, dalla sofferenza che sembra senza sbocco, dalla morte dei cari, dalla perdita del lavoro, da una prospettiva di futuro economico incerto e di precarietà, di relazioni interpersonali diverse da quelle passate.
Un canto doloroso che diventa uno sfogo per una situazione che, nella sua ineluttabilità, bisogna accettare. E’ il canto di Gesù tradito, umiliato e abbandonato.
Ma anche il canto della comunità dei discepoli, colpita da tragedie e ora dalla epidemia, dalla paura del futuro.
Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa.
Ma anche la preghiera che canta la speranza di una situazione transitoria che è nelle mani di Dio, che ha l’ultima parola. “Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto”.
In questa preghiera sono presenti i fratelli. “Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all’assemblea”, richiamo all’assemblea che si ricostituirà per sperimentare l’unità di popolo, per lodare il Signore. Fa riferimento alla discendenza di Giacobbe, alla comunità dei discepoli, alla chiesa salvata dalla passione, morte e risurrezione del Signore.
La settimana santa, la Pasqua del Signore, la primavera che ci avvolge con i fiori e i colori, la generosità di tanti uomini e donne, la fede e l’amore per il Signore di migliaia di fratelli, i santi misteri che ovunque nel mondo, nelle chiese, nelle case celebriamo, ci annunciano la speranza che il mondo cambierà, gli uomini saranno salvati, un tempo nuovo di bellezza e di amore tornerà.
Perché Gesù è morto ed è risorto… per noi.
Quest’anno non vi sarà la distribuzione né lo scambio dei rami di ulivo.
Solo un ramo uscirà dalla Chiesa, portato misticamente dallo Spirito nelle vostre case, come uscì dall’arca di Noè quale premessa e segno di speranza perché l’arcobaleno tornerà a ristabilire l’alleanza di Dio con l’umanità.

Assisi – Lettera di monsignor Sorrentino alla comunità diocesana alla vigilia della settimana Santa

“Una Pasqua vera al tempo del coronavirus”. È il titolo della lettera scritta dal vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino e indirizzata ai fedeli, in questo periodo di sofferenza e fragilità. Una lettera per augurare una buona Pasqua di risurrezione, di famiglia e di futuro e per stare vicino alla comunità che vivrà questa solennità “unendosi” alle celebrazioni tramite le dirette streaming, a seguito delle restrizioni del Governo per evitare il contagio da Covid-19.

All’inizio della missiva il vescovo scrive che questa Pasqua verrà ricordata come la “Pasqua del coronavirus” e propone poi alcuni pensieri, approfondendo e riflettendo su: la Pasqua è Calvario, risurrezione, famiglia e futuro e su quello di celebrare con la vita.

Il vescovo infatti nella parte conclusiva della missiva, pone l’interrogativo su come vivremo questa singolare Pasqua 2020. “È ormai chiaro – scrive – che si continuerà a celebrare a porte chiuse, con i sacerdoti che porteranno tutti spiritualmente all’altare e gli altri fedeli che si uniranno dalle case, aiutandosi, come possono, con la televisione e i ‘social’. Approfittiamone per riportare nelle case più preghiera e più parola di Dio. Leggere una pagina di Vangelo al giorno non è un grande impegno, ma può darci tanto. Continuiamo a testimoniare solidarietà ai fratelli e alle sorelle che, più di noi, stanno sopportando il peso della prova. Quegli ammalati, quei morti ai quali va la nostra preghiera di suffragio, quelle famiglie devastate dal dolore, quelle fabbriche chiuse e gli operai destinati a un nuovo periodo di precarietà, quei medici, infermieri, volontari che si stanno prodigando e sono allo stremo delle forze, ci stiano nel cuore. Non ci sia una sola preghiera in cui li dimentichiamo. Vinciamo le tentazioni dell’egoismo, che già affiorano, e si faranno forse ancora più forti nello stadio della ripresa. L’amore sia il nostro ‘distintivo’: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35). Buona Pasqua! Sia davvero, nel ‘deserto’, una Pasqua di risurrezione, di famiglia e di futuro”.

Lettera del vescovo monsignor Domenico Sorrentino

Terni – le celebrazioni della Settimana Santa nella Cattedrale. Mons. Piemontese: “La passione della nostra società e della Chiesa, provocata dalla epidemia più che mai diventa la passione di Cristo”. Le dirette Facebook e televisive

Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, hanno inizio le liturgie pasquali della Settimana Santa, durante la quale si fa il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

Una Settimana Santa e una Pasqua 2020 segnate dalla pandemia da Covid-19 che ha causato migliaia di morti.

“ll mesto corteo di camion militari, che nel buio della notte, si dirigono verso i forni crematori – ricorda il vescovo Piemontese nella lettera inviata alla comunità cristiana – ha richiamato a tutti noi la tragica immagine dei militi ignoti, vittime della prima vera terza guerra mondiale, la prima globalizzata non dichiarata e senza eserciti nemici schierati. A questa comunità di fedeli defunti, in attesa della risurrezione, è stato riservato un silenzioso e frettoloso commiato, che si ripete, con numeri altrettanto elevati, su più fronti di lotta in varie parti del mondo, con un nemico invisibile, prodotto e conseguenza di civiltà dal progresso smisurato e senza norme e da un orgoglio che ha come sbocco il suicidio della società stessa. E intere comunità locali e virtuali piangiamo i nostri morti: genitori, nonni, fratelli e sorelle, senza distinzioni di appartenenze; onoriamo col ricordo e la preghiera tutti, specie gli eroi, medici, infermieri e operatori vari, vittime dell’adempimento del dovere”.

In questi giorni di isolamento e disagi, la Chiesa ricorda il senso profondo della fede, nel ritrovarsi come comunità unita, fraterna e solidale: “Nei giorni della Settimana Santa – prosegue il vescovo – saremo in condizione di comprendere nelle ferite inferte alla nostra carne, al nostro corpo, ai nostri affetti, alle nostre comunità, particolarmente preoccupate per il presente e per un futuro incerto, la vicinanza di Gesù. La passione della nostra società e della Chiesa, provocata dalla epidemia più che mai diventa la passione di Cristo, che vuole associarsi a noi come conviandante nel cammino di ripresa e di guarigione, dentro e fuori della città”.

Le celebrazioni della Settimana Santa, in periodo di pandemia da coronavirus, saranno celebrate senza la presenza dei fedeli nelle parrocchie e nelle cattedrali della diocesi.

Le celebrazioni nella Cattedrale di Terni saranno presiedute dal vescovo Piemontese a cominciare da domenica 5 aprile, domenica delle Palme, alle ore 10 (trasmessa in diretta televisiva da TeleTerni. Canale 15 del digitale terrestre)

Il Triduo pasquale: giovedì, venerdì e sabato celebrazione delle letture e delle Lodi alle ore 9.

– Giovedì 9 aprile alle ore 17 nella Cattedrale di Terni si terrà la celebrazione della messa in “Coena Domini” in cui si ricorderà l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima Cena (trasmessa da Telegalileo canale 115 digitale terrestre)
– Venerdì 10 aprile alle ore 17 nella Cattedrale di Terni il vescovo presiederà la celebrazione della Passione del Signore. (trasmessa da Telegalileo canale 115 digitale terrestre)
– Sabato 11 aprile alle ore 21 nella Cattedrale di Terni la Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale.

– Domenica 12 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 10 nella Cattedrale di Terni (trasmessa in diretta televisiva da Teleterni canale 15 del digitale terrestre).

Tutte le celebrazioni della Settimana Santa nella cattedrale di Santa Maria Assunta a Terni saranno trasmesse in diretta sulla pagina Facebook della Diocesi di TerniNarniAmelia e sul canale Youtube della Diocesi TerniNarniAmelia.

Spoleto – Sussidio per vivere in famiglia il Triduo Pasquale al tempo del Coronavirus. L’Arcivescovo: «Vivrò il Triduo a porte chiuse, ma vi porterò tutti attorno all’altare del Signore». Le celebrazioni diretta su Facebook e YouTube

Con la Settimana Santa si entra nel cuore del mistero cristiano, che svela il senso della vita, della sofferenza e della morte. Vi si entra sui passi di Gesù, avvolti da un amore donato fino in fondo. Vi si entra consapevoli che, dalla sua morte e risurrezione, fioriscono per tutti – anche in un tempo difficile come l’attuale – la salvezza, la speranza e la pace.

«La situazione eccezionale che stiamo vivendo – scrive l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo – non ci permetterà quest’anno di partecipare alle liturgie del Triduo Pasquale, ma non può farci rinunciare a vivere la Pasqua. L’impossibilità di celebrare e ricevere il sacramento eucaristico e di incontrarci con la comunità parrocchiale non impedisce di pregare insieme e di gustare in profondità la bellezza della liturgia familiare. Immagino che anche voi, care famiglie cristiane, genitori e figli, in questi giorni santi desideriate unirvi con i gesti della fede alla preghiera della Chiesa nella vostra Chiesa domestica. E allora abbiamo predisposto alcune pagine che vogliono essere un piccolo strumento per accompagnare e sostenere questi momenti privilegiati. I sacerdoti e il Vescovo – conclude mons. Boccardo – vivranno il Triduo Pasquale “a porte chiuse” a causa delle ragioni di sicurezza e prudenza che ben conosciamo, ma vi assicuro che vi porteremo tutti con noi attorno all’altare del Signore, dove deporremo a nome vostro gioie e dolori, fatiche e speranze, invocando sulla vostra casa la pace e la consolazione che il Signore risorto dona ai suoi amici».

Le celebrazioni della Settimana Santa che l’Arcivescovo celebrerà in Cattedrale, in assenza di fedeli, verranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook (SpoletoNorcia) e sul canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi. Calendario:

5 aprile, Domenica delle Palme: ore 11.00, Messa.

9 aprile, Giovedì Santo: ore 18.00, Messa in coena Domini.

10 aprile, Venerdì Santo: ore 18.00, Celebrazione della Passione del Signore.

11 aprile, Sabato Santo: ore 21.00, Veglia pasquale.

12 aprile, Domenica di Pasqua: ore 11.00, Messa.

 

Spoleto – Sussidio per vivere in famiglia il Triduo Pasquale (download)

Perugia – la Settimana Santa 2020 nel tempo del “Coronavirus”. Le celebrazioni presiedute dal cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo:

Con la Domenica della Palme (5 aprile), che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, i cristiani entrano nella Settimana Santa: Passione, Morte e Risurrezione del Signore, il cuore dell’Anno liturgico. Quest’anno l’intero tempo di preparazione alla Pasqua, la Quaresima, è stato caratterizzato dalla pandemia da Covid-19 che ha causato in Italia fino ad oggi quasi 15mila morti (il numero dei soli decessi avvenuti nelle strutture ospedaliere), tanta sofferenza nel corpo e nello spirito e non poche limitazioni delle libertà costituzionali per contenere il più possibile il contagio. Una situazione, a memoria d’uomo, che non ha precedenti nel nostro Paese.

Mancheranno, soprattutto ai credenti praticanti, i tradizionali riti della Settimana Santa che si sarebbero dovuti aprire in ogni parrocchia di città, di periferia e di paese con la “processione delle palme”, i ramoscelli d’ulivo che si portano a casa come segno di pace e di benedizione.

La Quaresima 2020 è stata vissuta nella sua pienezza cristiana, con fede, speranza e carità, elevando al Signore incessanti preghiere da casa, divenuta «piccola chiesa domestica», come ha ricordato più volte il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. A testimoniarlo sono anche i dati di ascolto di milioni di persone nel seguire messe e momenti di preghiere attraverso tv, radio, internet e social media. I credenti sono stati avvicinati ancor più alla sofferenza, alla solitudine e alle privazioni di Gesù nei quaranta giorni trascorsi nel deserto.

Altra sofferenza per i fedeli è quella di essere privati dalla partecipazione diretta ai riti della Settimana Santa. Questi, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, saranno presieduti dal cardinale Bassetti. Il presule invita i fedeli a viverli con particolare raccoglimento tra le mura domestiche per accogliere ciascuno nel proprio cuore Gesù, che «è veramente Risorto», ricordando a tutti che il Triduo pasquale è il «centro della nostra fede e della nostra vita cristiana».

Le celebrazioni della Settimana Santa nella cattedrale di San Lorenzo saranno trasmesse in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali: Domenica delle palme, 5 aprile, ore 10, Commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme e Messa della passione del Signore; Giovedì Santo, 9 aprile, ore 17, Messa nella Cena del Signore; Venerdì Santo, 10 aprile, ore 15, Celebrazione della Passione del Signore; Sabato Santo, 11 aprile, ore 21, Veglia pasquale nella notte santa; Domenica di Pasqua, 12 aprile, ore 10, Messa della Risurrezione del Signore.

Frati Assisi – la Pasqua ai tempi del Coronavirus – dirette streaming e numero verde per parlare con i Frati

E’ dedicato al coronavirus e alla ”inedita” Pasqua il numero di aprile della rivista San Francesco. Sul titolo della copertina, disegnata da Antonio Sullo, campeggia la scritta “Ce la faremo” e l’immagine del Santo di Assisi che senza paura porta l’Italia sulle spalle, “assaltata” dal Covid-19. Una miriade di uccelli, con tanto di mascherina protettiva, fanno da scudo attorno al Poverello, aiutandolo a sostenere la Nazione ferita.

Un mondo colpito dalla pandemia e che ha bisogno di vicinanza e sostegno. Proprio per questo i frati del Sacro Convento di Assisi hanno deciso di inviare gratuitamente a chi lo richiede tre numeri del mensile francescano; aumentare il numero delle dirette streaming di messe e preghiere su sito sanfrancesco.org; e infine di attivare un numero verde 800.333.733 per parlare direttamente con i frati.

Quella di quest’anno sarà una Pasqua diversa, amara e tragica, ma sarà comunque Pasqua. L’ottimismo deve vincere sulla paura e il dolore. L’Arcivescovo di Benevento, Monsignor Felice Accrocca, introduce il lettore alle celebrazioni pasquali con una esortazione molto chiara: «quelli attuali sono giorni difficili e in tantissimi non potranno prender parte dal vivo alle celebrazioni, ma Francesco ci insegna ad accogliere con serenità gli eventi, accettando anche il dolore.
Fare Pasqua vuol dire trasformare il dolore in amore, senza masticare rabbia e meditare vendette, perché così ha fatto il Signore; vuol dire saper gioire delle piccole cose, contentarsi di quel che si ha».

La situazione italiana e internazionale ai tempi del Coronavirus sono il fulcro attorno cui ruota questa edizione del mensile francescano. Il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, evidenzia nella sua riflessione, come questa pandemia abbia messo «a nudo tutta l’immaturità di un popolo. Il senso di responsabilità non è sufficientemente diffuso e la nostra leggerezza provoca danni enormi, talora irreversibili. Emergono egoismi e grettezze». Anche in questo caso è il Santo a venire in nostro soccorso, indicando una via da percorrere, una strada che ci condurrà verso un nuovo mo(n)do.

Il direttore della rivista, Padre Enzo Fortunato, nel suo editoriale si, e ci, interroga intorno alla parola opportunità «e se dovesse essere davvero una grande opportunità per l’umanità e per ognuno di noi? Si riscoprono affetti lontani e anche le telefonate terminano con un ti voglio bene. La solidarietà non è più una parola che dà fastidio. Vedere questa pandemia anche come un’opportunità per il futuro».

Per il sociologo Domenico De Masi, intervistato dalla nostra redazione, si tratta di un grande corso di formazione collettivo sia per i lavoratori con lo smart working sia per i fedeli con la telepreghiera perché «ognuno è solo con Dio in qualsiasi momento, alla preghiera corale si può supplire con momenti di raccoglimento individuale e il fedele può agire in nome di Dio con buone azioni rivolte ai più fragili e agli anziani».

Nello speciale dedicato al coronavirus anche le testimonianze del filosofo e psicologo, Umberto Galimberti che evidenzia la differenza tra paura e angoscia, per cui la seconda nasce dal fatto che non si conosce da «dove viene il pericolo e quindi si è sempre in uno stato di fibrillazione perenne»; e del cappellano del penitenziario “Due Palazzi” di Padova, don Marco Pozza, che parla della situazione carceraria italiana e ci ricorda che i detenuti sono ritenuti “lupi”. «A Gubbio il Santo ha compiuto due miracoli: prima ha addomesticato il lupo, poi ha bussato alle porte dei cittadini impauriti e ha detto ‘Credetemi, il lupo non fa più paura’».

Il mensile si conclude con un’intervista esclusiva a Padre Firas Lutfi sulla tragica guerra che sta colpendo la Siria e i tanti indifesi civili. Una guerra che ha raggiunto dimensioni di carattere globale e le vittime sono principalmente bambini come conferma il portavoce nazionale UNICEF, Andrea Iacomini: «soltanto nel 2018 sono stati uccisi 1.100 bambini nei combattimenti, nel 2019 quasi 900 con centinaia di migliaia i feriti».

LE INIZIATIVE DEI FRATI DI ASSISI

In questo periodo particolare per l’Italia e per il mondo intero i frati di Assisi hanno pensato di inviare tre numeri gratuiti della rivista San Francesco: basta inviare una mail a redazione@sanfrancesco.org o collegarsi al sito sanfrancesco.org. E’ possibile inoltre parlare con un frate chiamando il numero verde 800.333.733 dalle 10 alle 12 e dalle 15.30 alle 18.

Le messe nella Basilica di San Francesco via streaming sono sul sito sanfrancesco.org e sulla pagina Facebook “San Francesco d’Assisi”: dal lunedì al sabato alle 6.30 e alle 18.30; la domenica alle 7.15 e alle 18.00. Inoltre, sul sito sanfrancesco.org, è possibile collegarsi sempre, a qualsiasi orario, alla webcam della Tomba di San Francesco dove, tutti i giorni alle 12.30, viene recitata la preghiera dell’Angelus e dove è possibile lasciare una preghiera al Santo di Assisi.

Lettera di Mons. Cancian ai religiosi e religiose

Carissime sorelle e carissimi fratelli, vengo a dirvi che purtroppo il nostro incontro di Collevalenza fissato per sabato 9 maggio, come potete ben comprendere, è rinviato a data da concordare, forse in settembre/ottobre 2020.
Con affetto fraterno ci auguriamo una Pasqua tutta speciale, carica di intensa preghiera e di pieno coinvolgimento affettivo ed effettivo per tutto quello che possiamo fare in questo momento tragico del coronavirus. Credo che noi religiosi e religiose possiamo dare un notevole contributo come in passato l’hanno offerto I confratelli e le consorelle in tempi simili al nostro. La carità “ci spinga” come dice San Paolo a fare nostre le sofferenze di tantissime persone e ad alleviarle per quanto è nelle nostre forze. Grazie di cuore a tutte le persone religiose che con grande impegno stanno portando avanti l’accoglienza di anziani, il servizio dei malati e dei poveri, l’aiuto alle famiglie… Diamo esempio e prendiamo esempio da quelli che si stanno totalmente dedicando agli altri, pagando di persona e correndo anche il rischio della vita. Ci incoraggiamo a vicenda con la Parola di Dio di questi ultimi giorni di Quaresima, seguendo la grande testimonianza di papa Francesco (molto bella la sua preghiera di venerdì 27 marzo). Credo che avete letto e apprezzato la lettera molto bella rivolta alle claustrali dal vescovo monsignor Arturo Aiello. Condivido i sentimenti di stima e gratitudine da lui espressi per i religiosi e le religiose che continuano oggi la «evangelica testificatio» richiamando tutti all’essenziale.
Santa Pasqua! Supplichiamo con forza il Signore perché sia Pasqua di liberazione dalla terribile pandemia che sta seminando strage e tutto il mondo si converta all’unico vero Dio e alla fraternità universale.
Vi abbraccio e vi benedico

+ Domenico Cancian
delegato Ceu per la Vita Consacrata