Assisi – “Con il cuore nel nome di Francesco”, il foulard della solidarietà di Cutuli per i poveri italiani

Si terrà martedì 9 giugno alle 20.35, dal sagrato della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, “Con il Cuore, nel nome di Francesco” la maratona di solidarietà dei frati del Sacro Convento per i poveri del nostro Paese. Anche quest’anno il maestro tintore Claudio Cutuli, ha realizzato per l’evento un foulard ottenuto dall’ortica che riproduce l’affresco della Basilica di San Francesco “Guarigione dell’uomo di Lerida”, un inno alla vita e alla rinascita. Al via la speciale iniziativa “Il tuo gesto con il cuore” dove sarà possibile inviare tramite il sito conilcuore.info o via mail conilcuore@sanfrancesco.org una personale immagine di solidarietà ai frati di Assisi.

«L’opera di alta manifattura tintoria è frutto di selezionate e ricercate materie prime provenienti dal mondo naturale e minerale. La creatività, l’artigianalità e il rispetto per l’ambiente sono da sempre il motore del nostro lavoro – ha dichiarato Claudio Cutuli -. Ogni anno con i frati del Sacro Convento di Assisi mettiamo a disposizione l’arte e la passione a sostegno di coloro che hanno bisogno e vivono in gravi difficoltà economiche». Quella di quest’anno sarà un’edizione unica: Carlo Conti condurrà, in diretta su Rai1 dal sagrato della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi senza pubblico, e con lui Gianni Morandi. Una serata speciale che unisce musica, cultura e spiritualità, per aiutare le mense francescane in Italia e le famiglie colpite economicamente dal coronavirus. L’evento verrà trasmesso in simulcast su Rai Radio1. Il programma andrà in onda in replica domenica 5 luglio alle 16 sempre su Rai1.

«Quando due mesi fa in piena fase 1 ci siamo sentiti con il direttore di Rai 1 Stefano Coletta e con padre Enzo Fortunato ci siamo detti che “Con il cuore” dovevamo farlo – ha dichiarato Carlo Conti -. Perché è importantissimo promuovere una raccolta fondi per le tantissime famiglie che in questa crisi dovuta alla pandemia fanno la coda alle mense francescane e che bussano sempre di più. Abbiamo pensato di fare una cosa diversa, più intima, più francescana, più raccolta per fare raccolta. Pensando a quel prato verde, davanti alla basilica, ci è venuto in mente subito Gianni Morandi. La televisione sta riaccendendo i riflettori in cerca di una nuova normalità».

Sarà possibile sostenere la campagna di solidarietà dei frati di Assisi “Con il Cuore, nel nome di Francesco” con SMS e chiamate da rete fissa al 45515 fino al 15 luglio. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulare Wind Tre, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali; sarà di 5 euro al 45515 per ciascuna chiamata da rete fissa TWT, Convergenze, PosteMobile; e 5/10 euro da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb, Tiscali. Sarà possibile anche chiamare il numero verde 800.386.386 dove si potrà ricevere l’immagine con la preghiera semplice di San Francesco.

L’iniziativa è promossa dal Sacro Convento di Assisi e dall’Istituto per il Credito Sportivo. La produzione del programma “Con il Cuore, nel nome di Francesco” è affidata alla Rai con il patrocinio di Provincia di Perugia e Comune di Assisi.

COME DONARE

SMS E CHIAMATE DA RETE FISSA – 45515 fino al 15 luglio

NUMERO VERDE – 800 386 386

Foligno – formazione online per gli educatori degli oratori parrocchiali e gruppi giovanili

A partire da mercoledì 3 giugno dalle ore 18.55 alle 20.00 inizia la formazione online per gli educatori degli oratori parrocchiali e gruppi giovanili della Diocesi di Foligno in vista delle attività estive sulla piattaforma digitale Gsuite for Education acquistata dalla Fondazione San Domenico ente che gestisce i mezzi di comunicazione della Diocesi di Foligno. Questa formazione è, come suggerisce il progetto della Conferenza Episcopale Italiana “Aperto per ferie”, un’occasione importante per ripensare lo stile della nostra presenza educativa nel territorio attraverso gli oratori parrocchiali. Dal 15 giugno, secondo Linee guida del ministero per la fase 2 dell’emergenza COVID-19, riapriranno le attività dei centri estivi. Per questo il Coordinamento diocesano oratori oltre alla formazione per realizzare una buona ed efficace progettazione in sicurezza, offrendo ai ragazzi un’esperienza educativa attraverso il loro protagonismo e sostenere le famiglie in questi mesi di ritorno a una vita sociale “normale”, sta attivando reti di collaborazioni sul territorio con le varie realtà associative e in particolar modo con le Amministrazioni Comunali che dovranno autorizzare i progetti oratoriali, in accordo con le autorità sanitarie.

Inizieremo la formazione con Roberto Raspa per comprendere, in questo modulo fatto di 6 incontri, come il supporto digitale può affiancare nell’attività dell’oratorio in presenza. Le date degli incontri sono: 3/06; 5/06; 8/06; 9/06; 10/06; 11/06; sarà coinvolto il gruppo tecnico-operativo, fatto di volontari adulti, che affiancherà ogni parroco nella progettazione delle attività oratoriali. Roberto Raspa è un docente informatico e un formatore Google Certified Educator.

Proiettati verso la fase 2 del progetto della CEI “Aperto per ferie”, vedremo nelle date 16, 17 e 19 giugno sempre dalle ore 18.55 alle 20.00, con i formatori Fabrizio Carletti e Veronica D’Ortenzio educatrice della Diocesi di Milano, i modelli organizzativi per realizzare un “oratorio arcipelago” con i ragazzi sul territorio e la “scatola degli attrezzi” per vivere le giornate in oratorio. Possiamo già dirci che dobbiamo rinunciare all’immagine dei cortili dei nostri oratori pieni di bambini che corrono senza direzione, file lunghe alle fontanelle accompagnate da piccole spinte per bere per primi, balli di gruppo in cui si sta vicini vicini e merende condivise. Oltre a cercare nuovi spazi, quindi ci troveremo insieme a ripensare ad un’idea di oratorio “allargato”, che esce dai confini e ingloba tutto il territorio.

Fabrizio Carletti laureato in Scienze Politiche, specializzato in socio-antropologia e psico-pedagogia presso l’Università degli Studi di Perugia. Ho operato per 5 anni come direttore di oratorio per poi dedicarsi interamente alla formazione. Ha lavorato come formatore negli ultimi 12 anni in diverse comunità, parrocchie, diocesi sviluppando l’analisi dei bisogni, di programmi, il coinvolgimento e la gestione degli operatori, la pianificazione e l’organizzazione dei progetti. Ha seguito direttori di uffici diocesani e moderatori/coordinatori di unità pastorali nella riconfigurazione dei modelli pastorali sul territorio. Ha partecipato a incontri di formazione e consulenza a livello nazionale, nell’ambito della nuova evangelizzazione, nella programmazione pastorale, nella gestione di gruppi di lavoro e nello sviluppo del pensiero creativo.

Veronica D’Ortenzio educatrice presso gli oratori della diocesi di Milano svolge la propria professionalità principalmente nella parrocchia di san Michele e santa Rita, nel quartiere di Corvetto. Ha curato il Progetto “Parrocchie & Periferie” per la Caritas Ambrosiana. Esperta in marketing educazionale e progetti educativi sul Coding. Ha svolto il corso di perfezionamento sulla gestione degli oratori proposto dall’Università di Perugia.

ASSISI: FRATI FANNO VOLARE IN CIELO VOLTI CHI SI AFFIDA A SAN FRANCESCO CAPPELLA MUSICALE SI ESIBISCE IN PIAZZA VUOTA PER CHIUSURA MESE MARIANO

Sono state liberate nel cielo di Assisi, legate a dei palloncini, alcune delle migliaia di foto inviate alla comunità dei frati del Sacro Convento dai fedeli che si sono affidati a San Francesco durante i mesi di pandemia. Un momento suggestivo che si è tenuto ieri sera sul prato antistante la Basilica Superiore mentre nella piazza Inferiore il coro della cappella musicale del Sacro Convento di Assisi, accompagnato al pianoforte da padre Magrino, celebrava la chiusura del mese Mariano con un’esibizione toccante. L’evento, seguito da oltre 40mila persone è stato trasmesso in diretta sulla pagina facebook di padre Enzo Fortunato.

«Tre sono le parole che sintetizzano questo mese di maggio e di pandemia – ha dichiarato il direttore della rivista san Francesco, padre Enzo Fortunato – restare, ascoltare e ripartire. Tre parole che esprimono il difficile momento che stiamo vivendo e che vogliamo superare». Un’occasione di riflessione e preghiera che si è celebrato prima all’interno della Basilica Superiore, dove sono stati illustrati gli affreschi che rappresentano la Madonna; poi sul sagrato della Basilica, dove i frati hanno fatto volare decine di palloncini con le immagini inviate dai fedeli; e, infine, nella piazza Inferiore, dove si è esibito il coro della Cappella Musicale del Sacro Convento.

Il momento più suggestivo è stato proprio nella piazza Inferiore di San Francesco dove la Cappella musicale della Basilica, diretta da padre Giuseppe Magrino, si è esibita in alcuni brani tra cui lo “Stabat Mater” in onore di tutte le vittime della pandemia e “Santo e Terribile” composta per la riapertura della Basilica Superiore dopo il sisma del ‘97. Padre Magrino ha suonato al pianoforte un brano inedito da lui composto durante questo difficile periodo di pandemia. «L’andamento del brano e la sua struttura vogliono rispecchiare questo momento segnato dal disagio del vivere una quarantena forzata a causa del coronavirus – ha dichiarato il direttore della Cappella Musicale -. Il disagio provato in questo periodo credo abbia lasciato una traccia nell’animo di tutti e si è cristallizzato in questa nuova composizione pianistica».

Celebrato il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù in Collevalenza di Todi. Il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti: «Madre Speranza si è aperta all’azione dello Spirito…, lasciandosi portare per le vie del mondo, donandosi senza misura».

«Con gioia ed emozione, celebro questa santa Eucaristia al Santuario dell’Amore Misericordioso, per pregare Dio e chiedere, per intercessione dei Santi di cui è ricca la terra umbra, la fine della terribile epidemia che ha sconvolto il mondo, provocando decine di migliaia di morti in Italia, in Spagna, e in tanti altri Paesi. È stato ed è ancora, in vaste zone della terra, un vero flagello, che ha messo a dura prova le nostre comunità civili e religiose; che ha trasformato i nostri ospedali in centri di soccorso ed emergenza. Molte famiglie sono state coinvolte dalla morte o dal contagio dei familiari. La paura ha pervaso i cuori di milioni di persone». Così ha esordito il cardinale arcivescovo di Perugia e presidente della Cei Gualtiero Bassetti nell’omelia pronunciata la sera della domenica di Pentecoste (31 maggio), nella basilica del santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, in occasione del 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù, fondatrice delle Famiglie religiose dei Figli e delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. A concelebrare insieme al cardinale Bassetti sono stati il vescovo di Città di Castello mons. Domenico Canciani, membro della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso (FAM), il vescovo emerito di Gubbio mons. Mario Ceccobelli, ospite della grande Famiglia della Beata, e il padre generale dei FAM Aurelio Perez.

Guarigione per i malati. Il porporato, soffermandosi sulle gravi conseguenze spirituali e pastorali della pandemia, ha detto: «Anche la vita delle parrocchie e delle comunità cristiane è stata travolta; i mezzi della comunicazione sociale ci hanno aiutato a restare uniti e solidali. Dopo mesi di privazione anche della santa messa con il popolo, ora siamo qui, in questo Santuario, caro alla memoria di tutta la comunità regionale e oltre. Chiediamo stasera a Gesù, Amore Misericordioso, la guarigione per i malati, la completa remissione per tutti i contagiati, la beatitudine eterna per i morti. Lo chiediamo al Dio della Misericordia, anche per intercessione della beata Speranza di Gesù, fondatrice di questo santuario e delle Famiglie dell’Amore Misericordioso, nel giorno in cui cade il sesto anniversario della sua beatificazione, che avvenne proprio qui, nel piazzale antistante, alla presenza di decine di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo».

L’energia misteriosa dello Spirito. «Riviviamo stasera quel giorno di giubilo, mentre celebriamo la Solennità di Pentecoste – ha proseguito il cardinale –. Il dono dello Spirito Santo, lo Spirito di Dio, che sana e che salva. Lo Spirito mette nel cuore dei credenti un’energia misteriosa. Tocca a noi alimentarla, diffonderla, perché anche tanti nostri fratelli e sorelle vengano accesi dall’amore di Dio. La Pentecoste ci invita ad essere missionari della gioia, ad abbandonare le sicurezze dei nostri orizzonti limitati per annunciare il Vangelo, la bella notizia della resurrezione, a tutte le “periferie del mondo”, come ci ricorda sempre Papa Francesco. Stasera chiediamo in particolare allo Spirito, Signore della vita, di scendere con forza sulle nostre comunità, sulle nostre città, nei luoghi di cura e di sofferenza, sulle case degli uomini e delle donne di tutto il mondo, e nelle situazioni di chi non ha casa e non ha affetti o persone care che si prendono cura di loro».

Madre Speranza modellata dallo Spirito. Madre Speranza, ha evidenziato il presidente della Cei, «nel mistero della donazione completa al Signore, è stata arsa dal fuoco dell’amore; lo Spirito Santo l’ha modellata perché fosse segno del Cristo, sofferente ma anche risorto e vicino a ogni uomo. Nella vicenda biografica della Madre di Collevalenza cogliamo i segni dei grandi sconvolgimenti umani: guerre, povertà, tribolazioni. Ma, come lo stesso nome da religiosa ci dice, la sua fu un’esistenza consacrata alla “speranza”: speranza del perdono, della vittoria del bene, del trionfo della misericordia di Dio. Madre Speranza, con umile docilità, si è aperta all’azione dello Spirito; lo ha accolto nel suo essere più intimo, lasciandosi portare per le vie del mondo, donandosi senza misura. Ha avuto anche la grazia di poter infondere lo spirito ricevuto nel cuore di tanti figli e figlie, nel cuore di tanta gente che a lei si è avvicinata. Era convinta che la forza dello Spirito di Dio potesse trasformare ogni cosa, soprattutto le anime. Farle uscire dal torpore dell’inerzia e del peccato verso una vita fervorosa di gioia e di santità. La Madre, laboriosissima oltre che attivamente contemplativa, ci ha lascito molti segni e molte opere che ci parlano in continuazione dell’amore efficace di Dio. Ci ha lasciato questo santuario, ove la grazia è pronta a trasformare ogni vita in opera d’amore. Per divina ispirazione, ci ha lasciato l’acqua e le piscine dove possono bagnarsi i malati nel corpo e nello spirito».

Madre Speranza interceda presso il Padre, medico del corpo e dell’anima. «Preghiamo stasera il Dio della Misericordia, affinché – ha concluso il cardinale Bassetti –, anche per l’intercessione di Madre Speranza, venga ancora in nostro soccorso. Ci aiuti in questo tempo di grande sofferenza, con il mondo che geme per la paura e per l’epidemia. Il Signore ci liberi per sempre da questo morbo. Sia egli il medico del corpo e dell’anima, specie per le persone povere, che in tante zone del mondo sono sole e abbandonate».

Perugia: Il cardinale Bassetti alla Messa Crismale ha esortato parroci e animatori laici a non avere paura ad aprire gli oratori e ha ringraziato il Signore per il dono di venticinque ordinazioni sacerdotali

Si è svolta questa mattina (sabato 30 maggio), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la Messa Crismale con la partecipazione limitata ai sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a venti membri delle famiglie religiose femminili e ad alcuni rappresentanti dei laici impegnati negli organismi diocesani e delle unità pastorali e dei gruppi e movimenti ecclesiali. La Messa Crismale, che a Perugia si celebra di consueto il Mercoledì Santo con la partecipazione di numerosi fedeli e dei ragazzi che durante l’anno ricevono il sacramento della Cresima, è la celebrazione in cui i sacerdoti rinnovano la promessa formulata all’ordinazione presbiterale e vengono consacrati gli olii santi.

Preti non rintanati in canonica. A ricordarlo è stato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, nel suo intervento all’inizio della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti. «Non tutti coloro che avrebbero desiderato partecipare possono essere presenti – ha sottolineato mons. Salvi –, a motivo delle disposizioni per la prevenzione del contagio. Ora che l’epidemia sta un po’ scemando, sono state ammesse di nuovo le messe con il popolo, osservando le dovute precauzioni. E’ doveroso ringraziare tutti i preti che in questo periodo, in vario modo, non hanno fatto mancare la loro vicinanza alla popolazione, non rimanendo rintanati nelle loro canoniche. Abbiamo trascorso un periodo difficile, imprevisto, ma il Signore ci è stato vicino; ci ha dato conforto e speranza. Anche se la nostra Umbria è stata un po’ risparmiata dall’epidemia, abbiamo comunque avuto i nostri morti e molti ricoverati in ospedale e nei reparti di terapia intensiva. La nostra gratitudine va agli operatori sanitari, ai volontari e a tutte le strutture e le persone che si stanno ancora dedicando ai servizi di protezione della popolazione. Un grato pensiero va oggi anche ai frati Minori che non si sono mai allontanati dal luogo del loro servizio, nell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia; grazie anche a quanti hanno continuato a servire nelle residenze protette e nei monasteri».

Sacerdoti con particolari anniversari. «Nel rinnovare oggi le promesse sacerdotali – ha evidenziato il vescovo ausiliare –, confermiamo la nostra totale adesione al Signore ricordando alcuni sacerdoti che celebrano quest’anno particolari anniversari nel loro ministero: Don Nazzareno Fiorucci e don Lucian Gheorghe Cordis, proveniente dalla Diocesi di Oradea (Romania), per il loro 25° anniversario di ordinazione; Mons. Fabio Quaresima e don Paolo Ianni, per il loro 50° anniversario di ordinazione. E ricordiamo nelle nostre preghiere i confratelli che sono tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno: Don Bruno Contini e don Benito Baldoni».

Sacerdozio come servizio. Il cardinale Bassetti, che durante la liturgia ha consacrato gli olii santi, ad iniziare da quello per gli infermi, ed introdotto la preghiera dell’atto di rinnovo delle promesse presbiterali, nell’omelia si è soffermato sul sacerdozio come «servizio agli uomini e al mondo col il dono di una vita spesa per tutti: – come abbiamo ascoltato nel Vangelo di Luca – per i poveri, i prigionieri del peccato, gli oppressi (cf. Lc 4,18), attraverso quello che la Lettera agli Ebrei definisce un “sacerdozio che non tramonta”» (Eb 7,24). E’ lo stesso servizio che «Gesù ha vissuto» e, ha evidenziato il cardinale, «è davvero quel “sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli” (Eb 4,14), che cioè ha attraversato, con la sua passione e morte, una volta per sempre, quel santo dei santi celeste, offrendo la propria vita sulla croce».

Tutti i cristiani sono sacerdoti. «Ma nel lezionario di questa celebrazione – ha proseguito il presule – emerge anche il sacerdozio di tutti i credenti. La pagina del libro dell’Apocalisse che è stata proclamata si apriva così, con il saluto del veggente che si rivolgeva a Colui che “ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”. Giovanni sta parlando di un sacerdozio dei fedeli, avendo in mente un passo del libro dell’Esodo sul popolo di Israele chiamato ad essere “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (cf. Es 19,6); ora Giovanni insegna che tutti i cristiani sono sacerdoti, ovvero “condividono una responsabilità attiva – nella Chiesa e nel mondo – collaborando con il Cristo per fare della storia il regno di Dio”».

«Come sono diventate vere queste parole nel tempo di astinenza, causata dal Coronavirus – ha commentato il cardinale –, durante il quale, l’ho ricordato più volte, soprattutto i laici hanno potuto “scoprire altre cose belle del nostro essere cristiani: la preghiera in famiglia, il gusto per la Parola di Dio, l’esperienza di sentirsi Chiesa domestica e il dialogo tra genitori e figli”».

L’alta dignità dei presbiteri. «Ma il senso di questa solenne celebrazione, anche grazie alla sua normale collocazione nel Giovedì della Settimana Santa, è centrato in particolar modo sul sacerdozio dei presbiteri, di coloro cioè che – scelti tra il popolo santo di Dio – esercitano, come si legge nei documenti del Concilio Vaticano II, “un compito estremamente importante e sempre più arduo da svolgere nell’ambito del rinnovamento della Chiesa di Cristo” (Presbyterorum ordinis 1). È dunque opportuno sottolineare, anche in questa sede, “l’alta dignità dei presbiteri” (ibid.), che deriva non tanto dalle loro capacità, o dalla loro bravura, o dall’impegno con cui svolgono il loro ministero, ma dal dono dello Spirito e “in virtù della sacra ordinazione e della missione che essi ricevono dai vescovi”. Carissimi presbiteri, a nome mio e di tutto il popolo di Dio, di questa nostra amata Chiesa, vi ringrazio con tutto il cuore per il vostro impegno pastorale: non potrò mai dimenticare ciò che in questo periodo di epidemia, abbiamo insieme sofferto: al tempo stesso, mi piace additarvi, a quale dignità siete stati chiamati».

Il ricordo della vocazione di Paolo VI. Nel soffermarsi sul rinnovo delle promesse sacerdotali, il cardinale Bassetti ha voluto ricordare il centenario dell’ordinazione di san Paolo VI avvenuta il 29 maggio 1920. «Mi ha colpito – ha detto il presule – rileggere quanto il vescovo che doveva ordinare Montini – giunto all’ordinazione con notevoli difficoltà – scriveva di quel seminarista poco prima di imporgli le mani: “È un giovane che ha tutte le più belle qualità, ma gli manca la salute. Vuol dire che lo ordineremo per il paradiso!” (L’Osservatore Romano 29 maggio 2020, p. 8). Carissimi presbiteri, il Signore ha saputo fare di quel giovane prete molto più di quello che il suo vescovo potesse prevedere: è allo Spirito Santo che dobbiamo lasciar fare, e al quale dobbiamo tutti affidarci, perché nonostante le nostre infermità – o, meglio, proprio grazie alla nostra debolezza! – ci faccia compiere il nostro ministero».

La vocazione dei laici e dei preti nella pandemia. Soffermandosi sulla storia del discernimento vocazionale di papa Montini dalle “molteplici vocazioni”, come la definì lo stesso Paolo VI, Bassetti ha parlato di «sacerdozio di Cristo, sacerdozio dei fedeli, e sacerdozio ministeriale», ricordando ai presenti che «il presbitero sa quanto sia importante la vocazione dei laici, che – per tornare ancora a questo tempo di pandemia – hanno vissuto il loro impegno nel mondo come medici, infermieri, operatori sanitari, e certamente attraverso queste loro opere hanno dato molto concretamente una vera e propria testimonianza cristiana. Ma i laici, da parte loro, non potranno dimenticare quello che preti, religiosi, religiose, consacrati in questi mesi hanno fatto per il popolo di Dio, anche a costo della loro stessa vita. E non possiamo non citare i 121 preti morti a causa del Covid-19. Ma, soprattutto, è grazie al sacerdozio ordinato che, anche senza la partecipazione assembleare del popolo di Dio, in questo tempo di pandemia, ha continuato ad attuarsi e a rendersi presente il gesto di Cristo che si offre al Padre ogni volta che si fa memoria della sua Pasqua: è il sacerdote che, agendo in persona Christi, nella celebrazione quotidiana dell’eucaristia, ha continuato ad offrire il corpo di Cristo per tutti, pregando incessantemente per il bene della Chiesa e del mondo».

«Fratelli e sorelle carissimi, solo lo Spirito di Cristo, eterno sacerdote – ha concluso il cardinale –, può tessere l’unità tra le diverse vocazioni della Chiesa, tra il sacerdozio dei fedeli e il sacerdozio ministeriale. Da stasera celebreremo la memoria della prima Pentecoste, quella in cui la chiesa di Gerusalemme, impaurita e chiusa in una stanza, trova dallo Spirito Santo la forza per uscire e proclamare che Gesù, il crocifisso, è risorto».
«Non abbiate paura di aprire gli oratori». Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti a conclusione della Messa Crismale, celebrata questa mattina (30 maggio) nella cattedrale di Perugia, rivolgendosi, in particolare, ai sacerdoti e ad una rappresentanza di animatori parrocchiali, nell’imminenza del periodo estivo segnato non poco dall’emergenza sanitaria in corso, parlando dell’importanza dell’impegno pastorale delle comunità parrocchiali per i ragazzi e per le loro famiglie. «Siamo in una fase di ripresa e lo dimostra anche la celebrazione di stamani – ha commentato il presule –. Abbiamo riaperto le chiese al culto e adesso dobbiamo fare un passo in avanti tutti insieme per promuovere durante l’estate quelle attività pastorali, soprattutto per i ragazzi, che sono estremamente necessarie. Basti pensare che i nostri ragazzi sono rimasti in casa per tre mesi e non sono nemmeno andati a scuola. Quanti giovani, quante famiglie in questo periodo hanno sofferto di questa “clausura”. Nel periodo estivo dobbiamo fare sentire ancora più forte il nostro essere Chiesa. Molte famiglie dovranno lavorare tutto il giorno, senza godere delle vacanze, anche per recuperare quel lavoro che non è stato possibile svolgere».

Chiamati a fare qualcosa di più per i ragazzi. «Per questo, se negli anni passati abbiamo cercato di coprire uno spazio temporale di alcune settimane – ha proseguito il cardinale –, forse saremo chiamati a fare qualcosa di più per i ragazzi. Mi direte: che fatica! Lo comprendo bene, non sarà facile, dovremo certamente rispettare delle regole, ci mancherebbe altro. Ma, in attesa di avere delle linee guida ufficiali, io voglio farvi un invito, e utilizzo le parole che il Santo Papa Giovanni Paolo II, di cui da poco abbiamo celebrato il centenario della nascita, rivolse nel 2000 proprio ai giovani, all’inizio della Giornata Mondiale della Gioventù: “Non abbiate paura!”. Non abbiate paura ad aprire, nei modi in cui sarà consentito, i vostri oratori».

La Chiesa non sia una dogana. «Quest’anno dobbiamo puntare in alto – ha esortato il cardinale –, perché siamo chiamati a fare un servizio che forse nemmeno immaginavamo, ma tutto quello che succede è la Provvidenza che lo mette nelle nostre mani. E sono convinto che le famiglie, che riusciremo ad aiutare, ce ne saranno profondamente grate, perché avvertiranno anche in noi sacerdoti, nei nostri animatori la presenza di una Chiesa attenta e materna. La Chiesa, come ci ricorda papa Francesco, non sia una dogana, ma sia veramente una madre attenta e piena d’amore per tutti i suoi figli».

Gratitudine al Signore per le vocazioni. Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha espresso gratitudine al Signore per l’ordinazione di venticinque sacerdoti diocesani nei suoi dieci anni di episcopato perugino-pievese, ai quali il prossimo anno si aggiungeranno altri sei. «Di questo ringrazierò per sempre il Signore – ha detto, con voce commossa, Bassetti –, perché aver ordinato venticinque presbiteri è stata l’esperienza più bella che ho fatto in questa Chiesa. E se il Signore mi darà la grazia di rimanere ancora, a giugno del prossimo anno, avremmo anche l’ordinazione di altri sei giovani sacerdoti. Per ora, e lo dico tremando, il Signore non ha tolto la sua mano dal capo di nessuno, li ha veramente prediletti tutti. Anche questo è un altro motivo per dire grazie a Dio».

Calendario delle prossime ordinazioni. Intanto il prossimo 29 giugno è confermata l’ordinazione sacerdotale del seminarista Alfonso Liguori e il 12 settembre successivo, festa dalla Madonna delle Grazie della cattedrale, ci sarà l’ordinazione a diaconi transeunti dei sei seminaristi perugini che si preparano a ricevere il sacerdozio il prossimo anno.

Spoleto: Messa Crismale. L’arcivescovo Boccardo a se stesso e ai preti: «saremo in grado di compiere qualche scelta coraggiosa? Come accompagneremo le comunità nell’abbandonare abitudini consolidate e non più corrispondenti al tempo che viviamo? Come le aiuteremo ad investire in percorsi inediti?»

La mattina di sabato 30 maggio 2020 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa Crismale, che si sarebbe dovuta tenere il 9 aprile scorso, rinviata dopo la chiusura totale dell’Italia a causa del Covid-19. Erano presenti tutti i presbiteri della Diocesi a significare l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio Vescovo. Presente il vescovo emerito di Orvieto-Todi mons. Giovanni Scanavino, che vive nel convento degli agostiniani di Cascia. In questa Messa sono stati consacrati gli Oli Santi: il Crisma, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi. Tutti i sacerdoti, poi, hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno dell’ordinazione. Si è trattato della prima Messa che mons. Boccardo ha celebrato nel Duomo dal giorno (18 maggio, ndr) in cui è stato possibile tornare a vivere l’eucaristica con i fedeli. A causa della ridotta capienza della Cattedrale per il “distanziamento sociale”, sono state accolte solo un centinaio di persone, che hanno occupato i posti indicati sui banchi; non c’è stata la distribuzione degli Olii al termine della celebrazione (essi verranno recapitati nella settimana seguente ai Pievani, che li faranno pervenire ai Parroci della propria Pievania; la Messa è stata trasmessa in diretta sulla pagina Facebook (SpoletoNorcia) e sul canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi.

All’inizio dell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato quei sacerdoti che celebrano un anniversario significativo del proprio ministero presbiterale: don Dario Del­l’Orso rettore emerito della Basilica di S. Benedetto in Norcia 70 anni, mons. Giuseppe Chiaretti arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve 65 anni, don Giu­lia­no Me­dori parroco di Poggioprimocaso di Cascia 55 anni, don Renzo Per­siani parroco di Cascia 50 anni, padre Angelo Be­da Ison dei Francescani della Custodia di Terra Santa 25 an­ni. É fatta grata me­mo­ria di quei presbiteri chiamati in que­sto ulti­mo anno a celebrare la liturgia del cielo: don Natale Rossi, padre Luigi Montanari degli Agosti­nia­ni di Cascia, padre Bonaven­tura Vergari dei Francescani di Monteluco e don Gio­van­ni Fer­ri.

La crisi del Covid-19 fonte di trasformazione. «L’esercizio del nostro ministero – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – si colloca in un tempo particolare che ha “scombussolato” la vita del mondo. Ma ogni crisi è fonte di trasformazione. Così come di purificazione, di correzione, di rinnovamento. E, prima ancora, di verità. Perché ha la caratteristica di porre in evidenza ciò che normalmente rischia di passare in secondo piano; diventa una opportunità per ricentrarsi sull’essenziale, che non è diverso da ciò che dovrebbe orientare le scelte e i comportamenti di ogni tempo». In questo tempo di Covid-19 «sono germogliate – ha proseguito – cose belle e per certi versi inaspettate: la riscoperta di relazioni più autentiche, la condivisione nella fede in famiglia, un contatto più profondo e vitale con la Parola di Dio, una rinnovata attenzione e sensibilità operativa nei confronti di chi è nella sofferenza e nel bisogno».

L’Arcivescovo ha concluso l’omelia (consultabile per intero nel sito www.spoletonorcia.it) consegnando a se stesso e ai preti due verbi su cui riflettere: “lasciare” e “desiderare”. «Come affronteremo la paura di lasciare? Perché certamente dovremo scegliere di lasciare alcuni aspetti della nostra abituale vita ecclesiale. Saremo in grado di compiere qualche scelta coraggiosa? Come accompagneremo le comunità nell’abbandonare abitudini consolidate e non più corrispondenti al tempo che viviamo? Come le aiuteremo ad investire in percorsi inediti? Sarà importante come presbiteri e come Chiesa diocesana dare un nome alle paure, altrimenti esse domineranno le scelte (o le non-scelte)». E poi, “desiderare”: «Siamo preti ancora capaci di desiderare un domani per la nostra Chiesa? Sentiamo la gioia di metterci in gioco, di lasciarci inquietare, di non rassegnarci al quieto vivere? Desiderare è guardare la stella polare del nostro ministero, è sentite la nostalgia per quello cui abbiamo donato la vita. I preti anziani non dovrebbero contare solo gli anni che stanno davanti a loro, ma essere lieti che i sogni per i quali hanno faticato lungo il loro ministero siano consegnati con nuovo slancio alla generazione futura. I sacerdoti di mezza età dovrebbero sentire che il meriggio fecondo del loro ministero non è una rendita, ma un tesoro prezioso in vasi di creta (cf 2 Cor 4, 7), la manna che deve essere rinnovata ogni giorno (cf Es 16, 16-20), vivendo il dono del ministero non da soli ma nella sinfonia dei legami ecclesiali. I preti giovani intuiscono che la Chiesa di domani sarà la loro Chiesa. Forse saranno meno numerosi, ma se non coltivano fin da ora legami di fraternità e di prossimità tra loro, con i giovani, le famiglie e le comunità, non potranno tessere il loro futuro».

Assisi – messa crismale. Monsignor Sorrentino: “Anche la Chiesa abbia un nuovo slancio in questa Fase 2” Il vescovo: “Invochiamo lo Spirito per quanti in difficoltà economiche e per gli operatori socio-sanitari”

“Ripartiamo non solo con l’impegno di sempre, ma con uno slancio ancora più forte. La famiglia ecclesiale ci aspetta generosi e scattanti al varco di questa fase 2 della vita sociale e pastorale”. Lo ha detto il vescovo della Diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, ai tanti sacerdoti e religiosi che sabato 30 maggio, hanno partecipato alla santa messa crismale nella cattedrale di San Rufino.

Il vescovo all’inizio dell’omelia ha precisato che la messa crismale, celebrata alla vigilia di Pentecoste, fa sentire ancora di più il Tempo pasquale sotto il segno dello Spirito. “Spirito che è carezza di Dio – ha detto il vescovo – e lo vogliamo invocare soprattutto per le tante famiglie provate dal lutto. Spirito che è luce e forza e lo vogliamo invocare soprattutto per quanti hanno combattuto e combattono nella generosità della loro missione e professione e per quanti sono alle prese con un futuro familiare e lavorativo pieno di rischi”.

Nell’omelia il vescovo ha anche sottolineato l’importanza di questa celebrazione dopo la lunga quarantena e il lockdown. “Finalmente ci ritroviamo – ha affermato -. Abbiamo condiviso e condividiamo la sofferenza di tante persone e famiglie. La nostra vita liturgica ne è stata profondamente segnata. Non nascondiamo di avere sofferto anche perché il nostro servizio è stato considerato solo alla stregua di un pericolo e non anche della dimensione di risorsa, quale poteva essere ed è, ovviamente alla condizione della più severa disciplina nella quale eravamo e continuiamo ad essere responsabilmente impegnati. La gioia della Pasqua è stata come velata e violata. Non ci sembra vero di poterla recuperare oggi, con questo ponte ideale tra la Passione e la Pentecoste. Abbiamo chiesto in tanti modi misericordia. Oggi la imploriamo ancora perché il futuro è tutt’altro che certo”.

Il vescovo nel ringraziare i confratelli per la testimonianza che hanno dato e stanno dando in questo periodo di prova, ha precisato che nessuno è stato un pavido Don Abbondio. “Ve le siete inventate tutte – ha detto -, per stare vicino alla gente, mentre non potevamo stare ad essa fisicamente vicini e non perché temevamo della nostra salute, ma solo perché temevamo di pregiudicare quella degli altri”.

Al termine dell’omelia sono seguite il rinnovo delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli santi.

Alla fine della messa il vescovo ha consegnato ai presbiteri il suo ultimo libro intitolato “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”. “Il titolo – ha spiegato il vescovo – si riferisce in generale alla crisi che sperimentiamo a tanti livelli nella chiesa e nella società. Un titolo che nonostante tutto ci invita a guardare lontano e a nutrire speranza”.

Terni – Messa crismale in Cattedrale. Mons. Piemontese: “Siamo chiamati ad avviare processi di… giustizia, umanità, fraternità, misericordia, contagio del virus dell’amore di Dio affidato e custodito dalla Chiesa e dai cristiani”

Celebrata nella Cattedrale di Terni la solenne Messa Crismale, con la benedizione degli oli sacri: il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi e in cui sacerdoti hanno rinnovato la promessa formulata all’ordinazione presbiterale.
La celebrazione crismale rappresenta l’unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale.
In questo particolare momento dell’emergenza Covid 19, la messa crismale ha visto la partecipazione limitata a 200 persone: sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, religiose, laici delle parrocchie e con la partecipazione del sindaco di Terni Leonardo Latini.
La pandemia covid19 ci ha colti di sorpresa e tutti abbiamo vissuto un tempo sospeso, smarriti per il veloce propagarsi del virus, per i suoi drammatici effetti  e le prospettive incerte. contempo abbiamo potuto scoprire e incentivare l’ opportunità di vivere la Chiesa domestica, riscoprire il valore e la  bellezza delle relazioni, l’ esercizio della carità e della disponibilità, cose che, in tempi normali si sono date per scontate. Noi sacerdoti, in quarantena come tutti, abbiamo celebrato da soli, per e con il nostro popolo nel cuore. Abbiamo riscoperto la natura del nostro sacerdozio, che non trae efficacia da noi, dalla gente delle nostre comunità, dai fedeli presenti, ma dalla conformazione a Cristo Sacerdote: sacerdoti per sempre, partecipi del sacerdozio di Cristo; sacerdoti per Dio e per l’ intero Popolo di Dio. Attorno all’altare è radunata tutta la Chiesa; quella celeste e quella terrestre, vivi e defunti. Per tutti Gesù si offre e con Gesù offriamo noi stessi per la redenzione del mondo”. “Siamo chiamati ad avviare processi di… giustizia, umanità, fraternità, amore, misericordia, amicizia, comunicazione, contagio del virus dell’amore di Dio affidato e custodito dalla Chiesa e dai cristiani. La nostra Chiesa, in comunione con le chiese sorelle della CEU e della CEI, dovrà discernere, individuare e avviare tali processi”.

Il vescovo ha ricordato i confratelli che quest’anno festeggiano il giubileo: Don Fabrizio Bagnara, che il prossimo 4 giugno festeggerà 25 anni di ordinazione sacerdotale; e i diaconi permanenti Mauro Pacifici e Tito Di Maggio che il 27 agosto festeggeranno i 25 anni di ordinazione diaconale. “Ci impegniamo ad accompagnare con la preghiera, nel loro ulteriore cammino vocazionale, i tre diaconi, ordinati il 30-11-2019, Daniele Martelli e Giuseppe Zen e Graziano Gubbiotti. Sempre in riferimento al nostro Presbiterio desidero comunicare il rientro definitivo in Italia e in diocesi di Don Sergio Vandini, al termine del suo servizio di missionario Fidei domum in Africa. E inoltre l’incardinazione nella nostra diocesi di due sacerdoti Fidei domum, che già da anni prestano servizio pastorale nella nostra chiesa particolare: Don Jean Pierre Kalongisa Munina sacerdote fidei donum nella diocesi di Terni Narni Amelia dal luglio 2010, è stato Vicerettore al Santuario della Madonna del Ponte in Narni e nel 2016 è stato nominato Vicario Parrocchiale della Parrocchia dei Santi Giovenale e Cassio in Narni. Don Josivaldo Assis De Oliveira, da quattro anni è vice parroco nella parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria a Terni e studia presso l’Università Pontificia Lateranense per conseguire la licenza in Teologia dogmatica. Ricordiamo l’unico sacerdote tornato alla Casa del Padre nell’ultimo anno Don Giuseppe Marinozzi, di anni 104”.

 

L’OMELIA DEL VESCOVO

 

 

Messa crismale dalla Cattedrale di Terni

Pubblicato da Diocesi di Terni-Narni-Amelia su Venerdì 29 maggio 2020

Assisi – Sabato 30 maggio messa crismale nella cattedrale di San Rufino. Monsignor Sorrentino donerà il suo ultimo libro a tutti i presbiteri

Dopo il lockdown la comunità diocesana si ritroverà, sabato 30 maggio alle ore 10 nella cattedrale di San Rufino, per partecipare alla santa messa crismale presieduta dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino che non è stata celebrata il mercoledì santo a causa del coronavirus.

Nella lettera indirizzata ai sacerdoti e religiosi della diocesi, il vescovo invita a tornare alla normalità con tanto entusiasmo e ricorda che “la prova che stiamo ancora vivendo, in solidarietà con quanti, in diverse parti d’Italia e del mondo, stanno soffrendo di più, ci invita a meditare. La gente – scrive ancora il vescovo – ha bisogno di tutta la nostra paternità. Si aspetta anche un orientamento. La Pentecoste viene a darci la forza necessaria. Lo Spirito effuso come vento e fuoco è la risorsa perenne della Chiesa. È lui che ci illumina, ci riscalda, ci indica la strada. Per una ripartenza decisa e gioiosa vi invito alla messa crismale, che non ci è stata possibile nella Settimana Santa. Abbiamo bisogno di sentire ‘l’olio di letizia’ che viene a tonificare le nostre persone di ministri e tutto l’organismo ecclesiale”. Monsignor Sorrentino annuncia, inoltre, che al termine della celebrazione eucaristica consegnerà il suo ultimo libro, intitolato “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”, pubblicato da Edizioni Francescane. Nel libro il vescovo spiega attraverso la Sacra scrittura, il magistero della Chiesa, le encicliche, le fonti francescane e una ricchissima bibliografia, come può e deve ripartire la Chiesa, prendendo a prestito l’immagine insuperabile di Francesco che, davanti al crocifisso di San Damiano, si sente dire: «Va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

La santa messa crismale sarà trasmessa in diretta streaming dalla pagina Facebook della Diocesi e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Il cardinale Gualtiero Bassetti nell’ultima “lettera di collegamento” alla comunità diocesana si sofferma sulla ripresa del lavoro: «e non ci sarà questa ripresa, molte persone non riusciranno più a ritornare a galla e sarà facile scivolare sotto la soglia di povertà».

Mentre la Chiesa di Perugia-Città della Pieve si appresta a celebrare la Messa Crismale, sabato 30 maggio (ore 10), nella cattedrale di San Lorenzo, il suo Pastore, il cardinale Gualtiero Bassetti, rivolge la sua ultima “lettera di collegamento” alla comunità diocesana nel tempo del Covid-19.

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Eucarestia, culmine della vita cristiana. Carissimi, siamo tornati a celebrare l’Eucarestia, in tutta la nostra Diocesi, dopo tre mesi di astinenza. Mi auguro che questi tre mesi, oltre all’inevitabile disagio, ci abbiano insegnato qualcosa di importante. Come succede spesso nella vita, noi scopriamo la bellezza dei beni fondamentali soprattutto quando ci vengono a mancare. Molti, per la prima volta, hanno sentito la sofferenza di non poter partecipare alla messa e alla comunione eucaristica. Qualcuno mi ha espresso il disagio provato quando sentiva suonare le campane e non poteva andare in chiesa. La messa è entrata in molte case in streaming o attraverso la televisione, ma si sentiva che era altra cosa. L’Eucarestia per noi è il culmine della vita cristiana ed il vertice di tutto il bene che è e che si fa nella Chiesa.

Non disperdere i frutti di questa esperienza. Sì, fratelli, siamo nella gioia perché siamo tornati alla messa come al tesoro più prezioso che ci è stato donato. Tuttavia, come ho più volte sottolineato, questa astinenza ci ha fatto scoprire altre cose belle del nostro essere cristiani: la preghiera in famiglia, il gusto per la Parola di Dio, l’esperienza di sentirsi chiesa domestica e il dialogo tra genitori e figli.

Ho ricevuto alcune testimonianze, anche di persone poco praticanti, che, stando vicino ai loro cari in preghiera o in ascolto della Parola di Dio, hanno avuto la possibilità di intravedere orizzonti nuovi per la loro vita. Qualcuno ha riscoperto la bellezza del rosario o della preghiera dei salmi, di cui da anni aveva perso il gusto. Raccomando a questi fratelli: non disperdete i frutti preziosi di questa esperienza!

Gratitudine a quanti hanno operato per mitigare la pandemia. E tanti mi hanno espresso apprezzamenti per i nostri sacerdoti, che hanno trovato mille modi per restare vicino alla gente, per esprimere parole di incoraggiamento, di consolazione, di prossimità e di carità. Grazie, fratelli presbiteri, troverò il modo per esprimervi la mia gratitudine, durante la messa crismale di sabato 30 maggio.

Un grazie particolare ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, agli amministratori, agli operatori sociali, ai lavoratori dei servizi essenziali, agli insegnanti e docenti che hanno seguito i ragazzi e i giovani con tanta passione educativa, in particolare coloro che hanno curato i disabili, che nell’accoglienza in chiesa dovrebbero essere messi al primo posto.

Tanta riconoscenza esprimo nei confronti dei consacrati e dei laici per il silenzioso e umile servizio alla povertà. Ora, insieme, dobbiamo sostenere il prezioso e indispensabile lavoro della Caritas e delle altre istituzioni ecclesiali e civili per mitigare le conseguenze della pandemia.

Il piano per risorgere. Prevedo tre campi di lavoro: il primo e più urgente è l’aiuto alimentare, che ha già visto tanta generosità durante questi mesi; il secondo, le spese per la gestione della casa: utenze e consumi, un bisogno che sta emergendo e diventerà primario nell’estate; il terzo, la ripresa del lavoro: basta con gli slogan e le parole roboanti! Se non ci sarà questa ripresa, molte persone non riusciranno più a ritornare a galla e sarà facile scivolare sotto la soglia di povertà. Una sapiente e oculata gestione delle risorse, la collaborazione con tutti i corpi intermedi del terzo settore, che si dedicano alla rete di protezione sociale, possono favorire “il piano per risorgere”, di cui ha parlato Papa Francesco.

La promozione del bene comune. Cito a questo proposito quanto ha scritto Mons. Franco Giulio Brambilla, Vice Presidente della CEI, in una lettera alla Chiesa di Novara che ho apprezzato e condiviso: “Dopo questo tempo di dolore e di sofferenza a causa dei gravi problemi sanitari, sociali, economici e lavorativi, dobbiamo affrontare questa situazione facendo crescere la solidarietà, esercitando la carità personale, sociale e politica. È necessario che le autorità delle varie amministrazioni pubbliche, i partiti politici, le organizzazioni di imprese e sindacati, così come tutti i cittadini, promuovano l’accordo e la collaborazione a favore del bene comune. Noi italiani, che siamo bravissimi in tempo di emergenza – e dobbiamo rendere onore soprattutto agli amministratori e operatori sociali delle nostre città e dei comuni che hanno lavorato per il bene di tutti – dobbiamo ora vincere la sfida di una nuova rinascita. Chi ha analizzato acutamente la vulnerabilità che ha ferito la nostra società globalizzata e ipertecnologica ha scritto che dobbiamo passare dal mercato delle cose e dei beni, alla valorizzazione delle risorse umane del territorio. Le cose e i beni possono smettere improvvisamente di circolare con facilità e possono venire meno, il capitale umano e le risorse sociali del territorio sono sempre vicine a noi e disponibili. Tutti siamo chiamati ad essere responsabili nella convivenza per evitare, nella misura del possibile, il ritorno della malattia e aiutare i poveri e coloro che più patiscono le conseguenze di questa pandemia”.

Carissimi fratelli nel Signore, siamo nell’attesa del dono dello Spirito e, come gli Apostoli nel cenacolo, ci sentiamo “sub tutela matris”, sotto la protezione della Vergine Maria. Possa ella volgere, su tutti i figli e le figlie della nostra amata Arcidiocesi, il suo sguardo buono, soave, materno.

Gualtiero Card. Bassetti