Covid-19: la preghiera dell’Arcivescovo per il mondo del lavoro dalla parrocchia di S. Angelo in Mercole. Nuovo pellegrinaggio solitario di mons. Boccardo in alcune zone della Diocesi, nell’ultima settimana di Messe in assenza di fedeli

Venerdì 8 maggio 2020 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha celebrato la Messa in assenza di fedeli dalla parrocchia di S. Angelo in Mercole di Spoleto. Col Presule hanno concelebrato il parroco don Gianfranco Formenton (che ha la cura pastorale anche delle parrocchie di S. Martino in Trignano e di Montemartano), don Nelson Abraham, cpps, parroco di Baiano di Spoleto, Firenzuola di Acquasparta e di Porzano di Terni e il vice parroco di queste comunità don Selvaraj Selvanayagam, cpps.

Il pensiero del Vescovo a quanti hanno perso il lavoro. «Il nostro pellegrinaggio – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – ci conduce di fronte alla chiesa parrocchiale di S. Angelo in Mercole di Spoleto, in una zona che è caratterizzata da sempre dalla presenza di tante industrie piccole e grandi. La nostra preghiera vuole raggiungere questa sera, in modo particolare, tutti coloro che devono affrontare la precarietà del lavoro a causa del Coronavirus. In questo territorio era “ricco” di aziende fiorenti come la Cementir, la Minerva, la Pozzi e l’impresa Novelli, solo per citarne alcune. Intorno a queste, poi, tante piccole imprese familiari sono sorte nel tempo. Tutti conosciamo qual è la situazione attuale. Il Covid-19 ha aggravato ancora di più il mondo del lavoro nel nostro territorio spoletino. Il pensiero allora va alle famiglie che con trepidazione e poca speranza affrontano questo tempo: preghiamo per tutti i contesti lavorativi che sono in sofferenza e avvolti dalla paura. Chiediamo al Signore di donare forza e consolazione, ma anche di ispirare a chi governa e alla comunità quei gesti di solidarietà e di condivisione che permettano a tutti di guardare con serenità al presente a al futuro».

Messa a S. Giacomo di Spoleto. Domenica 10 maggio, invece, l’Arcivescovo ha celebrato la Messa trasmessa sui social dalla parrocchia di S. Giacomo in S. Giacomo di Spoleto. Hanno concelebrato il parroco don Giovanni Cocianga, il parroco di Cortaccione don Bartolomeo Gladson Sagayaraj, il canonico del Duomo don Mario Giacobbi (che vive a S. Giacomo). Nell’omelia il Presule ha parlato della liturgia della vita quotidiana. «In questo tempo – ha detto – abbiamo sofferto per la mancanza dell’Eucaristia con i fedeli. Ma non c’è soltanto la Messa, che rimane comunque il momento più alto e più bello del nostro incontro con il Signore. Tutta la nostra vita – ha affermato mons. Boccardo – costituisce una liturgia. Spesso facciamo questa distinzione: la liturgia è quello che si fa in chiesa, mentre la vita quotidiana è un’altra cosa. S. Pietro invece ci suggerisce di mettere insieme i due aspetti; tutta la nostra vita, con i gesti, le parole e gli impegni è allora celebrazione vissuta sotto lo sguardo di Dio. Celebriamo la nostra liturgia svolgendo il proprio dovere, assumendosi le responsabilità, accogliendo chi ci sta vicino, promuovendo il bene e lasciando da parte il male, moltiplicando i gesti del Vangelo che sono accoglienza, solidarietà, perdono. Anche così rendiamo culto a Dio e facciamo l’esperienza del popolo sacerdotale. Questa dimensione va riscoperta e attuata anche quando torneremo finalmente a celebrare con il popolo e quando l’emergenza della pandemia cesserà».

Ultimo pellegrinaggio solitario di mons. Boccardo. Da lunedì 11 a domenica 17 l’Arcivescovo celebrerà la Messa in assenza di fedeli, trasmessa sui canali Facebook e YouTube della Diocesi, da alcune zone della Chiesa particolare di Spoleto-Norcia.

Lunedì 11 maggio alle ore 18.00: da Monteleone di Spoleto.

Martedì 12 maggio alle ore 18.00: da Cesi di Terni.

Mercoledì 13 maggio alle ore 18.00: da Acquapalombo di Terni.

Giovedì 14 maggio alle ore 18.00: da Castelluccio di Norcia.

Venerdì 15 maggio alle ore 18.00: da Orsano di Sellano.

Sabato 16 maggio alle ore 18.00: da Limigiano di Bevagna.

Domenica 17 maggio alle ore 11.00: dal Santuario della Madonna delle Lacrime di Trevi.

A S. Nicolò di Spoleto la prima Messa del Vescovo alla presenza dei fedeli. Dopo 69 Messe celebrate in assenza di fedeli e a porte chiuse, lunedì 18 maggio alle ore 18.30 mons. Boccardo celebrerà la Messa con il popolo (secondo quanto stabilito dal protocollo Cei-Governo) dalla parrocchia di S. Nicolò in Spoleto. In questo giorno era in programma la consacrazione della nuova chiesa di S. Nicolò dedicata a S. Giovanni Paolo II: evento naturalmente rimandato a causa del Covid-19. La giornata è particolare in quanto ricorre il 100° anno dalla nascita di Giovanni Paolo II

Perugia: Rinnovato il protocollo d’intesa Comune-Archidiocesi a sostegno delle attività oratoriali. Don Riccardo Pascolini, segretario nazionale FOI e responsabile COP: «Ci saremo anche nella “fase 2”, in modo più puntuale e preciso con le “porte aperte”…»

E’ stato rinnovato da pochi giorni il protocollo d’intesa tra il Comune di Perugia e l’Archidiocesi per la realizzazione di progetti e azioni condivise in ambito formativo, educativo e ricreativo destinate a bambini, giovani e loro famiglie nel territorio comunale del capoluogo umbro. Si tratta di un progetto di valenza sociale avviato nella primavera del 2014, la cui realizzazione è stata affidata alle Parrocchie attraverso i loro Oratori.

Finalità. Con questo progetto il Comune ha riconosciuto l’importanza socio-educativa delle realtà oratoriali (attualmente sono più di 30 attive nel territorio perugino e non solo nel periodo estivo). La loro finalità, evidenzia il protocollo, si fonda «in ambiti e in azioni diversificate attinenti alla vita di bambini, giovani e loro famiglie, dalle iniziative formative a quelle sportive, di animazione culturale, ricreative ed aggregative, fino ad ogni altra attività propedeutica allo sviluppo culturale, educativo e formativo delle nuove generazioni».

Numeri. La funzione degli Oratori è riconosciuta dalla legge nazionale n° 206/2003 e da quella regionale n° 28/2004. In Umbria, nell’ultimo decennio, sono stati costituiti più di 110 Oratori, frequentati complessivamente da alcune decine di migliaia di fanciulli e adolescenti, seguiti da diverse centinaia di giovani animatori. Nella sola Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve sono oltre 5.000 i frequentatori, seguiti da più di 1.000 animatori.

Impegni. Questo protocollo, che ha durata triennale, impegna il Comune di Perugia, «nei limiti di disponibilità di bilancio – si legge nel documento –, a corrispondere all’Archidiocesi, per ogni anno di durata del presente protocollo, uno specifico contributo economico, compatibilmente con le risorse allocate in bilancio». Dal canto suo l’Archidiocesi «si impegna a promuovere i contenuti del protocollo per favorire la realizzazione sul territorio di progetti e azioni finalizzati ad attività di promozione della funzione formativa, aggregativa ed educativa rivolta ai bambini, giovani e loro famiglie; l’allestimento di centri ricreativi, ludici e aggregativi a servizio della collettività con particolare attenzione all’accompagnamento educativo nell’attività di aiuto compiti e di affiancamento alle principali agenzie educative, quali la scuola e la famiglia; realizzare percorsi di formazione per valorizzare risorse e competenze presenti sul territorio, supportando e qualificando l’attività oratoriale».

Ai tempi del Covid-19. Grazie anche a questo protocollo, ispirato al criterio della sussidiarietà orizzontale, in base ai principi di cooperazione, solidarietà e integrazione a tutela dei diritti sociali e della loro accessibilità, gli Oratori si apprestano a svolge un ruolo non indifferente in questo periodo particolarmente difficile per numerose famiglie alle prese con l’emergenza Covid-19. «Sono allo studio a livello diocesano, regionale e nazionale progetti a sostegno delle attività estive offerte dalle realtà oratoriali – annuncia don Riccardo Pascolini, segretario nazionale della Fondazione Oratori Italiani (FOI) e responsabile del Coordinamento Oratori Perugini (COP) –, per venire più incontro alle necessità delle famiglie. Il rinnovo del protocollo con il Comune di Perugia è colto dai nostri Oratori come segno di riconoscimento per l’opera svolta fino ad ora e di incoraggiamento per quella futura da realizzare in un momento di grande incertezza e con non poche difficoltà logistiche ed organizzative, nella consapevolezza che gli Oratori del COP ci saranno nella “fase 2”, in modo più puntuale e preciso, con le “porte aperte”, non solo virtualmente, nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria».

Ringraziamenti. La Chiesa diocesana – conclude don Riccardo Pascolini – ringrazia quanti si sono adoperati per il rinnovo del protocollo, in primis il sindaco Andrea Romizi, il vice sindaco ed assessore alle Politiche per l’infanzia e l’adolescenza Gianluca Tuteri e il consigliere comunale delegato Nicola Volpi».

Covid 19 – Dal 18 maggio celebrazioni con la partecipazione dei fedeli. Le disposizioni del protocollo Conferenza Episcopale Italiana – Governo italiano. La video intervista a mons. Boccardo

Dal 18 maggio si tornerà a celebrare le messe con il popolo, ma con alcune precise disposizioni indicate nel protocollo sottoscritto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro dell’Interno, nel rispetto della normativa sanitaria e delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da SARS-Co V-2.
«La notizia del protocollo tra la Conferenza episcopale e il Governo italiano ci rallegra, perché segna il ritorno ad una certa normalità nella pratica della vita cristiana». Così commenta l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo e presidente della Ceu il protocollo Governo-Cei per la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo, sottoscritto, il 7 maggio, dal presidente del Consiglio dei Ministri, dal presidente della Conferenza episcopale italiana e dal ministro dell’Interno, concernente il rispetto delle necessarie misure di sicurezza emanate con il DPCM dello scorso 26 aprile a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Questo significativo atto, prosegue l’arcivescovo Boccardo, «è l’occasione per ringraziare la Presidenza della Cei che in questi mesi ha condotto un dialogo, qualche volta più teso, qualche volta più sereno, con i rappresentanti del Governo. Dopo tante parole inutili ed anche cattive che sono state dette, accusando i vescovi di essere cedevoli di fronte alla forza dello Stato, è bello ribadire che attraverso il dialogo, che porta certamente a dei momenti di tensione, si può arrivare a qualche cosa di buono e di utile per tutti».
«Adesso ritorniamo alla celebrazione dell’Eucaristia con la dovuta prudenza – evidenzia mons. Boccardo –. E’ stata una grande sofferenza per i credenti dover rinunciare alla celebrazione eucaristica, dover rinunciare agli incontri e alla condivisione con la comunità cristiana, eppure tutto questo ci aiuta, forse, a valorizzare ancora di più, adesso che possiamo tornare all’Eucaristia, il grande dono che la stessa Eucaristia, con la celebrazione della Messa, costituisce per la nostra vita quotidiana». «Adesso si tratta di guardare avanti – precisa il presidente della Ceu –, perché non è possibile rifare tutto quello che facevamo prima, come lo facevamo e con chi lo facevamo. Concentriamoci su quello che è essenziale, concentriamoci sul Mistero eucaristico, sulla vita della comunità e sulle varie iniziative di carità  e di solidarietà che sono fiorite in questo tempo, senza dimenticare che la vita cristiana si alimenta grazie all’Eucaristia, all’ascolto orante della Parola del Signore, alla preghiera personale e comunitaria, ai gesti della carità e della solidarietà». «Sono tutti elementi – conclude l’arcivescovo Boccardo – che ci permettono di celebrare un’unica grande liturgia, che è la liturgia della vita. Tutti noi siamo chiamati, secondo la parola della Scrittura, ad offrire la nostra vita come sacrificio spirituale gradito a Dio. La nostra vita è fatta di tante cose e cerchiamo di raccoglierle tutte insieme queste “tanta cose” e di offrirle tutte con la loro preziosità e con la loro ricchezza al Signore perché ce le restituisca in grazia e in benedizione».

Alcune indicazioni contenute nel PROTOCOLLO TRA LA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA E IL GOVERNO: l’accesso individuale ai luoghi di culto in occasione delle celebrazioni si deve svolgere in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato, nel rispetto della normativa sul distanziamento tra le persone. Viene stabilita e indicata la capienza massima dell’edificio di culto, tenendo conto della distanza minima di sicurezza, che deve essere pari ad almeno un metro laterale e frontale.
L’accesso alla chiesa, in questa fase di transizione, resta contingentato e regolato da volontari e/o collaboratori che – indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, guanti monouso e un evidente segno di riconoscimento – favoriscono l’accesso e l’uscita e vigilano sul numero massimo di presenze consentite. Laddove la partecipazione attesa dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite, si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche.
Coloro che accedono ai luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche sono tenuti a indossare mascherine.
Non è consentito accedere al luogo della celebrazione in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° C, ne a coloro che sono stati in contatto con persone positive a SARS-CoV-2 nei giorni precedenti.
Agli ingressi dei luoghi di culto siano resi disponibili liquidi igienizzanti.
l luoghi di culto, ivi comprese le sagrestie, devono essere igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti ad azione antisettica e provvedere al ricambio dell’aria.
Le acquasantiere saranno vuote.
Sarà ridotta al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio. Può essere prevista la presenza di un organista, ma in questa fase si ometta il coro.
E’omesso ancora lo scambio del segno della pace.
La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi – indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza – abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli.
Le eventuali offerte non sono raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo.
La celebrazione del sacramento della Confermazione è rinviata.
Ove il luogo di culto non è idoneo al rispetto delle indicazioni del presente Protocollo, l’Ordinario del luogo può valutare la possibilità di celebrazioni all’aperto, assicurandone la dignità e il rispetto della normativa sanitaria.

Si favoriscano le trasmissioni delle celebrazioni in modalità streaming per la fruizione di chi non può partecipare alla celebrazione eucaristica.

I TESTI INTEGRALI DEL PROTOCOLLO  (download)

E IL COMUNICATO DELLA CEI

Perugia: Tra i fruitori dei servizi Caritas diversi lavoratori precari menzionati dal cardinale Bassetti nel suo appello per la loro regolarizzazione. Lo rivela il direttore della Caritas diocesana diacono Giancarlo Pecetti

«Il problema sollevato dal nostro cardinale arcivescovo è rilevato anche presso i servizi della nostra Caritas». Lo rivela il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetto, nel commentare la dichiarazione del cardinale Bassetti, presidente della Cei, rilasciata il 6 maggio all’agenzia di stampa «Sir», a seguito dell’appello di papa Francesco a sostegno dei lavoratori sfruttati, molti dei quali immigrati. Il cardinale è intervenuto dicendo: «Non possiamo dimenticare che in questo momento, tra i tanti che sono in grave difficoltà nel nostro Paese e ai quali come Chiesa siamo vicini ci sono almeno 600mila persone, molte delle quali lavorano nei campi o nei servizi di cura e assistenza ai nostri anziani e alle nostre famiglie, prive di ogni diritto e di ogni sussidio». Queste persone, ha proseguito il cardinale, sono «gravemente esposte non solo allo sfruttamento lavorativo, ma anche per la loro stessa salute, rischiando di diventare, loro malgrado, fonte di contagio per tutti. Crediamo davvero, come ci ha ricordato papa Francesco, che siamo sulla stessa barca – ha concluso il presidente della Cei – partecipi delle stesse preoccupazioni e delle stesse attese: ognuno, qualunque sia la sua provenienza, la sua età o condizione, è degno di rispetto ed è amato da Dio in modo unico. Chiediamo dunque a chi ha il compito di promuovere il bene comune di non dimenticare queste persone, questi nostri fratelli e sorelle, e di indicare le vie per una loro regolarizzazione, non solo di quelli che possono esserci “utili”, ma di tutti coloro che sono nel nostro Paese, come premessa indispensabile alla tutela della salute di tutti e al ripristino della legalità».​

Presso il Centro di ascolto diocesano e l’Emporio della Solidarietà di Perugia città, ricorda il direttore Pecetti, «negli ultimi due mesi, a causa dell’emergenza sanitaria, sono aumentati del 35% le persone bisognose di aiuto, perché ormai senza lavoro. Basti pensare che solo all’Emporio le famiglie fruitrici a settimana sono passate dalle 480, del periodo precedente al Covid-19, alle attuali 650. Si prevede un’ulteriore incremento di queste famiglie per la loro precaria situazione economica qualora non dovessero ritornare al lavoro o non ricevere in tempi brevi i contributi statali previsti per fronteggiare quest’emergenza. Non è escluso – conclude il direttore Caritas – che in futuro ci troveremo dinanzi ad ulteriori richieste di aiuto a causa degli sfratti per morosità».

Assisi – Martedì 5 maggio messa in diretta streaming in memoria di Gino Bartali presieduta dal vescovo Sorrentino nella cappellina privata nel Museo della Memoria

“Sono trascorsi 20 anni, ma è meraviglioso pensare che mio nonno venga ancora ricordato con cosi grande partecipazione ed affetto. Un grande ciclista, ma soprattutto un grande uomo, testimone di fede e umiltà”. Sono questi i sentimenti di Gioia Bartali a pochi giorni dal 20esimo anniversario della morte del nonno, Gino Bartali, grande campione di ciclismo e Giusto tra le Nazioni. La santa messa di commemorazione verrà celebrata, martedì 5 maggio alle ore 16, dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino, proprio nella Cappellina privata appartenuta al ciclista toscano e donata nel 2018 al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. “Con mia sorella Stella – prosegue -, abbiamo ritenuto che la Cappellina di mio nonno, donata a mio papà Andrea, dovesse essere custodita in un luogo speciale come Assisi, dove attraverso il ‘Museo della Memoria, Assisi 1943-1944’ si ricorda l’importante opera di salvezza degli ebrei negli anni delle persecuzioni razziali, compiuta dall’organizzazione clandestina che faceva capo alla chiesa e alla quale partecipò anche mio nonno”. In questi giorni a causa della pandemia da coronavirus, il Museo è chiuso, in attesa di nuove disposizioni del Governo, ma fino alla chiusura è stato il punto di riferimento per circa 800 studenti umbri e anche di altre regioni che, da novembre a marzo, sono venuti a visitarlo, facendo dei percorsi sulla memoria, sul ruolo dei Giusti e sull’impegno che ciascuno può avere nel contrastare disuguaglianze e intolleranza. La santa messa a porte chiuse per le disposizioni del anti-contagio Covid-19 sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Rosario per l’Umbria celebrato dai Vescovi alla presenza della presidente della Regione Donatella Tesei. L’arcivescovo Boccardo: «Non considerare conquiste di civiltà l’estromissione di Dio e di ogni norma morale dalla società, dall’economia, dalla politica».

Nel pomeriggio di domenica 3 maggio nella Basilica della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli di Assisi, i Vescovi della terra dei Santi Benedetto e Francesco hanno celebrato un “Rosario per l’Umbria”, in modo particolare per chiedere alla Vergine la fine della pandemia del Covid-19. Al momento di preghiera, presieduto da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu, ha partecipato anche la presidente della Regione Donatella Tesei in rappresentanza dei cittadini umbri. Il Rosario è stato trasmesso in diretta sui social della Porziuncola.

Il Custode della Porziuncola padre Giuseppe Renda, Ofm: «Fratelli e sorelle che siete collegati con noi via web, un benvenuto in questo santuario mariano che custodisce la testimonianza di fede di Francesco di Assisi. Siamo qui per vivere insieme ai Vescovi dell’Umbria, ai quali do il benvenuto, un momento molto importante per la Chiesa di questa regione: un atto di affidamento alla Vergine Maria del nostro territorio, affinché ci aiuti sempre come madre e maestra a guardare il suo figlio Gesù e attraversare questi momenti non facili di pandemia con la speranza nel cuore, certi che Gesù è più forte della morte».

Il benvenuto del vescovo di Assisi mons. Sorrentino. «Con grande gioia do il benvenuto della Chiesa di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino ai confratelli Vescovi, in modo particolare al nostro presidente mons. Renato Boccardo e al cardinale Gualtiero Bassetti arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei. Ottocento anni fa Francesco annunciò la grazia del perdono ricevuto in questo luogo, alla presenza dei vescovi del tempo, e sicuramente ad un numero superiore di persone rispetto ad oggi. Questa sera in qualche modo ripetiamo quella esperienza portando nel cuore della Madre, che a sua volta porti nel cuore di Cristo, le sorti di questa nostra Regione, mentre insieme con tutta l’Italia viviamo questo inaudito periodo. Stiamo facendo una grande esperienza di sofferenza e di attesa, ci stiamo preparando a rivivere ancora meglio e con maggiore intensità i nostri incontri liturgici. E come Pastori sentiamo la sofferenza di quanti ci possono seguire semplicemente attraverso la televisione. Ma siamo qui, lo Spirito di Dio ci riunisce più di tutti gli strumenti della comunicazione».

La riflessione dell’arcivescovo Boccardo. «Dalle otto diocesi dell’Umbria, portando idealmente con noi tutto il popolo affidato alle nostre cure pastorali, siamo convenuti presso questo luogo santo, “prediletto dalla Vergine gloriosa – come diceva il beato Francesco – fra tutte le chiese del mondo che le sono care” (FF 1153). Abbiamo voluto venire qui in pellegrinaggio – ha detto il presidente dei Vescovi umbri – per sostare presso la Madre, lasciandoci avvolgere dal suo abbraccio di tenerezza, per riprendere fiato e amore: fiato per continuare, amore per capire. Si tratta infatti di proseguire il cammino, divenuto arduo e faticoso in questo tempo di emergenza, senza perdere di vista la meta e senza indietreggiare di fronte alle difficoltà. Si tratta di capire quanto stiamo vivendo, senza fermarci semplicemente alla cronaca quotidiana, ma imparando a discernere con attenzione e ad accogliere con responsabilità le lezioni di vita nascoste negli eventi e nelle circostanze e ad abitare un vuoto misteriosamente ricco di presenza divina, scoprendo un modo nuovo di porci in rapporto con gli altri e con Dio».

Ascoltare tanti chiusi silenzi. «Con confidenza filiale – ha proseguito l’arcivescovo di Spoleto-Norcia – abbiamo chiesto alla Vergine di venire in soccorso a quanti, in modi diversi, devono affrontare la dura lotta per la vita a causa dell’epidemia che attraversa il mondo, a quanti vedono minacciato o già hanno perduto il proprio lavoro, a quanti devono assumere decisioni importanti e difficili per il bene di tutti. E le chiediamo ancora di consolare le angosce che non sempre si vedono ma che Lei conosce; di ridonare fiducia a chi l’ha persa di fronte a tante delusioni; di rianimare sposi e spose, genitori e figli a ritrovare la strada della comunione d’amore al di là di tutte le sempre possibili stanchezze; di ascoltare tanti chiusi silenzi di chi non ha più neppure il coraggio di confidarsi. Le chiediamo di essere paziente e misericordiosa con quanti credono di allargare la libertà nella violazione di ogni legge, a cominciare da quella della vita; di affermare se stessi nella violenza irragionevole; di considerare conquiste di civiltà l’estromissione di Dio e di ogni norma morale dalla società, dall’economia, dalla politica, generando così soltanto ulteriori ingiustizie e uccidendo la speranza in una storia più buona e pacifica».

Il grazie dei Vescovi alla presidente Tesei e quello della Governatrice alla Chiesa umbra. Al termine del Rosario i Vescovi hanno salutato la presidente della Regione Donatella Tesei e l’hanno ringraziata per l’equilibrio con cui sta gestendo l’emergenza Covid-19 in Umbria. La presidente dal canto suo ha contraccambiato il ringraziamento per le tante iniziative che le Diocesi hanno messo in campo per stare vicino alla gente in questa emergenza sanitaria. Presuli e Governatrice hanno anche commentato con gioia il fatto che il 3 maggio in Umbria non è stato registrato nessun nuovo caso di positività al Coronavirus: «soddisfazione – hanno detto vescovi e presidente – che non deve però far abbassare la guardia».

Narni – festa del patrono san Giovenale. “Dobbiamo pensare anche al bisogno di tanti cristiani alla sopravvivenza spirituale cristiani, perchè senza il sacramenti non sono in grado di sopravvivere nella vita dello spirito e non è possibile una vita cristiana piena”.

A Narni, la ricorrenza della festa del patrono, san Giovenale, il 3 maggio, è stata celebrata in maniera diversa a motivo della quarantena a causa del Coronavirus. Il vescovo Giuseppe Piemontese, pellegrino a Narni, ha celebrato la solennità nella concattedrale, presso la tomba di san Giovenale per fare memoria del santo Patrono, e quale segno di unità spirituale nella preghiera per il popolo sofferente a causa del Coronavirus.
Alla celebrazione ha partecipato il sindaco Francesco De Rebotti che ha donato l’olio e acceso la lampada votiva davanti al busto di San Giovenale, recitando la preghiera di affidamento al santo patrono.
Una celebrazione singolare in onore di san Giovenale, determinata dalla epidemia del Coronavirus e dalle rigide norme delle autorità, che non prevedono celebrazioni col popolo, “cosa che genera sofferenza e mortificazione per tanto isolamento e solitudine – ha detto il vescovo Piemontese – ma anche per il tono dimesso senza rappresentanze e bandiere e tripudio vario usuale per la festa di San Giovenale. Siamo qui per celebrare l’Eucarestia, rinnovare la Pasqua del Signore, esprimere vicinanza a tutti i nostri fratelli, invocare la misericordia del Signore sul popolo, la sua benedizione in questo tempo di sofferenza, di contagio e di preoccupazione per il futuro incerto e di bisogno materiale. San Giovenale: pastore secondo il cuore e lo stile di Gesù in questo territorio”.

I buoni pastori dei nostri giorni

Il vescovo ha poi ricordato quanti in questo periodo sono stati “dei buoni pastori per le persone che hanno avuto accanto, non solo presbiteri o autorità, ma persone comuni, medici e infermieri che hanno dato la vita per salvare tanti malati in questi mesi, loro sono i veri pastori, i santi della porta accanto”.

“Mentre celebriamo, anche se in maniera dimessa, la festa del nostro patrono, interroghiamoci sulla nostra testimonianza di oggi: in questa città, nelle nostre parrocchie, nella nostra Diocesi. In questo tempo di epidemia siamo spinti a vivere con intensità le limitazioni, le sofferenze e i disagi che con rapidità improvvisa ci sono capitati addosso: la quarantena, con la privazione della libertà, l’isolamento e la solitudine d tante persone, la sofferenza fisica e morale di tanti malati e anziani e anche la nostra sofferenza, la morte di tante persone e la mortificazione per non aver potuto dare onore e suffragio ai defunti e conforto e consolazione ai familiari. E poi i problemi legati alle varie forme di povertà, alla disoccupazione, e alle fosche attese di disagi e di precarietà. In questi due mesi abbiamo pregato da casa, abbiamo forse scoperto la dimensione della famiglia quale chiesa domestica, abbiamo assistito alla messa trasmessa in streaming: ebbene ciò non può durare a lungo, non può bastare. E’ conforto e consolazione per chi non può partecipare con la presenza, aiuta la fede e sostiene la speranza, ma non è sufficiente ad alimentare la vita spirituale”.

I segni di speranza: “La generosità di tanti operatori, volontari, medici, infermieri, sacerdoti che in questo periodo si sono fatti in quattro per gli altri. L’impegno dell’autorità a guidare la ripresa umana, civile, sociale, con prudenza, ma è anche necessario un po’ più di coraggio. In questo tempo stiamo vivendo il desiderio di ricevere il Signore, in attesa di poter partecipare alla celebrazione eucaristica. Intanto lasciamoci alimentare dalla parola di Dio, dalla preghiera in famiglia e personale e soprattutto viviamo anche la carità vissuta nei piccoli gesti quotidiani, in un servizio di solidarietà nei confronti di chi si trova solo ed in difficoltà”.

Perugia – domenica del «Buon Pastore», 57a Giornata mondiale per le vocazioni. Il cardinale Bassetti: «tenere vivo, rintuzzare, quel fuoco che è stato acceso in noi con il dono dell’Ordinazione»

«Innanzitutto porto a voi la benedizione del Santo Padre, che ho incontrato ieri (2 maggio, ndr), e che mi ha espresso parole di incoraggiamento per tutti voi, in particolare per gli anziani, i malati, le famiglie numerose, con i problemi riguardanti la gestione dei figli piccoli e degli adolescenti». Lo ha comunicato alla comunità diocesana il cardinale Gualtiero Bassetti, alla fine della celebrazione eucaristica pro populo, di domenica 3 maggio, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, trasmessa in diretta dai media.

Inopportuno fare corse in avanti. «Desidero inoltre – ha proseguito il cardinale – darvi alcune notizie per questi giorni in cui stiamo preparandoci all’attuazione della cosiddetta “fase 2”. Purtroppo ci dicono le statistiche che non siamo ancora usciti da questo forte momento di crisi. Anche il Santo Padre ci raccomanda prudenza. Le modalità delle celebrazioni consentite in chiesa, per i battesimi e i matrimoni, valgono le norme già stabilite durante la “fase 1”; per quanto concerne il rito delle esequie, da domani lunedì 4 maggio, è consentita la presenza di 15 fedeli, senza che questi debbano essere sottoposti alla misurazione della temperatura corporea. Per la Santa Messa domenicale dovremo ancora aspettare circa un paio di settimane, per ulteriori approfondimenti. Sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, speriamo di essere in grado di celebrare la Messa Crismale con la benedizione degli oli. Purtroppo sarebbe inopportuno fare corse in avanti, perché il bene comune, che è il bene di tutti, ci invita a camminare insieme a tutte le Chiese sorelle d’Italia, che vivono la pandemia in condizioni differenti».

Salvare le pecore smarrite. Nell’omelia il cardinale Bassetti si è soffermato sulla 57a Giornata mondiale per le vocazioni, che la Chiesa ha celebrato il 3 maggio, parlando del sacerdote e richiamandolo ad imitare totalmente il «Buon Pastore». Al riguardo ha esordito citando il Santo Padre: «è molto bello il commento di papa Francesco alla liturgia di oggi: “per salvare le pecore smarrite, che siamo tutti noi, il Pastore Gesù si è fatto agnello e si è lasciato immolare per prendere su di sé il peccato del mondo. Questo mistero si rinnova attorno alla mensa eucaristica. È lì che le pecore si radunano per nutrirsi. È lì che diventano una cosa sola, tra loro e con il buon pastore”».

Connessi con Gesù. «Oggi, domenica del Buon Pastore – ha ricordato il presule –, celebriamo la 57a Giornata per le vocazioni. Deve farsi davvero intensa la nostra preghiera, perché il Signore ravvivi, particolarmente nei giovani, il desiderio di fare qualcosa di grande per Lui e per i fratelli, consacrandosi, donandosi a Lui. Dice papa Francesco: “cercare il Signore, custodire la sua Parola, cercare di rispondere a Lui, con la propria vita, crescere nelle virtù, questo rende forti i cuori dei giovani. Per questo occorre mantenere la connessione con Gesù”».

Qualcosa di grande nella vita. Sempre sulle vocazioni il cardinale ha ricordato anche lo «stupendo richiamo di San Giovanni Paolo II rivolto ai giovani durante la GMG di Roma nel 2000: “è Gesù che cercate quando sognate la felicità. È Lui, cari giovani, che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che sognate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita… È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare nella vostra vita qualcosa di grande”».

Segno della presenza di Dio. «La domenica del Buon Pastore ci offre l’occasione di riflettere sulla figura e la missione del prete, dei nostri presbiteri, che continuano in mezzo a noi l’opera di salvezza di Gesù. Per chi non crede, il prete è un enigma, qualcosa forse di indefinibile. Solo alla luce della fede, si può capire il valore di quello che fa e il senso di quello che è. Per chi crede, il prete è sacramento, segno della presenza di Dio. Visibilmente è un uomo con tutte le sue pesantezze e i suoi difetti. Invisibilmente rappresenta, cioè rende presente, Cristo. Ogni prete vero, autentico, è il primo ad avere coscienza di ciò che è, e questo è il suo dramma personale: si sente sempre al di sotto della sua missione, del suo compito. E proprio questo, come dice Von Balthasar, “ci rende umili”».

Pastori buoni. Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, parlando di sé e dei sacerdoti, ha detto: «La fede mi dice che rappresento Cristo. L’esperienza mi dimostra ogni giorno che sono solo un uomo fragile e povero come tutti; e talvolta un pover’uomo! Eppure noi sacerdoti siamo chiamati ad essere “pastori buoni”, che camminano dinanzi alle pecore e le nutrono con la Parola di Dio e i Sacramenti. Ci è quindi richiesto di avere un cuore buono, grande, e di precedere tutti con l’esempio. Nella confusione generale che domina oggi, molti sacerdoti, giovani e non giovani, si domandano: cosa dobbiamo fare? E prima ancora, chi siamo? Cari fratelli nel presbiterato, la Giornata mondiale per le vocazioni ci invita a tenere vivo, a rintuzzare, quel fuoco che è stato acceso in noi con il dono dell’Ordinazione. E al tempo stesso, invita tutto il popolo santo di Dio a guardare con fiducia ai suoi preti, e a stargli accanto con la preghiera, con la premura, con vera amicizia, con simpatia e dialogo».

Spoleto – Messe celebrate dall’Arcivescovo nel tempo del Covid-19 dal 4 al 10 maggio 2020 con intenzioni di preghiera per malati, bambini e famiglie, disabili, persone dipendenti da sostanze o altro, lavoratori

Nella giornata di sabato 2 maggio è stato annunciato l’accordo di massima tra la Conferenza episcopale italiana e il Governo per riprendere la celebrazione delle Messe alla presenza dei fedeli a partire dalle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica del Coronavirus. E allora le celebrazioni feriali e festive saranno ancora in assenza di fedeli e a porte chiuse (per i funerali attenersi alle indicazioni del Governo e alle linee applicative della Cei). L’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo prosegue dunque nel suo pellegrinaggio solitario nella Diocesi. Dopo i monasteri di clausura, le case di formazione di alcuni ordini religiosi e le zone terremotate, dal 4 al 10 maggio il Presule presiederà la Messa da altri luoghi significativi. Le celebrazioni saranno trasmesse nella pagina Facebook (SpoletoNorcia) e nel canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi, nei giorni e negli orari indicati.

ü Lunedì 4 maggio ore 18.00: dal Convento dei Frati Minori Cappuccini di Spoleto. Intenzione di preghiera per i malati della Diocesi (nelle famiglie, negli ospedali, nelle case di cura).

ü Martedì 5 maggio ore 18.00: dal cortile della scuola delle Maestre Pie Filippini di Spoleto. Intenzione di preghiera per i bambini della Diocesi e le loro famiglie.

ü Mercoledì 6 maggio ore 18.00: dalla casa per persone diversamente abili di Montepincio di Spoleto. Intenzione di preghiera per i disabili della Diocesi e per i loro assistenti.

ü Giovedì 7 maggio ore 18.00: dalla Comunità terapeutica di Camposalese del Centro di Solidarietà “don Guerrino Rota” di Spoleto. Intenzione di preghiera per le persone della Diocesi che lottano contro le dipendenze (droga, alcool, ludopatia ecc …).

ü Venerdì 8 maggio ore 18.00: dalla parrocchia di S. Angelo in Mercole in Spoleto. Intenzione di preghiera per i lavoratori della Diocesi, in particolare per quanti hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione a causa del Covid-19.

ü Sabato 9 maggio ore 18.00: dalla Cappella della Santissima Icone del Duomo di Spoleto, celebrazione mariana.

ü Domenica 10 maggio ore 11.00: dalla parrocchia di S. Giacomo in S. Giacomo di Spoleto.

Domenica 3 maggio 2020, domenica del Buon Pastore, l’Arcivescovo ha celebrato la Messa in assenza di fedeli e a porte chiuse dalla parrocchia di S. Francesco d’Assisi in Bastardo di Giano dell’Umbria. Col presule hanno concelebrato i parroci di Bastardo, il parroco di Giano dell’Umbria e quello di Gualdo Cattaneo e Pomonte. Nell’omelia mons. Boccardo ha esortato quanti hanno seguito la celebrazione tramite i social a pregare per il dono di nuovi sacerdoti «che – ha detto – si mettano accanto al popolo e interpretino quella immagine del pastore buono che è Gesù». Al termine della Messa il Presule ha ricordato che nella parrocchia di Bastardo è in avvio la costruzione della nuova chiesa e del centro pastorale: «Sono qui – ha detto – per incoraggiare, anche se virtualmente, la comunità in questa grade impresa. Un’impresa che è sì economica, che si realizza grazie ai soldi dell’8×1000 della Cei e a quelli della locale popolazione, ma soprattutto è un’impresa spirituale per edificare la comunità. Tutta la Diocesi – ha concluso – è vicina alla parrocchia di Bastardo per questa avventura che si avvia».

Cei – Messe con il popolo: condivise le linee di un accordo. Cardinale Bassetti: “avanti, senza abbassare la guardia”

“Esprimo la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in generale, della comunità ecclesiale per essere arrivati a condividere le linee di un accordo, che consentirà – nelle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica – di riprendere la celebrazione delle Messe con il popolo”.
Così il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Cardinale Gualtiero Bassetti, commenta la definizione di un Protocollo di massima, relativo alla graduale ripresa delle celebrazioni liturgiche.
“Il mio ringraziamento va alla Presidenza del Consiglio dei Ministri – aggiunge – con cui in queste settimane c’è stata un’interlocuzione continua e proficua. Questo clima ha portato un paio di giorni fa a definire le modalità delle celebrazioni delle Esequie, grazie soprattutto alla disponibilità e alla collaborazione del Ministro dell’Interno e del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione”.
Nel contempo, “un pensiero di sincera gratitudine mi sento in dovere di esprimerlo al Ministro della Salute e all’intero Comitato tecnico-scientifico – prosegue il Cardinale Bassetti -: questa tempesta, inedita e drammatica, ha posto sulle loro spalle un carico enorme in termini di responsabilità”.
“Come Chiesa – riconosce – abbiamo condiviso, certo con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in un’ottica di responsabilità, a tutela soprattutto dei più esposti. Alla vigilia di quella che ci auguriamo possa essere una rinascita per l’intero Paese, ribadisco l’importanza che non si abbassi la guardia ma, come abbiamo ripetuto in questi mesi, si accolgano le misure sanitarie nell’orizzonte del rispetto della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi necessari per tutelarla al meglio”.
“Al Paese – conclude il Cardinale Bassetti – voglio assicurare la vicinanza della Chiesa: ne sono segno e testimonianza le innumerevoli opere di carità a cui le nostre Diocesi e Parrocchie hanno saputo dar vita anche in questo difficile periodo; ne è segno pure la preghiera che, anche in forme nuove, si è intensificata a intercessione per tutti: le famiglie, quanti sono preoccupati per il lavoro, gli ammalati e quanti li assistono, i defunti”.