Perugia: parroci e volontari parrocchiali, giovani e adulti, all’opera per permettere ai fedeli di partecipare in sicurezza alle celebrazione eucaristiche

Desiderosi di ricevere il Pane eucaristico dopo più di due mesi di digiuno, i fedeli, anche dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, da questa mattina presto, domenica 24 maggio dell’Ascensione del Signore, si stanno recando alle messe a “porte aperte”, rispettando le norme di sicurezza sul distanziamento sociale e di igienizzazione dei luoghi di culto a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19.

Parroci e volontari parrocchiali si sono rimboccati le maniche per tutta la settimana affinché più fedeli possano partecipare alle celebrazioni eucaristiche domenicali (comunque non più di 200 persone ad ogni messa), scegliendo in molti casi di celebrarle all’esterno delle chiese. A Perugia è il caso delle parrocchie di San Giovanni Apostolo, nel quartiere di Ponte d’Oddi e Montegrillo, e di Santa Maria in Case Bruciate (vidi foto allegate).

La prima parrocchia è animata dai frati Minori francescani e guidata dal parroco padre Francesco Bonucci, cappellano del Carcere, dove la messa domenicale di oggi si è tenuta “in discesa”, per la caratteristica pendenza del piano stradale del parcheggio antistante la chiesa. Non poteva mandare all’aperto, accanto all’altare, la statua della Beata Vergine Maria, molto venerata in questa comunità parrocchiale dove ogni anno, l’ultima domenica di maggio, si svolge in suo onore una festa molto partecipata e sentita dalla popolazione.

A Case Bruciate, le celebrazioni eucaristiche mattutine (ore 9 e 12), si sono tenute nell’area adiacente ai locali dell’oratorio, ben allestita dai volontari coordinati dal parroco don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria. L’intera Unità pastorale guidata da don Riccardo, con i suoi confratelli don Calogero Di Leo e don Gaetano Romano, è l’insieme di tre parrocchie cittadine con 10mila abitanti e con non pochi studenti universitari fuori sede (S. Maria in Case Bruciate, San Donato all’Elce e Sant’Agostino in Porta S. Angelo) di cui fa parte anche la chiesa dell’Università degli Studi molto frequentata la domenica. In tutte le quattro chiese di quest’Unità pastorale, grazie al lavoro di cinquanta volontari, da oggi possono essere celebrate le messe a “porte aperte”.

Soddisfatti i parroci e quanti dei parrocchiani, giovani e adulti, hanno reso possibile la riapertura in sicurezza di questi luoghi di culto. Una riapertura purtroppo limitata, perché, fa notare don Riccardo Pascolini, «alla messa delle 9 di questa mattina c’erano 80 fedeli, quando prima del “Coronavirus” erano il doppio».

Oggi è una domenica particolare, ricordano i sacerdoti nelle loro omelie, perché oltre ad essere la domenica dell’Ascensione del Signore, è la 54 Giornata Mondiale per le Comunicazioni Sociali celebrata dalla Chiesa universale proprio in questo giorno. I mezzi della comunicazione sociale hanno avuto e continuano ad avere un ruolo non secondario nel tempo del Covid-19, sia nell’informazione-aggiornamento della pandemia sia nel non fare mancare il contatto-ascolto della Parola di Dio trasmettendo in diretta le messe per quanti non possono recarsi ancora in chiesa, soprattutto nei giorni festivi.

Gubbio – Celebrazioni in chiesa: parrocchie pronte alle prime messe festive

La Chiesa eugubina – come accaduto in tutto il Paese – ha ripreso questa settimana le celebrazioni liturgiche con il popolo, con tutte le attenzioni e come indicato dal protocollo sottoscritto il 7 maggio scorso dal Governo italiano e dalla Conferenza episcopale italiana. Dopo le celebrazioni feriali ricominciate dal 18 maggio in poi, ecco ora il primo fine settimana di celebrazioni prefestive e festive. Le parrocchie della diocesi eugubina si sono dotate dei vari accorgimenti indicati dal protocollo nazionale e ribaditi dal vescovo Luciano Paolucci Bedini con una comunicazione a tutti i sacerdoti. La curia ha coordinato i vari aspetti, sia legati alla cartellonistica per gli ingressi delle chiese, sia ai materiali (gel detergenti, mascherine, guanti e segnalazioni di distanziamento per i fedeli) e all’individuazione del numero massimo dei fedeli ammissibili alle celebrazioni, calcolato in base alla metratura complessiva dell’edificio sacro (con un massimo di 200 posti all’interno e 1000 nelle celebrazioni all’esterno).
L’accesso ai luoghi di culto per le celebrazioni, innanzitutto, dovrà avvenire in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato. Il legale rappresentante dell’ente individua la capienza massima, tenendo conto della distanza minima di sicurezza di almeno un metro. Accessi regolati da volontari e collaboratori della parrocchia, con dispositivi di protezione individuale e un segno di riconoscimento. Se possibile, entrata e uscita dall’edificio vanno separate.
Chi entra nei luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche è tenuto a indossare mascherine per tutta la durata della messa e non può accedere in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5 gradi. Viene favorito, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione. Agli ingressi dei luoghi di culto sono disponibili liquidi igienizzanti. Così come i luoghi e gli oggetti utilizzati vanno igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, con pulizia delle superfici e ricambio dell’aria. Le acquasantiere della chiesa continueranno a essere vuote.
Per favorire il rispetto delle norme di distanziamento sarà ridotta al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio. Prevista la presenza di un organista, ma in questa fase senza il coro, anche se i cantori – senza creare assembramento – possono distribuirsi sui posti autorizzati per tutti i fedeli. Niente scambio del segno della pace e distribuzione della Comunione dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso e mascherina, con la cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli. Nei luoghi destinati ai fedeli non ci saranno sussidi per i canti o di altro tipo. Le eventuali offerte non vanno raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo. Il rispetto delle prescrizioni va applicato anche a battesimi, matrimoni, unzione degli infermi e funerali.
Una attenzione particolare, visto il mese di maggio, è stata riservata alla Basilica di Sant’Ubaldo, dove tra oggi e domani ci saranno quattro celebrazioni: la prefestiva del sabato alle ore 17 e la domenica alle ore 9 (presieduta da mons. Paolucci Bedini), alle 11 e alle 17 nel pomeriggio. La liturgia delle ore 11 sarà trasmessa in streaming sulla pagina Facebook e sul canale Youtube Diocesi di Gubbio e in tv su Trg, al canale 11. La diretta audiovideo si è resa necessaria considerando che la capienza complessiva della basilica sulla cima del monte Ingino sarà di 96 fedeli, con accesso regolamentato dai volontari della Famiglia dei Santubaldari, che si è resa disponibile per questo servizio in tutte le celebrazioni domenicali. La raccomandazione per tutti, anche questa volta, è quella di non creare assembramenti presso la basilica e nel chiostro. L’esterno e le vie di accesso al santuario saranno comunque pattugliati dalle forze dell’ordine.

ittà di Castello – Celebrazione eucaristica nel Santuario Madonna delle Grazie in suffragio dei deceduti durante la pandemia nella Diocesi

Sabato 28 marzo con il parroco Don Andrea e con il sindaco Luciano eravamo qui davanti all’icona della Madonna delle Grazie a chiedere la sua protezione in questo tempo della pandemia.

A distanza di quasi due mesi abbiamo la possibilità di celebrare con il popolo, osservando le nuove disposizioni che purtroppo riducono le presenze, la Santa Messa.

Vogliamo pregare principalmente per tutte le persone che ci hanno lasciato in modo davvero straziante a motivo del Covid e anche per altre cause. Le vogliamo ricordare tutte, scusandoci per i posti limitati a motivo, come sapete, delle nuove regole per scongiurare altri mali.

Abbiamo in mente di poter celebrare, quando sarà possibile, una Messa con una maggiore partecipazione, magari all’esterno dell’ospedale. Se andrà in porto, ve lo comunicheremo per tempo.

Intanto le persone che desiderano avere una celebrazione per un loro defunto possono naturalmente rivolgersi al parroco della comunità dove risiedono e potranno concordare una celebrazione specifica per ciascun defunto.

Qui ora al santuario della Madonna delle grazie affidiamo al Signore misericordioso per mezzo delle mani materne di Maria tutte le persone care, comprese quelle i cui parenti non hanno potuto essere qui.

Siamo qui a chiedere che la Madonna consoli e conforti tutti i familiari di queste vittime.

Vogliamo anche ringraziare perché credo sinceramente che la Madonna ci abbia accompagnato in questo difficilissimo momento per aiutare e per farci evitare cose peggiori.

La solennità dell’Ascensione del Signore che stiamo celebrando viene a proposito perché ci richiama il nostro stupendo destino.

Conclusa la sua missione in mezzo a noi, Gesù è ritornato al Padre. Prima di lasciarci disse che andava a preparare un posto per ciascuno di noi vicino a Lui, in Paradiso.

Con questa speranza noi viviamo l’esperienza umana avendo la certezza che la vita non finisce con la morte, ma si compirà nella gioia eterna dove siamo attesi insieme a tutti gli uomini e le donne che hanno creduto in Gesù.

Il Signore Gesù lascia questa terra portando in qualche modo anche tutti gli uomini perché ci va con la nostra umanità, compreso il nostro corpo.

Dice la preghiera che abbiamo fatto: “Nel tuo Figlio asceso al cielo la nostra umanità è innalzata accanto a te, Padre, e noi, membra del suo corpo, viviamo nella speranza di raggiungere il Cristo, nostro capo, nella gloria”.

Gesù ci ha preceduti nella dimora eterna dandoci la serena fiducia che dove è lui saremo anche noi a godere la stessa gioia per sempre. Questo, fratelli, è il punto centrale della nostra fede, la speranza più bella che abbiamo nel pellegrinare su questa terra, non raramente incerto e doloroso, come in questi mesi abbiamo sperimentato.

La pandemia ci ha insegnato ampiamente, perfino in modo violento, quanto è fragile ed anche tragica la nostra esistenza. Al punto che senza una prospettiva di eternità beata le situazioni di tanti fratelli e sorelle qui presenti sarebbero quasi impossibili da sostenere. Che il Signore rafforzi la nostra fede di poterci ricongiungere un giorno ai nostri cari per una gioia senza fine.

Ma Gesù non semplicemente ci aspetta in paradiso. Prima di lasciarci ci ha fatto due grandi promesse: quella di rimanere con noi tutti i giorni e quella di mandarci in dono lo Spirito Santo. Proprio attraverso la forza dello Spirito Gesù si fa compagno di viaggio di ogni uomo, ci rende capaci di vivere il Vangelo e di testimoniarlo dappertutto.

Occorre anche qui la fede per riconoscere questa presenza spirituale, invisibile ma reale, che ci dà la forza di vivere come Gesù e di continuare la sua stessa missione. Possiamo anche noi dire come i santi di aver incontrato Gesù che ci ha aiutato a vivere nella sua pace anche in momenti difficili. Così possiamo testimoniare il Vangelo della speranza per ogni uomo che incontriamo.

Oggi si celebra anche la giornata delle comunicazioni sociali. Voglio ringraziare tutti i giornalisti e gli operatori che in questi lunghi mesi hanno fornito un’informazione puntale ed hanno anche permesso alla nostra comunità diocesana di restare in contatto con tutti i fedeli. Mi auguro che questa esperienza serva a crescere nella consapevolezza di essere a servizio della comunione e del bene di tutti.

La Vergine Maria, che è stata molto vicina a Gesù e conosce bene il percorso cristiano, ci prenda per mano e ci aiuti a seguire Gesù sulla strada che ci porta a raggiungere il nostro posto in paradiso dove sono arrivati i nostri cari che ricordiamo con grato affetto.

Nel frattempo ricompensi tutti coloro che si sono sacrificati per la salute del prossimo e ci ottenga la grande grazia del superamento della pandemia che sta contagiando milioni di persone e centinaia di migliaia di morti.

Il Signore Gesù ci benedica con la Sua Pace e ci doni ancora il Suo Spirito!

Dichiarazione del Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

“Una giornata di preghiera e ricordo per le vittime del Covid e per tutti i defunti di questo periodo di emergenza legato alla diffusione della pandemia. Misure stringenti non hanno consentito di dare loro l’estremo saluto in maniera adeguata e allargata a familiari e conoscenti ed oggi grazie alla pregevole iniziativa del vescovo siamo qui in forma ufficiale con il gonfalone a manifestare vicinanza e solidarietà della comunità tifernate. Lo facciano in un luogo sacro caro ai tifernati nel santuario della Madonna delle Grazie patrona della città dove storicamente, chiesa ed istituzione comunale si erano già trovati insieme in passato con i fedeli e i cittadini in occasione di eventi particolari, guerre, pandemie e calamità naturali. Un momento significato di ricordo, commozione e solidarietà dal quale ripartire insieme più forti e uniti che mai anche per rendere omaggio nel migliore dei modi a chi ci ha lasciato. La nostra comunità locale è forte in tutte le sue componenti laiche e religiose ed oggi lo ha dimostrato ancora una volta”. È quanto dichiarato dal sindaco Luciano Bacchetta al termine della partecipata funzione religiosa officiata dal vescovo monsignor Domenico Cancian e dal parroco Don Andrea Czortek.

Perugia, “fase 2” del “Coronavirus”: domenica 24 maggio le prime messe festive a “porte aperte”. Il cardinale Gualtiero Bassetti celebra l’Ascensione del Signore a Città della Pieve. Sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, la Messa Crismale in cattedrale con i sacerdoti

Le comunità parrocchiali dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve si apprestano a ritornare in chiesa la domenica, seppur con un numero limitato di fedeli a seguito del perdurare dell’emergenza sanitaria da Covid-19, per santificare il giorno del Signore riavvicinandosi a Lui nel ricevere il Pane eucaristico. Le chiese parrocchiali sono pronte a celebrare le S. Messe a “porte aperte” nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria. Domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, il cardinale Gualtiero Bassetti presiederà la celebrazione eucaristica a Città della Pieve, trasmessa sulla pagina Facebook: amici dell’oratorio di città della pieve. L’appuntamento è alle ore 10.30, all’aperto, in piazza Matteotti, non molto distante dal Santuario della Madonna di Fatina. Concelebrerà insieme al cardinale Bassetti don Simone Sorbaioli, arciprete e parroco della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio.

Mentre sabato 30 maggio (ore 10), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si terrà la Messa Crismale con la partecipazione limitata ai sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a venti rappresentanti delle religiose, a tre rappresentanti del Consiglio pastorale diocesano, a due laici per ogni Unità pastorale e a venti membri dei gruppi e movimenti ecclesiali. La Messa Crismale, che a Perugia si celebra il Mercoledì Santo con la partecipazione di numerosi fedeli, che accompagnano i propri parroci, e dei ragazzi che durante l’anno ricevono il sacramento della Cresima, è la celebrazione in cui i sacerdoti rinnovano la promessa formulata all’ordinazione presbiterale e vengono consacrati gli olii santi. «La Messa Crismale è quasi epifania della Chiesa Corpo di Cristo – la definì, lo scorso anno, il cardinale Bassetti –, festa per tutto il popolo di Dio e per i presbiteri rivestiti del sacramento dell’Ordine, che celebrano la nascita del sacerdozio ministeriale e la loro vocazione ad esso».

GIORNATA MONDIALE COMUNICAZIONE: PADRE ENZO FORTUNATO “SANIFICARE INFORMAZIONE DA FAKE NEWS, BAD NEWS E SMALL NEWS”

«Il tema della 54ma giornata mondiale della comunicazione “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria (Es 10,2). La vita si fa storia” ci invita a vivere una comunicazione che prenda spunto e attinga dalle storie delle persone e che sia capace di raggiungere il cuore della gente. In questo periodo – ha dichiarato il direttore della rivista San Francesco, padre Enzo Fortunato – sono migliaia le lettere che arrivano alla nostra redazione sanfrancesco.org. Migliaia le lettere di uomini e donne che “implorano” di essere ascoltati. Una comunicazione attenta non solo le porta alla luce, ma ne comprende l’anelito di bene e le ragioni profonde. Una comunicazione attenta dà valore ad ogni storia e diventa buona notizia: incontra il cuore della gente e il cuore della gente incontra la buona notizia. Non c’è strada migliore da percorre in un’epoca in cui è necessario sanificare l’informazione da fake news, bad news e small news. Tutto questo ci invita a far sì che la comunicazione sia attenta alle persone, rispetti le persone, incontri le persone, serva le persone. La notizia diventi vera, bella e lunga: capace di entrare nella vita delle persone. Quello che ho potuto sperimentare in questi mesi è che credenti e non credenti sono alla ricerca di una buona parola, di una serena parola».

Auguri dei Vescovi umbri al nuovo rettore del seminario don Andrea Andreozzi

I Vescovi dell’Umbria salutano mons. Carlo Franzoni giunto al termine del suo mandato di Rettore del Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi e lo ringraziano per il sapiente e generoso impegno profuso in questi anni nella formazione dei futuri sacerdoti della Regione.

Accolgono con gratitudine e speranza il nuovo Rettore don Andrea Andreozzi proveniente dall’Archidiocesi di Fermo nelle Marche, riconoscenti a lui e al suo Arcivescovo per questo gesto di generosità che è segno eloquente di comunione ecclesiale.

A mons. Franzoni e a don Andreozzi – che inizierà il proprio ministero ad Assisi il prossimo anno accademico – i Vescovi augurano un fecondo e gioioso ministero a servizio della Chiesa e dei fratelli.

Lettera di don Andrea Andreozzi alla parrocchia di S. Pio X a Porto S. Elpidio che ha guidato negli ultimi tredici anni (fonte: Sito Archidiocesi di Fermo)

Cari amici, mi rivolgo alle figure di due Papi, della prima metà del secolo scorso, per commentare brevemente il cambiamento al quale vado incontro in questa fase della vita. “San Pio X” è il titolo della parrocchia dove, per circa 13 anni, sono stato parroco e che lascerò dal prossimo autunno. A “Pio XI” è dedicato il Seminario Regionale Umbro di Assisi, presso il quale svolgerò il mio servizio di Rettore, una volta lasciata Porto Sant’Elpidio. Provo, allora, a esprimere alcune idee su questo passaggio. Per quanto riguarda la parrocchia, il primo pensiero va alle tante realtà ancora in sospeso che, con un briciolo di presunzione, ma anche di corresponsabilità, avrei voluto sistemare un po’ meglio; ai rinvii di appuntamenti importanti per la vita delle famiglie, in particolare quelle che non hanno potuto celebrare i sacramenti dell’iniziazione cristiana o le coppie che hanno visto allontanarsi la data delle nozze. Nello sconvolgimento e nella precarietà del covid-19, la partenza accresce, ancora di più, il senso di disorientamento. L’ultima sfida da giocare, forse la più difficile di tutti questi anni, sarà il tentativo di fare ancora l’estate ragazzi, seppure con le tante limitazioni, che non permetteranno di ripetere le esperienze del passato.

Sulla superstrada in direzione Foligno, passato il valico di Colfiorito, arriverò in Umbria con gioia e con un senso di gratitudine per la possibilità di ripetere, ancora una volta nella vita, il binomio formazione-lavoro (pastorale): dopo l’esperienza di Monte Urano, il ritorno agli studi al Collegio Capranica di Roma; dopo Porto Sant’Elpidio, il rientro in un seminario, la cui storia e tradizione sono note anche al di fuori dei confini regionali. In tutto questo, mi sento un privilegiato. Forse il Signore sa che ogni tanto ho bisogno di rientrare, in un modo o nell’altro, ai box, per i rifornimenti e per i necessari aggiustamenti da fare nella corsa della vita. La città di San Francesco ha rappresentato, tra l’altro, un riferimento fondamentale per il cammino vocazionale della mia prima giovinezza.

Saluto, fin da ora, i formatori e i seminaristi di Assisi, sperando di trovare un posto, magari in panchina, nella loro squadra di calcio, che so essere molto forte e titolata. Forza e coraggio, anche in vista della sessione estiva degli esami. Chiedo a tutti di benedire questa scelta, il conforto della preghiera, la collaborazione negli impegni da assolvere nel “durante” dei mesi estivi, presi dalle tante urgenze del quotidiano. Ringrazio l’Arcivescovo Mons. Rocco Pennacchio, per avermi dato la possibilità di vivere questa nuova esperienza. Le ultime parole sono per i preti di Porto Sant’Elpidio e dell’intera Vicaria di Sant’Elpidio a Mare: lodo il buon Dio, perché ha nascosto e impastato, nelle nostre vite, il lievito della fraternità.

Assisi – anniversario santuario della Spogliazione. Domenica 24 maggio messa presieduta da monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede.

“Ripartiamo da qui, dal luogo dove Francesco diventa povero, ma libero e diventa capace di speranza, amore e fraternità. Oggi, con la pandemia che abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, ne abbiamo più che mai bisogno”. È questo l’auspicio del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino in vista della santa messa che si celebrerà domenica 24 maggio alle ore 11 nel Santuario della Spogliazione, presieduta dall’arcivescovo monsignor Edgar Peña Parra, sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, a conclusione degli eventi per l’anniversario dell’istituzione del Santuario della Spogliazione, avvenuta nel 2017. “Viviamo con sentimenti di gratitudine al Signore che ci ha dato la grazia di riscoprire questo luogo, questa icona e questo messaggio da cui possiamo ricominciare – sottolinea il vescovo – , perché il Coronavirus ci ha davvero spogliato di moltissime cose e situazioni. Allo stesso tempo però ci ha resi più consapevoli delle nostre fragilità, dei nostri egoismi, delle diseguaglianze che si annullano davanti a un nemico invisibile che non guarda in faccia neanche i potenti della terra; ci ha fatto comprendere il calore della famiglia e l’importanza di vivere da fratelli questa esistenza che ci è data in dono. Lo vogliamo fare prendendo spunto da Francesco che si è conformato alla prima spogliazione, quella di Gesù. A tre anni dalla sua erezione – aggiunge il vescovo – questo santuario parla alla città, ai tanti giovani che anche grazie alla tomba del prossimo beato Carlo Acutis vengono a visitarlo, al mondo intero ed è diventato punto di riferimento nell’iconografia francescana. Seppur in maniera dimessa – conclude monsignor Sorrentino – non potevamo non celebrare questo anniversario che cade proprio nel periodo della ripartenza. Mi auguro vivamente che la spogliazione, a cui ci ha costretto il Coronavirus, sia la Fase 2 per ciascuno di noi”.

La santa messa celebrata a porte aperte, con un numero massimo di partecipanti, secondo le indicazioni previste dal protocollo sottoscritto dalla Cei con il governo, potrà essere seguita anche in diretta sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo, e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Spoleto – La prima Messa alla presenza dei fedeli dalla parrocchia di S. Nicolò, nel 100° della nascita di S. Giovanni Paolo II. L’Arcivescovo: «Il Papa polacco era un amico esigente, a cui interessava solo indicare Gesù». Il grazie del Presule a quanti hanno seguito, con fedeltà e comunione, le Messe sui social in questi mesi.

«Il Coronavirus ha portato in mezzo a noi trepidazione, incertezza e paura. Ma S. Giovanni Paolo II ci dice: non abbiate paura! Siete in buone mani, Dio non vi dimentica, spalancate le porte a Cristo e fate sì che la fede incida sulla vita». Sono le parole che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha pronunciato lunedì 18 maggio 2020 nella parrocchia di S. Nicolò a Spoleto, nella prima Messa alla presenza dei fedeli dopo la chiusura totale dell’Italia a causa del Coronavirus. «Oggi ricorrono i cento anni dalla nascita di S. Giovani Paolo II – ha detto il Presule – e dovevamo consacrare l’altare e dedicare la nuova chiesa di questa parrocchia, intitolata proprio al Papa polacco. A causa del Covid-19 non è stato possibile. Ma ciò non toglie nulla a quella comunione di famiglia che esperimentiamo tra di noi che ci ritroviamo finalmente a condividere il pane eucaristico». Col Presule hanno concelebrato il parroco don Riccardo Scarcelli e don Pierluigi Morlino. Hanno partecipato alla Messa all’aperto 100 persone, una per ogni anno del Papa. L’Eucaristia, comunque, è stata trasmessa in diretta nella pagina Facebook e nel canale YouTube della Diocesi, permettendo così a più persone di prendere parte. Tutto si è svolto con ordine, secondo quanto stabilito dal protocollo Cei-Governo.

Karol Wojtyla: un amico esigente. «Giovanni Paolo II nei 27 anni di pontificato – ha detto ancora mons. Boccardo nell’omelia – ha ripetuto al mondo le parole del Vangelo, che non sono sempre comode e gradevoli: non ha mai voluto addolcirne il messaggio. A lui interessava solo indicare il Signore Gesù e spesso si è autodefinito “cartello indicatore del messaggio di Cristo”. Ha interpretato il suo pontificato come un lungo pellegrinaggio: tutti abbiamo visto il suo andare nel mondo per visitare i cristiani là dove vivono e portare loro una parola di consolazione, conforto e speranza. Questo suo andar pellegrino – ha proseguito il Presule – ha lasciato un segno e ha risvegliato nelle coscienze il desiderio di una vita cristiana seria e coerente. Tutto il suo ministero è stato un prendersi cura amorevole dell’uomo di oggi, con le sue tensioni e contraddizioni, con il suo desiderio di bene ma col suo compromesso col male. Giovanni Paolo II era un amico esigente».

Al termine della Messa mons. Boccardo ha ringraziato quanti in questi due mesi di pandemia hanno seguito le celebrazioni eucaristiche attraverso i social media. «Grazie della vostra fedeltà e comunione», ha detto. «Mi sono voluto recare in luoghi diversi della Diocesi, anche quelli più piccoli e più lontani, per celebrare l’Eucaristia. Ho imparato proprio da Giovanni Paolo II questo pellegrinare. Diceva, infatti, il Papa: è importante celebrare la Messa nel luogo dove la gente vive, soffre e spera. Purtroppo non vi ho incontrato fisicamente, ma sono certo che questi momenti di preghiera portano con sé grazie e benedizioni per la gente delle zone dove sono stato».

La consacrazione della nuova chiesa il 22 ottobre. Dopo la benedizione finale l’Arcivescovo ha messo in un vaso un ulivo a ricordo di quanto Giovanni Paolo II ha fatto nel suo pontificato per far germogliare nel mondo semi di pace. L’ulivo verrà poi piantato nel giardino della nuova chiesa il giorno della consacrazione, che avverrà, a Dio piacendo, il prossimo 22 ottobre, memoria liturgia di S. Giovanni Paolo II.

Perugia: l’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti della sua prima celebrazione eucaristica a “porte aperte” nella cattedrale di Perugia, Papa Santo «ci avrebbe scossi con la sua voce forte, invitandoci alla solidarietà e all’aiuto reciproco»

Nel giorno della ripresa delle S. Messe a “porte aperte” il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Lorenzo nel pomeriggio del 18 maggio, giorno in cui cento anni fa nasceva san Giovanni Paolo II. Alla celebrazione, presieduta insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, hanno partecipato i rappresentanti delle Istituzioni civili e militari e del mondo della sanità del capoluogo umbro e diversi fedeli, nel rispetto delle norme vigenti sulla sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria in corso.

Di seguito il testo integrale dell’omelia del cardinale Bassetti.

Un giorno di letizia pasquale. Fratelli e sorelle, siamo riuniti insieme stasera, per la prima volta dopo quasi tre mesi, nella nostra basilica cattedrale di San Lorenzo. In queste lunghe settimane, la cattedrale è rimasta sempre aperta, ma vuota. Anche le celebrazioni delle Settimana Santa e della Pasqua si sono svolte in maniera dimessa, stante la perdurante epidemia. Dopo l’accordo con il Governo, da me sottoscritto il 7 maggio scorso, da oggi, in tutte le chiese d’Italia, i sacerdoti hanno potuto celebrare l’Eucaristia insieme al loro popolo. E’ questo, dunque, per tutti noi, un giorno di letizia pasquale. Ci siamo raccomandati affinché ovunque vengano osservate con diligenza tutte le precauzioni prescritte e ognuno si senta responsabile dell’altro, nei suoi comportamenti e nelle sue iniziative.

Ringraziamenti… Contribuire al benessere della comunità. Ringrazio le autorità civili, militari, sanitarie qui convenute. Esse rappresentano le istituzioni pubbliche presenti a Perugia, che in questi giorni di emergenza si sono assunte la responsabilità di gestire una situazione inedita, in mezzo a grandi difficoltà. Saluto e ringrazio i medici, gli infermieri e i volontari che, a vario titolo, si sono prodigati nell’aiuto ai malati e ai bisognosi. Un grazie da tutta la comunità civile e religiosa di Perugia. Sappiamo bene che l’emergenza non è finita. Ci attendono altri mesi pieni di preoccupazioni e di sfide, ma con la buona volontà di tutti riusciremo a superare anche questa fase e, se Dio vuole, ad uscire dal dramma, costato finora decine di migliaia di morti e centinaia di migliaia di infettati in tutta Italia. Insieme al culto pubblico, oggi sono ricominciate molte attività lavorative: ognuno, nello svolgimento del proprio dovere, contribuirà alla ripresa del Paese e al benessere della comunità.

San Giovanni Paolo II ci dà la forza di affrontare con fede i grandi problemi della nostra epoca. Per singolare coincidenza, la celebrazione odierna cade nel giorno della nascita, cento anni fa, a Wadowice in Polonia, di Karol Wojtyła, poi Papa con il nome di Giovanni Paolo II. Il ricordo nell’amato pontefice, canonizzato nel 2014 da Papa Francesco, ci riempie di gioia e ci dà la forza di affrontare con fede e speranza i grandi problemi della nostra epoca e ci dà anche il coraggio di affrontare la presente emergenza sanitaria, che tanto dolore ha provocando in Italia, in Europa e nel mondo.

Testimone di sofferenze e persecuzioni. La Parola di Dio, che nel tempo pasquale segue principalmente il racconto degli Atti degli Apostoli, ci ricorda questa sera come entrò il cristianesimo in Europa, attraverso la predicazione di Paolo a Filippi, e la conversione della prima donna della città, Lidia, e poi di tutta la sua famiglia. E’ lo Spirito Santo, il Paraclito, come lo chiama l’apostolo san Giovanni, ad ispirare Paolo a salpare dall’Asia Minore verso Neapoli, sulle coste della Macedonia, in terra ‘europea’. Dall’incontro di Paolo, con un gruppo di donne, nacque la prima comunità cristiana del vecchio continente. Una comunità destinata a crescere e a diffondersi in tutto il continente, ma anche a subire, lungo i secoli, le peggiori persecuzioni, così come il Signore aveva preannunciato ai suoi discepoli. Ad essi aveva chiesto di essere forti e di offrire la propria testimonianza, specialmente nell’ora della prova. Nei secoli, generazioni di fedeli in Cristo hanno professato la fede con generosità, con fiducia e, molto spesso, a costo della vita. Nella schiera dei testimoni fedeli del Cristo, morto e risorto, occupa senza dubbio un posto preminente san Giovanni Paolo II, che ha portato sulle sue spalle la croce del mondo, con le sue incomprensioni, sofferenze e ignominie. Ha portato nella propria carne le ferite dell’odio, con l’attentato del 1981 in piazza San Pietro, e le ferite dell’umana debolezza, della malattia, della vecchiaia.

Ci ha accompagnato per quasi trent’anni di pontificato; con la sua presenza e la sua parola, sempre ispirate dal Vangelo, ci ha invitati alla ricerca del volto di Dio e del volto umano, di quella dignità spesso perduta o calpestata. Testimone del crollo di due totalitarismi, non ha mancato di gridare forte il bisogno e il diritto dell’uomo alla sua libertà. Libertà da ogni oppressione politica o ideologica, che conduce all’asservimento e alla disperazione.

Giovanni Paolo II e la città di Perugia. Nella sua visita a Perugia, il 26 ottobre 1986, parlò anche in questa cattedrale. Invitò a superare crisi e divisioni nella Chiesa, «chiamata ad evangelizzare il mondo dentro il quale si trova storicamente a vivere». Il Papa salutò poi i giovani convenuti sulla Piazza Grande, citando la via dell’amore di sant’Agostino e pronunciando la celebre frase: «Mi piace stare qui, mi piace molto. Ecco, mi piace stare in questo ambiente, è un ambiente stupendo a motivo dell’arte. Parla il genio umano, parla il genio italiano, parla il genio cristiano, parlano i secoli: ma tutto questo non sarebbe quello che è senza di voi… anche Giovanni Paolo si sente meno vecchio e più giovane quando sta con i giovani».

Traghettatore della Chiesa verso il terzo millennio. San Giovanni Paolo II ci ha guidati verso il terzo millennio dell’era cristiana, con la solidità del suo insegnamento, con la forza del suo esempio, con l’offerta del dialogo a gli uomini di ogni credo religioso o politico. Ha traghettato la Chiesa in questa nuova epoca con spirito profetico, senza visioni pessimistiche, ma prefigurando lo scenario di un mondo migliore, di un’era di vita nuova, con la riscoperta dei valori dello spirito, insieme alla giustizia e alla solidarietà. San Giovanni Paolo II è stato – come ha detto Papa Francesco nell’omelia di questa mattina – l’uomo della giustizia sociale, ma, soprattutto, l’uomo della misericordia, che cercò di diffondere in tutto il mondo.

Invito a guardare al prossimo con fiducia e spirito di accoglienza. È la visione che vogliamo cogliere oggi, per il presente. A cento anni dalla nascita e a quindici dalla morte, le parole e le immagini della sua vita straordinaria ci sono ancora familiari. Ci invitano sempre ad avere speranza, a guardare al prossimo con fiducia e spirito di accoglienza. Ci richiamano altresì ad un esame di coscienza; a considerare se abbiamo veramente messo a frutto il messaggio che egli ci ha lasciato: la passione per la Chiesa, la pietà eucaristica, il grande amore verso la Santissima Vergine, appreso sulle ginocchia dei genitori, entrambi morti prematuramente, e per i quali è iniziata a Cracovia, il 7 maggio scorso, la causa di beatificazione. Egli, oggi, dinanzi a questo dramma mondiale e a questa immensa distesa di morti e di gente che grida nel dolore ci avrebbe scossi con la sua voce forte, invitandoci alla solidarietà e all’aiuto reciproco; ci avrebbe svegliati nelle nostre coscienze; ci avrebbe rimproverati per le chiusure e l’egoismo bieco che lascia nel dolore, nella fame e nella malattia milioni di persone.

E’ con fiducia grande che stasera invochiamo la luce di Dio e del suo Spirito, per l’intercessione e l’aiuto di san Giovanni Paolo II. Egli, che ha ben conosciuto l’umana sofferenza, accolga i defunti nella comunione dei santi e ottenga per noi dal Signore la fine di questa terribile epidemia. Ci doni lucidità ed energia; infonda nel cuore di tutti la speranza di un tempo nuovo e della salvezza in Dio. Amen!

Gualtiero card. Bassetti /

Città di Castello – la celebrazione di mons. Cancian in Cattedrale in occasione dell’inizio delle celebrazioni in presenza del popolo dopo la pandemia Covid 19.

Con una certa emozione presiedo questa prima Messa insieme al parroco don Alberto, al diacono Sergio e alle persone che hanno voluto essere qui nella nostra basilica cattedrale dopo circa 70 giorni senza celebrazioni pubbliche a causa delle restrizioni dovute al corona virus.

Saluto con piacere e con gratitudine il sindaco Luciano e l’amministrazione comunale. Insieme abbiamo collaborato nella fase uno della pandemia per affrontare difficoltà e sofferenze, ottenendo anche qualche buon risultato, grazie alla buona volontà di tutti e all’aiuto fondamentale del Signore.
Saluto e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato e continuano a lavorare nell’ambito della sanità, ospedale, farmacie, forze dell’ordine, vigili, protezione civile; tutti coloro che hanno garantito i generi di prima necessità, le varie associazioni, la Caritas, il volontariato. Davvero notevole è stato l’apporto professionale e umano di tantissime persone, anche a rischio della propria salute. Di fatto non poche ne hanno portato le conseguenze. A queste diciamo un grazie tutto particolare.

Sono contento di condividere con tutti voi la gioia della riapertura prevista dalla Fase due per il nostro Paese. Di iniziare qui dove veneriamo le reliquie dei nostri santi: Crescenziano, Florido, Amanzio, Donnino e tanti altri che hanno dato significativi contributi alla storia della nostra città e della nostra Chiesa.
Si riparte con fiducia, incoraggiati dai dati positivi emersi, e anche con grande prudenza consapevoli che le sofferenze e i rischi ancora ci sono. Affrontiamo questo momento con la voglia di continuare ad affrontare e contenere nel giusto modo il virus che ha fatto nel mondo grandissimi danni.
Momento dunque significativo e anche simbolico di una ripartenza carica di fiducia e di speranza, nel rispetto delle disposizioni che sono state date, invocando ancora l’aiuto e la benedizione del Signore.
Momento anche per ricordare ancora i fratelli e le sorelle che purtroppo ci hanno lasciato in questo dolorosa situazione senza il conforto dei familiari e le adeguate celebrazioni. Li ricordiamo tutti. Ricordiamo in maniera particolare le famiglie che portano nel cuore ferite ancora aperte.
La gioia di poter celebrare l’eucarestia con il popolo dopo tanti giorni è davvero straordinaria. Il cristiano è ben consapevole che senza l’eucaristia non può vivere la fede. In questo tempo tanti fedeli l’hanno ripetuto. L’uomo ha bisogno, in quanto limitato e peccatore, dell’aiuto del Signore, senza cui la nostra vicenda è incerta come ne abbiamo avuto dolorosa conferma.
“ Lo Spirito Santo che io vi manderò vi guiderà alla verità, vi ricorderete delle mie parole, le comprenderete e avrete la forza di metterle in pratica. Potrete amarvi come vi ho amato io, potrete vivere secondo il mio Vangelo e sarete beati”.
Questo Gesù ci ha promesso prima di lasciarci. I santi, uomini fragili e peccatori come noi, hanno creduto e hanno toccato con mano la forza dello Spirito di Gesù che li ha letteralmente trasformati.

La prima lettura ci testimonia infatti come gli Apostoli, poveri uomini illetterati e perfino violenti come Paolo, guidati dallo Spirito, hanno potuto portare il Vangelo nel mondo.
Dopo avere evangelizzato l’Asia minore, Paolo si sente spinto a mettere piede in Europa. Arriva a Neapoli e a Filippi, colonia romana in Macedonia. Qui Paolo comincia la sua prima predicazione ad un gruppo di donne. Dice il testo che mentre Paolo parlava il Signore apriva il cuore di una certa Lidia per aderire alle parole dell’apostolo. Lidia crede e chiede di essere battezzata insieme alla sua famiglia. È questo il primo nucleo della comunità cristiana in Europa. Lidia è così felice che invita nella sua casa Paolo e i suoi compagni. Così inizia l’evangelizzazione dell’Europa che ha portato la fede fino a noi attraversando 2000 anni di storia.
Proviamo a immaginare un’Europa senza la fede, senza le radici cristiane, che oggi purtroppo (chissà perché) facciamo fatica a riconoscere e ad apprezzare, nonostante la storia documenti in modo evidente il contributo positivo anche socialmente e culturalmente.
In questo momento dinanzi alla prova del coronavirus abbiamo un’altra opportunità di inculturare la fede in modo nuovo. Il Vangelo ha sempre ispirato novità di vita soprattutto in tempo critico. San Benedetto, San Francesco, Santa Rita, beata madre Speranza e tanti altri hanno dimostrato ampiamente, nella nostra regione, come la fede possa generare cultura nuova e vita nuova.

Oggi ricordiamo la testimonianza forte e incisiva di San Giovanni Paolo II. Nasceva esattamente 100 anni fa a Wadowice in Polonia. Tutti abbiamo in mente il suo appello ad aprire le porte a Cristo, a non aver paura e a liberarci dalle ideologie. Ebbe una parte importante nella caduta del muro di Berlino e nell’aiutare il mondo e vivere il passaggio al III millennio nella luce della misericordia. Questo messaggio rimane ancora vivo.
Anche Papa Francesco sta aiutando non poco il nostro mondo. In questo tempo della pandemia molto lo stanno seguendo e lui offre indicazioni che aiutano a fortificare la fede ma anche a cercare il bene vero del mondo intero, il rispetto del creato, la fraternità universale. Tanti si spirano al Suo illuminato insegnamento diretto, concreto, coraggioso.

Infine vorrei invitare ad accogliere una proposta che insieme al sindaco, come lui stesso fra poco dirà. Invitiamo, sempre nel pieno rispetto delle disposizioni, ad una celebrazione alla Madonna delle Grazie sabato 23 ore 18:00. Insieme al sindaco avevamo fatto una preghiera, davanti alla Patrona della nostra Chiesa e della nostra Città, il 28 marzo chiedendo il suo materno aiuto in questa pandemia. Pensiamo che questo aiuto c’è stato, pur con tante sofferenze. Ci sembra giusto ritrovarci a ringraziarla, pregare per i defunti e chiedere che continui a proteggerci.

***

Saluto del Sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta

“La città riparte con fiducia e speranza, all’insegna della cautela, sicurezza e rispetto delle prescrizioni dai luoghi simbolo della vita quotidiana come la cattedrale dove oggi il vescovo monsignor Cancian assieme a Don Alberto Gildoni ha celebrato la prima messa dopo la lunga fase di lock down. Un momento significativo per tutta la città che le istituzioni, il comune in testa, intendono celebrare quale segnale di preghiera, gratitudine e infinita riconoscenza a tutti coloro, medici, sanitari, forze dell’ordine, Protezione Civile, addetti alle attività ed esercizi pubblici essenziali, associazioni e cittadini che si sono spesi senza sosta per superare questa prima delicata fase di emergenza Covid-19. Grazie a tutti e grazie al vescovo monsignor Domenico Cancian, alla chiesa tifernate in tutte le sue componenti, alla Cartitas Diocesana e alle altre comunità religiose cittadine di ogni etnia e provenienza che hanno manifestato sempre la priorità fattiva collaborazione per superare insieme questo momento. Accogliamo infine in maniera positiva la proposta del vescovo Cancian di celebrare una Santa Messa sabato 23 maggio al santuario della Madonna delle Grazie, a suffragio e ricordo in particolare delle vittime del Covid 19, come annunciato dallo stesso vescovo nel corso della visita al cimitero monumentale qualche settimana fa. Il comune con il Gonfalone ci sarà per manifestare vicinanza e solidarietà alle famiglie e alla comunità tifernate. Insieme ce la faremo. Ora é il momento di tornare alla normalità senza abbasarse però la guardia”. E’ quanto dichiarato dal sindaco Luciano Bacchetta al termine della prima funzione religiosa dopo emergenza Covid-19. Alla Santa messa hanno preso parte anche alcuni assessori comunali fra cui il vice sindaco Luca Secondi e assessore al welfare Luciana Bassini.