Perugia: Il cardinale Bassetti alla Messa Crismale ha esortato parroci e animatori laici a non avere paura ad aprire gli oratori e ha ringraziato il Signore per il dono di venticinque ordinazioni sacerdotali

Si è svolta questa mattina (sabato 30 maggio), nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la Messa Crismale con la partecipazione limitata ai sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, a venti membri delle famiglie religiose femminili e ad alcuni rappresentanti dei laici impegnati negli organismi diocesani e delle unità pastorali e dei gruppi e movimenti ecclesiali. La Messa Crismale, che a Perugia si celebra di consueto il Mercoledì Santo con la partecipazione di numerosi fedeli e dei ragazzi che durante l’anno ricevono il sacramento della Cresima, è la celebrazione in cui i sacerdoti rinnovano la promessa formulata all’ordinazione presbiterale e vengono consacrati gli olii santi.

Preti non rintanati in canonica. A ricordarlo è stato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, nel suo intervento all’inizio della celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti. «Non tutti coloro che avrebbero desiderato partecipare possono essere presenti – ha sottolineato mons. Salvi –, a motivo delle disposizioni per la prevenzione del contagio. Ora che l’epidemia sta un po’ scemando, sono state ammesse di nuovo le messe con il popolo, osservando le dovute precauzioni. E’ doveroso ringraziare tutti i preti che in questo periodo, in vario modo, non hanno fatto mancare la loro vicinanza alla popolazione, non rimanendo rintanati nelle loro canoniche. Abbiamo trascorso un periodo difficile, imprevisto, ma il Signore ci è stato vicino; ci ha dato conforto e speranza. Anche se la nostra Umbria è stata un po’ risparmiata dall’epidemia, abbiamo comunque avuto i nostri morti e molti ricoverati in ospedale e nei reparti di terapia intensiva. La nostra gratitudine va agli operatori sanitari, ai volontari e a tutte le strutture e le persone che si stanno ancora dedicando ai servizi di protezione della popolazione. Un grato pensiero va oggi anche ai frati Minori che non si sono mai allontanati dal luogo del loro servizio, nell’Ospedale di Santa Maria della Misericordia; grazie anche a quanti hanno continuato a servire nelle residenze protette e nei monasteri».

Sacerdoti con particolari anniversari. «Nel rinnovare oggi le promesse sacerdotali – ha evidenziato il vescovo ausiliare –, confermiamo la nostra totale adesione al Signore ricordando alcuni sacerdoti che celebrano quest’anno particolari anniversari nel loro ministero: Don Nazzareno Fiorucci e don Lucian Gheorghe Cordis, proveniente dalla Diocesi di Oradea (Romania), per il loro 25° anniversario di ordinazione; Mons. Fabio Quaresima e don Paolo Ianni, per il loro 50° anniversario di ordinazione. E ricordiamo nelle nostre preghiere i confratelli che sono tornati alla Casa del Padre nell’ultimo anno: Don Bruno Contini e don Benito Baldoni».

Sacerdozio come servizio. Il cardinale Bassetti, che durante la liturgia ha consacrato gli olii santi, ad iniziare da quello per gli infermi, ed introdotto la preghiera dell’atto di rinnovo delle promesse presbiterali, nell’omelia si è soffermato sul sacerdozio come «servizio agli uomini e al mondo col il dono di una vita spesa per tutti: – come abbiamo ascoltato nel Vangelo di Luca – per i poveri, i prigionieri del peccato, gli oppressi (cf. Lc 4,18), attraverso quello che la Lettera agli Ebrei definisce un “sacerdozio che non tramonta”» (Eb 7,24). E’ lo stesso servizio che «Gesù ha vissuto» e, ha evidenziato il cardinale, «è davvero quel “sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli” (Eb 4,14), che cioè ha attraversato, con la sua passione e morte, una volta per sempre, quel santo dei santi celeste, offrendo la propria vita sulla croce».

Tutti i cristiani sono sacerdoti. «Ma nel lezionario di questa celebrazione – ha proseguito il presule – emerge anche il sacerdozio di tutti i credenti. La pagina del libro dell’Apocalisse che è stata proclamata si apriva così, con il saluto del veggente che si rivolgeva a Colui che “ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”. Giovanni sta parlando di un sacerdozio dei fedeli, avendo in mente un passo del libro dell’Esodo sul popolo di Israele chiamato ad essere “un regno di sacerdoti e una nazione santa” (cf. Es 19,6); ora Giovanni insegna che tutti i cristiani sono sacerdoti, ovvero “condividono una responsabilità attiva – nella Chiesa e nel mondo – collaborando con il Cristo per fare della storia il regno di Dio”».

«Come sono diventate vere queste parole nel tempo di astinenza, causata dal Coronavirus – ha commentato il cardinale –, durante il quale, l’ho ricordato più volte, soprattutto i laici hanno potuto “scoprire altre cose belle del nostro essere cristiani: la preghiera in famiglia, il gusto per la Parola di Dio, l’esperienza di sentirsi Chiesa domestica e il dialogo tra genitori e figli”».

L’alta dignità dei presbiteri. «Ma il senso di questa solenne celebrazione, anche grazie alla sua normale collocazione nel Giovedì della Settimana Santa, è centrato in particolar modo sul sacerdozio dei presbiteri, di coloro cioè che – scelti tra il popolo santo di Dio – esercitano, come si legge nei documenti del Concilio Vaticano II, “un compito estremamente importante e sempre più arduo da svolgere nell’ambito del rinnovamento della Chiesa di Cristo” (Presbyterorum ordinis 1). È dunque opportuno sottolineare, anche in questa sede, “l’alta dignità dei presbiteri” (ibid.), che deriva non tanto dalle loro capacità, o dalla loro bravura, o dall’impegno con cui svolgono il loro ministero, ma dal dono dello Spirito e “in virtù della sacra ordinazione e della missione che essi ricevono dai vescovi”. Carissimi presbiteri, a nome mio e di tutto il popolo di Dio, di questa nostra amata Chiesa, vi ringrazio con tutto il cuore per il vostro impegno pastorale: non potrò mai dimenticare ciò che in questo periodo di epidemia, abbiamo insieme sofferto: al tempo stesso, mi piace additarvi, a quale dignità siete stati chiamati».

Il ricordo della vocazione di Paolo VI. Nel soffermarsi sul rinnovo delle promesse sacerdotali, il cardinale Bassetti ha voluto ricordare il centenario dell’ordinazione di san Paolo VI avvenuta il 29 maggio 1920. «Mi ha colpito – ha detto il presule – rileggere quanto il vescovo che doveva ordinare Montini – giunto all’ordinazione con notevoli difficoltà – scriveva di quel seminarista poco prima di imporgli le mani: “È un giovane che ha tutte le più belle qualità, ma gli manca la salute. Vuol dire che lo ordineremo per il paradiso!” (L’Osservatore Romano 29 maggio 2020, p. 8). Carissimi presbiteri, il Signore ha saputo fare di quel giovane prete molto più di quello che il suo vescovo potesse prevedere: è allo Spirito Santo che dobbiamo lasciar fare, e al quale dobbiamo tutti affidarci, perché nonostante le nostre infermità – o, meglio, proprio grazie alla nostra debolezza! – ci faccia compiere il nostro ministero».

La vocazione dei laici e dei preti nella pandemia. Soffermandosi sulla storia del discernimento vocazionale di papa Montini dalle “molteplici vocazioni”, come la definì lo stesso Paolo VI, Bassetti ha parlato di «sacerdozio di Cristo, sacerdozio dei fedeli, e sacerdozio ministeriale», ricordando ai presenti che «il presbitero sa quanto sia importante la vocazione dei laici, che – per tornare ancora a questo tempo di pandemia – hanno vissuto il loro impegno nel mondo come medici, infermieri, operatori sanitari, e certamente attraverso queste loro opere hanno dato molto concretamente una vera e propria testimonianza cristiana. Ma i laici, da parte loro, non potranno dimenticare quello che preti, religiosi, religiose, consacrati in questi mesi hanno fatto per il popolo di Dio, anche a costo della loro stessa vita. E non possiamo non citare i 121 preti morti a causa del Covid-19. Ma, soprattutto, è grazie al sacerdozio ordinato che, anche senza la partecipazione assembleare del popolo di Dio, in questo tempo di pandemia, ha continuato ad attuarsi e a rendersi presente il gesto di Cristo che si offre al Padre ogni volta che si fa memoria della sua Pasqua: è il sacerdote che, agendo in persona Christi, nella celebrazione quotidiana dell’eucaristia, ha continuato ad offrire il corpo di Cristo per tutti, pregando incessantemente per il bene della Chiesa e del mondo».

«Fratelli e sorelle carissimi, solo lo Spirito di Cristo, eterno sacerdote – ha concluso il cardinale –, può tessere l’unità tra le diverse vocazioni della Chiesa, tra il sacerdozio dei fedeli e il sacerdozio ministeriale. Da stasera celebreremo la memoria della prima Pentecoste, quella in cui la chiesa di Gerusalemme, impaurita e chiusa in una stanza, trova dallo Spirito Santo la forza per uscire e proclamare che Gesù, il crocifisso, è risorto».
«Non abbiate paura di aprire gli oratori». Lo ha detto il cardinale Gualtiero Bassetti a conclusione della Messa Crismale, celebrata questa mattina (30 maggio) nella cattedrale di Perugia, rivolgendosi, in particolare, ai sacerdoti e ad una rappresentanza di animatori parrocchiali, nell’imminenza del periodo estivo segnato non poco dall’emergenza sanitaria in corso, parlando dell’importanza dell’impegno pastorale delle comunità parrocchiali per i ragazzi e per le loro famiglie. «Siamo in una fase di ripresa e lo dimostra anche la celebrazione di stamani – ha commentato il presule –. Abbiamo riaperto le chiese al culto e adesso dobbiamo fare un passo in avanti tutti insieme per promuovere durante l’estate quelle attività pastorali, soprattutto per i ragazzi, che sono estremamente necessarie. Basti pensare che i nostri ragazzi sono rimasti in casa per tre mesi e non sono nemmeno andati a scuola. Quanti giovani, quante famiglie in questo periodo hanno sofferto di questa “clausura”. Nel periodo estivo dobbiamo fare sentire ancora più forte il nostro essere Chiesa. Molte famiglie dovranno lavorare tutto il giorno, senza godere delle vacanze, anche per recuperare quel lavoro che non è stato possibile svolgere».

Chiamati a fare qualcosa di più per i ragazzi. «Per questo, se negli anni passati abbiamo cercato di coprire uno spazio temporale di alcune settimane – ha proseguito il cardinale –, forse saremo chiamati a fare qualcosa di più per i ragazzi. Mi direte: che fatica! Lo comprendo bene, non sarà facile, dovremo certamente rispettare delle regole, ci mancherebbe altro. Ma, in attesa di avere delle linee guida ufficiali, io voglio farvi un invito, e utilizzo le parole che il Santo Papa Giovanni Paolo II, di cui da poco abbiamo celebrato il centenario della nascita, rivolse nel 2000 proprio ai giovani, all’inizio della Giornata Mondiale della Gioventù: “Non abbiate paura!”. Non abbiate paura ad aprire, nei modi in cui sarà consentito, i vostri oratori».

La Chiesa non sia una dogana. «Quest’anno dobbiamo puntare in alto – ha esortato il cardinale –, perché siamo chiamati a fare un servizio che forse nemmeno immaginavamo, ma tutto quello che succede è la Provvidenza che lo mette nelle nostre mani. E sono convinto che le famiglie, che riusciremo ad aiutare, ce ne saranno profondamente grate, perché avvertiranno anche in noi sacerdoti, nei nostri animatori la presenza di una Chiesa attenta e materna. La Chiesa, come ci ricorda papa Francesco, non sia una dogana, ma sia veramente una madre attenta e piena d’amore per tutti i suoi figli».

Gratitudine al Signore per le vocazioni. Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha espresso gratitudine al Signore per l’ordinazione di venticinque sacerdoti diocesani nei suoi dieci anni di episcopato perugino-pievese, ai quali il prossimo anno si aggiungeranno altri sei. «Di questo ringrazierò per sempre il Signore – ha detto, con voce commossa, Bassetti –, perché aver ordinato venticinque presbiteri è stata l’esperienza più bella che ho fatto in questa Chiesa. E se il Signore mi darà la grazia di rimanere ancora, a giugno del prossimo anno, avremmo anche l’ordinazione di altri sei giovani sacerdoti. Per ora, e lo dico tremando, il Signore non ha tolto la sua mano dal capo di nessuno, li ha veramente prediletti tutti. Anche questo è un altro motivo per dire grazie a Dio».

Calendario delle prossime ordinazioni. Intanto il prossimo 29 giugno è confermata l’ordinazione sacerdotale del seminarista Alfonso Liguori e il 12 settembre successivo, festa dalla Madonna delle Grazie della cattedrale, ci sarà l’ordinazione a diaconi transeunti dei sei seminaristi perugini che si preparano a ricevere il sacerdozio il prossimo anno.

Spoleto: Messa Crismale. L’arcivescovo Boccardo a se stesso e ai preti: «saremo in grado di compiere qualche scelta coraggiosa? Come accompagneremo le comunità nell’abbandonare abitudini consolidate e non più corrispondenti al tempo che viviamo? Come le aiuteremo ad investire in percorsi inediti?»

La mattina di sabato 30 maggio 2020 nella Basilica Cattedrale di Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa Crismale, che si sarebbe dovuta tenere il 9 aprile scorso, rinviata dopo la chiusura totale dell’Italia a causa del Covid-19. Erano presenti tutti i presbiteri della Diocesi a significare l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio Vescovo. Presente il vescovo emerito di Orvieto-Todi mons. Giovanni Scanavino, che vive nel convento degli agostiniani di Cascia. In questa Messa sono stati consacrati gli Oli Santi: il Crisma, l’Olio dei Catecumeni e l’Olio degli Infermi. Tutti i sacerdoti, poi, hanno rinnovato le promesse fatte nel giorno dell’ordinazione. Si è trattato della prima Messa che mons. Boccardo ha celebrato nel Duomo dal giorno (18 maggio, ndr) in cui è stato possibile tornare a vivere l’eucaristica con i fedeli. A causa della ridotta capienza della Cattedrale per il “distanziamento sociale”, sono state accolte solo un centinaio di persone, che hanno occupato i posti indicati sui banchi; non c’è stata la distribuzione degli Olii al termine della celebrazione (essi verranno recapitati nella settimana seguente ai Pievani, che li faranno pervenire ai Parroci della propria Pievania; la Messa è stata trasmessa in diretta sulla pagina Facebook (SpoletoNorcia) e sul canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi.

All’inizio dell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato quei sacerdoti che celebrano un anniversario significativo del proprio ministero presbiterale: don Dario Del­l’Orso rettore emerito della Basilica di S. Benedetto in Norcia 70 anni, mons. Giuseppe Chiaretti arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve 65 anni, don Giu­lia­no Me­dori parroco di Poggioprimocaso di Cascia 55 anni, don Renzo Per­siani parroco di Cascia 50 anni, padre Angelo Be­da Ison dei Francescani della Custodia di Terra Santa 25 an­ni. É fatta grata me­mo­ria di quei presbiteri chiamati in que­sto ulti­mo anno a celebrare la liturgia del cielo: don Natale Rossi, padre Luigi Montanari degli Agosti­nia­ni di Cascia, padre Bonaven­tura Vergari dei Francescani di Monteluco e don Gio­van­ni Fer­ri.

La crisi del Covid-19 fonte di trasformazione. «L’esercizio del nostro ministero – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – si colloca in un tempo particolare che ha “scombussolato” la vita del mondo. Ma ogni crisi è fonte di trasformazione. Così come di purificazione, di correzione, di rinnovamento. E, prima ancora, di verità. Perché ha la caratteristica di porre in evidenza ciò che normalmente rischia di passare in secondo piano; diventa una opportunità per ricentrarsi sull’essenziale, che non è diverso da ciò che dovrebbe orientare le scelte e i comportamenti di ogni tempo». In questo tempo di Covid-19 «sono germogliate – ha proseguito – cose belle e per certi versi inaspettate: la riscoperta di relazioni più autentiche, la condivisione nella fede in famiglia, un contatto più profondo e vitale con la Parola di Dio, una rinnovata attenzione e sensibilità operativa nei confronti di chi è nella sofferenza e nel bisogno».

L’Arcivescovo ha concluso l’omelia (consultabile per intero nel sito www.spoletonorcia.it) consegnando a se stesso e ai preti due verbi su cui riflettere: “lasciare” e “desiderare”. «Come affronteremo la paura di lasciare? Perché certamente dovremo scegliere di lasciare alcuni aspetti della nostra abituale vita ecclesiale. Saremo in grado di compiere qualche scelta coraggiosa? Come accompagneremo le comunità nell’abbandonare abitudini consolidate e non più corrispondenti al tempo che viviamo? Come le aiuteremo ad investire in percorsi inediti? Sarà importante come presbiteri e come Chiesa diocesana dare un nome alle paure, altrimenti esse domineranno le scelte (o le non-scelte)». E poi, “desiderare”: «Siamo preti ancora capaci di desiderare un domani per la nostra Chiesa? Sentiamo la gioia di metterci in gioco, di lasciarci inquietare, di non rassegnarci al quieto vivere? Desiderare è guardare la stella polare del nostro ministero, è sentite la nostalgia per quello cui abbiamo donato la vita. I preti anziani non dovrebbero contare solo gli anni che stanno davanti a loro, ma essere lieti che i sogni per i quali hanno faticato lungo il loro ministero siano consegnati con nuovo slancio alla generazione futura. I sacerdoti di mezza età dovrebbero sentire che il meriggio fecondo del loro ministero non è una rendita, ma un tesoro prezioso in vasi di creta (cf 2 Cor 4, 7), la manna che deve essere rinnovata ogni giorno (cf Es 16, 16-20), vivendo il dono del ministero non da soli ma nella sinfonia dei legami ecclesiali. I preti giovani intuiscono che la Chiesa di domani sarà la loro Chiesa. Forse saranno meno numerosi, ma se non coltivano fin da ora legami di fraternità e di prossimità tra loro, con i giovani, le famiglie e le comunità, non potranno tessere il loro futuro».

Assisi – messa crismale. Monsignor Sorrentino: “Anche la Chiesa abbia un nuovo slancio in questa Fase 2” Il vescovo: “Invochiamo lo Spirito per quanti in difficoltà economiche e per gli operatori socio-sanitari”

“Ripartiamo non solo con l’impegno di sempre, ma con uno slancio ancora più forte. La famiglia ecclesiale ci aspetta generosi e scattanti al varco di questa fase 2 della vita sociale e pastorale”. Lo ha detto il vescovo della Diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, ai tanti sacerdoti e religiosi che sabato 30 maggio, hanno partecipato alla santa messa crismale nella cattedrale di San Rufino.

Il vescovo all’inizio dell’omelia ha precisato che la messa crismale, celebrata alla vigilia di Pentecoste, fa sentire ancora di più il Tempo pasquale sotto il segno dello Spirito. “Spirito che è carezza di Dio – ha detto il vescovo – e lo vogliamo invocare soprattutto per le tante famiglie provate dal lutto. Spirito che è luce e forza e lo vogliamo invocare soprattutto per quanti hanno combattuto e combattono nella generosità della loro missione e professione e per quanti sono alle prese con un futuro familiare e lavorativo pieno di rischi”.

Nell’omelia il vescovo ha anche sottolineato l’importanza di questa celebrazione dopo la lunga quarantena e il lockdown. “Finalmente ci ritroviamo – ha affermato -. Abbiamo condiviso e condividiamo la sofferenza di tante persone e famiglie. La nostra vita liturgica ne è stata profondamente segnata. Non nascondiamo di avere sofferto anche perché il nostro servizio è stato considerato solo alla stregua di un pericolo e non anche della dimensione di risorsa, quale poteva essere ed è, ovviamente alla condizione della più severa disciplina nella quale eravamo e continuiamo ad essere responsabilmente impegnati. La gioia della Pasqua è stata come velata e violata. Non ci sembra vero di poterla recuperare oggi, con questo ponte ideale tra la Passione e la Pentecoste. Abbiamo chiesto in tanti modi misericordia. Oggi la imploriamo ancora perché il futuro è tutt’altro che certo”.

Il vescovo nel ringraziare i confratelli per la testimonianza che hanno dato e stanno dando in questo periodo di prova, ha precisato che nessuno è stato un pavido Don Abbondio. “Ve le siete inventate tutte – ha detto -, per stare vicino alla gente, mentre non potevamo stare ad essa fisicamente vicini e non perché temevamo della nostra salute, ma solo perché temevamo di pregiudicare quella degli altri”.

Al termine dell’omelia sono seguite il rinnovo delle promesse sacerdotali e la benedizione degli oli santi.

Alla fine della messa il vescovo ha consegnato ai presbiteri il suo ultimo libro intitolato “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”. “Il titolo – ha spiegato il vescovo – si riferisce in generale alla crisi che sperimentiamo a tanti livelli nella chiesa e nella società. Un titolo che nonostante tutto ci invita a guardare lontano e a nutrire speranza”.

Terni – Messa crismale in Cattedrale. Mons. Piemontese: “Siamo chiamati ad avviare processi di… giustizia, umanità, fraternità, misericordia, contagio del virus dell’amore di Dio affidato e custodito dalla Chiesa e dai cristiani”

Celebrata nella Cattedrale di Terni la solenne Messa Crismale, con la benedizione degli oli sacri: il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi e in cui sacerdoti hanno rinnovato la promessa formulata all’ordinazione presbiterale.
La celebrazione crismale rappresenta l’unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale.
In questo particolare momento dell’emergenza Covid 19, la messa crismale ha visto la partecipazione limitata a 200 persone: sacerdoti, diocesani e religiosi, ai diaconi, ai seminaristi, religiose, laici delle parrocchie e con la partecipazione del sindaco di Terni Leonardo Latini.
La pandemia covid19 ci ha colti di sorpresa e tutti abbiamo vissuto un tempo sospeso, smarriti per il veloce propagarsi del virus, per i suoi drammatici effetti  e le prospettive incerte. contempo abbiamo potuto scoprire e incentivare l’ opportunità di vivere la Chiesa domestica, riscoprire il valore e la  bellezza delle relazioni, l’ esercizio della carità e della disponibilità, cose che, in tempi normali si sono date per scontate. Noi sacerdoti, in quarantena come tutti, abbiamo celebrato da soli, per e con il nostro popolo nel cuore. Abbiamo riscoperto la natura del nostro sacerdozio, che non trae efficacia da noi, dalla gente delle nostre comunità, dai fedeli presenti, ma dalla conformazione a Cristo Sacerdote: sacerdoti per sempre, partecipi del sacerdozio di Cristo; sacerdoti per Dio e per l’ intero Popolo di Dio. Attorno all’altare è radunata tutta la Chiesa; quella celeste e quella terrestre, vivi e defunti. Per tutti Gesù si offre e con Gesù offriamo noi stessi per la redenzione del mondo”. “Siamo chiamati ad avviare processi di… giustizia, umanità, fraternità, amore, misericordia, amicizia, comunicazione, contagio del virus dell’amore di Dio affidato e custodito dalla Chiesa e dai cristiani. La nostra Chiesa, in comunione con le chiese sorelle della CEU e della CEI, dovrà discernere, individuare e avviare tali processi”.

Il vescovo ha ricordato i confratelli che quest’anno festeggiano il giubileo: Don Fabrizio Bagnara, che il prossimo 4 giugno festeggerà 25 anni di ordinazione sacerdotale; e i diaconi permanenti Mauro Pacifici e Tito Di Maggio che il 27 agosto festeggeranno i 25 anni di ordinazione diaconale. “Ci impegniamo ad accompagnare con la preghiera, nel loro ulteriore cammino vocazionale, i tre diaconi, ordinati il 30-11-2019, Daniele Martelli e Giuseppe Zen e Graziano Gubbiotti. Sempre in riferimento al nostro Presbiterio desidero comunicare il rientro definitivo in Italia e in diocesi di Don Sergio Vandini, al termine del suo servizio di missionario Fidei domum in Africa. E inoltre l’incardinazione nella nostra diocesi di due sacerdoti Fidei domum, che già da anni prestano servizio pastorale nella nostra chiesa particolare: Don Jean Pierre Kalongisa Munina sacerdote fidei donum nella diocesi di Terni Narni Amelia dal luglio 2010, è stato Vicerettore al Santuario della Madonna del Ponte in Narni e nel 2016 è stato nominato Vicario Parrocchiale della Parrocchia dei Santi Giovenale e Cassio in Narni. Don Josivaldo Assis De Oliveira, da quattro anni è vice parroco nella parrocchia del Sacro Cuore Immacolato di Maria a Terni e studia presso l’Università Pontificia Lateranense per conseguire la licenza in Teologia dogmatica. Ricordiamo l’unico sacerdote tornato alla Casa del Padre nell’ultimo anno Don Giuseppe Marinozzi, di anni 104”.

 

L’OMELIA DEL VESCOVO

 

 

Messa crismale dalla Cattedrale di Terni

Pubblicato da Diocesi di Terni-Narni-Amelia su Venerdì 29 maggio 2020

Assisi – Sabato 30 maggio messa crismale nella cattedrale di San Rufino. Monsignor Sorrentino donerà il suo ultimo libro a tutti i presbiteri

Dopo il lockdown la comunità diocesana si ritroverà, sabato 30 maggio alle ore 10 nella cattedrale di San Rufino, per partecipare alla santa messa crismale presieduta dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino che non è stata celebrata il mercoledì santo a causa del coronavirus.

Nella lettera indirizzata ai sacerdoti e religiosi della diocesi, il vescovo invita a tornare alla normalità con tanto entusiasmo e ricorda che “la prova che stiamo ancora vivendo, in solidarietà con quanti, in diverse parti d’Italia e del mondo, stanno soffrendo di più, ci invita a meditare. La gente – scrive ancora il vescovo – ha bisogno di tutta la nostra paternità. Si aspetta anche un orientamento. La Pentecoste viene a darci la forza necessaria. Lo Spirito effuso come vento e fuoco è la risorsa perenne della Chiesa. È lui che ci illumina, ci riscalda, ci indica la strada. Per una ripartenza decisa e gioiosa vi invito alla messa crismale, che non ci è stata possibile nella Settimana Santa. Abbiamo bisogno di sentire ‘l’olio di letizia’ che viene a tonificare le nostre persone di ministri e tutto l’organismo ecclesiale”. Monsignor Sorrentino annuncia, inoltre, che al termine della celebrazione eucaristica consegnerà il suo ultimo libro, intitolato “Crisi come grazia. Per una nuova primavera della Chiesa”, pubblicato da Edizioni Francescane. Nel libro il vescovo spiega attraverso la Sacra scrittura, il magistero della Chiesa, le encicliche, le fonti francescane e una ricchissima bibliografia, come può e deve ripartire la Chiesa, prendendo a prestito l’immagine insuperabile di Francesco che, davanti al crocifisso di San Damiano, si sente dire: «Va’, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

La santa messa crismale sarà trasmessa in diretta streaming dalla pagina Facebook della Diocesi e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Il cardinale Gualtiero Bassetti nell’ultima “lettera di collegamento” alla comunità diocesana si sofferma sulla ripresa del lavoro: «e non ci sarà questa ripresa, molte persone non riusciranno più a ritornare a galla e sarà facile scivolare sotto la soglia di povertà».

Mentre la Chiesa di Perugia-Città della Pieve si appresta a celebrare la Messa Crismale, sabato 30 maggio (ore 10), nella cattedrale di San Lorenzo, il suo Pastore, il cardinale Gualtiero Bassetti, rivolge la sua ultima “lettera di collegamento” alla comunità diocesana nel tempo del Covid-19.

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Eucarestia, culmine della vita cristiana. Carissimi, siamo tornati a celebrare l’Eucarestia, in tutta la nostra Diocesi, dopo tre mesi di astinenza. Mi auguro che questi tre mesi, oltre all’inevitabile disagio, ci abbiano insegnato qualcosa di importante. Come succede spesso nella vita, noi scopriamo la bellezza dei beni fondamentali soprattutto quando ci vengono a mancare. Molti, per la prima volta, hanno sentito la sofferenza di non poter partecipare alla messa e alla comunione eucaristica. Qualcuno mi ha espresso il disagio provato quando sentiva suonare le campane e non poteva andare in chiesa. La messa è entrata in molte case in streaming o attraverso la televisione, ma si sentiva che era altra cosa. L’Eucarestia per noi è il culmine della vita cristiana ed il vertice di tutto il bene che è e che si fa nella Chiesa.

Non disperdere i frutti di questa esperienza. Sì, fratelli, siamo nella gioia perché siamo tornati alla messa come al tesoro più prezioso che ci è stato donato. Tuttavia, come ho più volte sottolineato, questa astinenza ci ha fatto scoprire altre cose belle del nostro essere cristiani: la preghiera in famiglia, il gusto per la Parola di Dio, l’esperienza di sentirsi chiesa domestica e il dialogo tra genitori e figli.

Ho ricevuto alcune testimonianze, anche di persone poco praticanti, che, stando vicino ai loro cari in preghiera o in ascolto della Parola di Dio, hanno avuto la possibilità di intravedere orizzonti nuovi per la loro vita. Qualcuno ha riscoperto la bellezza del rosario o della preghiera dei salmi, di cui da anni aveva perso il gusto. Raccomando a questi fratelli: non disperdete i frutti preziosi di questa esperienza!

Gratitudine a quanti hanno operato per mitigare la pandemia. E tanti mi hanno espresso apprezzamenti per i nostri sacerdoti, che hanno trovato mille modi per restare vicino alla gente, per esprimere parole di incoraggiamento, di consolazione, di prossimità e di carità. Grazie, fratelli presbiteri, troverò il modo per esprimervi la mia gratitudine, durante la messa crismale di sabato 30 maggio.

Un grazie particolare ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, agli amministratori, agli operatori sociali, ai lavoratori dei servizi essenziali, agli insegnanti e docenti che hanno seguito i ragazzi e i giovani con tanta passione educativa, in particolare coloro che hanno curato i disabili, che nell’accoglienza in chiesa dovrebbero essere messi al primo posto.

Tanta riconoscenza esprimo nei confronti dei consacrati e dei laici per il silenzioso e umile servizio alla povertà. Ora, insieme, dobbiamo sostenere il prezioso e indispensabile lavoro della Caritas e delle altre istituzioni ecclesiali e civili per mitigare le conseguenze della pandemia.

Il piano per risorgere. Prevedo tre campi di lavoro: il primo e più urgente è l’aiuto alimentare, che ha già visto tanta generosità durante questi mesi; il secondo, le spese per la gestione della casa: utenze e consumi, un bisogno che sta emergendo e diventerà primario nell’estate; il terzo, la ripresa del lavoro: basta con gli slogan e le parole roboanti! Se non ci sarà questa ripresa, molte persone non riusciranno più a ritornare a galla e sarà facile scivolare sotto la soglia di povertà. Una sapiente e oculata gestione delle risorse, la collaborazione con tutti i corpi intermedi del terzo settore, che si dedicano alla rete di protezione sociale, possono favorire “il piano per risorgere”, di cui ha parlato Papa Francesco.

La promozione del bene comune. Cito a questo proposito quanto ha scritto Mons. Franco Giulio Brambilla, Vice Presidente della CEI, in una lettera alla Chiesa di Novara che ho apprezzato e condiviso: “Dopo questo tempo di dolore e di sofferenza a causa dei gravi problemi sanitari, sociali, economici e lavorativi, dobbiamo affrontare questa situazione facendo crescere la solidarietà, esercitando la carità personale, sociale e politica. È necessario che le autorità delle varie amministrazioni pubbliche, i partiti politici, le organizzazioni di imprese e sindacati, così come tutti i cittadini, promuovano l’accordo e la collaborazione a favore del bene comune. Noi italiani, che siamo bravissimi in tempo di emergenza – e dobbiamo rendere onore soprattutto agli amministratori e operatori sociali delle nostre città e dei comuni che hanno lavorato per il bene di tutti – dobbiamo ora vincere la sfida di una nuova rinascita. Chi ha analizzato acutamente la vulnerabilità che ha ferito la nostra società globalizzata e ipertecnologica ha scritto che dobbiamo passare dal mercato delle cose e dei beni, alla valorizzazione delle risorse umane del territorio. Le cose e i beni possono smettere improvvisamente di circolare con facilità e possono venire meno, il capitale umano e le risorse sociali del territorio sono sempre vicine a noi e disponibili. Tutti siamo chiamati ad essere responsabili nella convivenza per evitare, nella misura del possibile, il ritorno della malattia e aiutare i poveri e coloro che più patiscono le conseguenze di questa pandemia”.

Carissimi fratelli nel Signore, siamo nell’attesa del dono dello Spirito e, come gli Apostoli nel cenacolo, ci sentiamo “sub tutela matris”, sotto la protezione della Vergine Maria. Possa ella volgere, su tutti i figli e le figlie della nostra amata Arcidiocesi, il suo sguardo buono, soave, materno.

Gualtiero Card. Bassetti

Collevalenza di Todi: Celebrazione del 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù. Conversazione con mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio, ospite della Congregazione dei Figli dell’Amore Misericordioso

Il prossimo 31 maggio, domenica di Pentecoste, alle ore 18, nella basilica del Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza di Todi, si terrà una solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, per il 6° anniversario della beatificazione di Madre Speranza di Gesù, una delle figure di santità del nostro tempo più note e venerate in Umbria e nel mondo.
Ad annunciare quest’evento ai media ecclesiali (Umbria Radio InBlu, La Voce e Chiesainumbria.it), che si svolgerà nel rispetto delle misure di sicurezza a seguito dell’emergenza sanitaria, è mons. Mario Ceccobelli, vescovo emerito di Gubbio. Il presule ha maturato la sua vocazione sacerdotale anche nel vivere da giovanissimo l’esperienza di fede di Madre Speranza restandone attratto fin dai suoi primi incontri, stringendo nel tempo intensi legami di amicizia e di spiritualità con le due congregazioni fondate dalla Madre: i Figli dell’Amore Misericordioso e le Ancelle dell’Amore Misericordioso. Non è un caso che dopo aver terminato il suo episcopato eugubino per raggiunti limiti di età, il presule, originario di Marsciano e per lunghi anni vicario generale dell’Archidiocesi di Perugia, abbia scelto di trascorrere la sua vita nella grande Famiglia dell’Amore Misericordioso di Collevalenza.
Mons. Ceccobelli, nel tracciare un breve ricordo della beata Speranza di Gesù, definendola «una delle grandi donne del ‘900», si sofferma su cosa questa Santa avrebbe detto oggi, al tempo del “Coronavirus, a tutti i suoi “figli”. «Madre Speranza, che era una donna molto pratica – sottolinea mons. Ceccobelli –, potremmo dire una mamma di famiglia, che si preoccupava di tutto dei suoi figli, oggi credo avrebbe detto: “Figli miei, fatevi santi”… Vuole dire: “non vi lasciate catturare dalle realtà del mondo, dai pericoli del mondo, dalle paure del mondo…”. Anche questo virus, che ha creato una depressione generale, un allarme, per Madre Speranza sarebbe stato colto come una esperienza di vita, seppur sofferta e difficile, per dirci: “figli miei ricordatevi che siete fatti per il Cielo, non per la terra”».
«La Madre – continua il vescovo – aveva con Gesù un rapporto molto immediato, molto familiare, lei ci parlava come io parlo con te! Lo chiamava “Figlio mio”, è curioso…; il diario della Madre è bellissimo… La Madre era quella donna saggia che sapeva guardare la realtà umana e la sapeva leggere scrutandola dall’alto, con gli occhi della fede più che con le preoccupazioni del mondo».
Pensando alla Santa, mons. Ceccobelli racconta dei suoi primi viaggi a Collevalenza. «Io ho conosciuto Madre Speranza negli anni ’60, perché uno dei primi preti della Diocesi di Perugia, se non il primo a frequentare Collevalenza, fu proprio il mio parroco. Io sono nato a Marsciano, vivevo lì, e il parroco era don Arsenio Ambrogi e, per vie misteriose, la Madre l’ha portato con sé. Adesso sarebbe lungo raccontare tutta la storia, ma io da allora – avevo 14 anni -, quando lui lasciò la parrocchia, ho iniziato a conoscere il Santuario vedendolo crescere ed oggi mi sento di famiglia. Ho sempre pensato che questa sarebbe stata la mia ultima destinazione e devo dire che i religiosi mi hanno accolto con piena disponibilità e vivo con loro la vita della comunità».
Mons. Ceccobelli conclude raccontando come trascorre la giornata al Santuario. «La mattina, alle 7, abbiamo le lodi e poi la meditazione. Alle 8 la colazione e alle 9 io e gli altri sacerdoti addetti alle confessioni ci mettiamo a disposizione dei pellegrini. Poi abbiamo l’ora media e all’una il pranzo. Nel pomeriggio, alle 15,30, ci rendiamo ancora disponibili per le confessioni e alle 18 abbiamo il vespro, il rosario, l’adorazione e alle 19,30 la cena». Ma prova anche un po’ di nostalgia per la Chiesa che lo ha generato nella fede, quella Perugia-Città della Pieve, e per la Chiesa che lo ha avuto suo Pastore, quella di Gubbio. «Io porto con me – commenta il vescovo – la Chiesa madre che mi ha generato come figlio di Dio, e la Chiesa mia sposa, che mi è stata consegnata e che io ho custodito come ho saputo fare e che adesso è custodita, servita e amata dal vescovo Luciano, che sta facendo un buon lavoro pastorale e io sono veramente contento di avere un successore bravo, sicuramente più bravo di me».
A cura di Riccardo Liguori con la collaborazione di Anna Maria Angelelli

 

L’INTERVISTA A MONS. MARIO CECCOBELLI

Gubbio – Emergenza Covid: le collaborazioni della Caritas diocesana sul territorio

Fin dalle prime settimane dell’emergenza Covid-19 la Caritas diocesana di Gubbio e il Comitato eugubino della Croce Rossa italiana hanno scelto di collaborare per rispondere in modo più coordinato ed efficace ai bisogni di tipo alimentare delle famiglie in difficoltà presenti nel territorio eugubino e, in alcuni casi, anche in quelli dei comuni di Scheggia e Pascelupo e Costacciaro.

Questa, come era facilmente prevedibile, è stata la prima emergenza della cosiddetta Fase 1 e ha colpito le persone più fragili dal punto di vista lavorativo: disoccupati, piccoli ambulanti, lavoratori a chiamata del settore alberghiero e della ristorazione, collaboratrici domestiche e assistenti familiari, lavoratori saltuari quasi sempre in nero. Tutte categorie in molti casi già alle prese con le ristrettezze dovute a redditi molto bassi o pressoché inesistenti. A ciò si è aggiunto il fatto che, in diversi casi, non è stato possibile l’accesso agli ammortizzatori sociali o, quando assegnati, sono arrivati con grande ritardo. Per tante famiglie i buoni spesa comunali sono stati un sollievo, anche se con il limite di essere un sussidio “una tantum”.
La distribuzione del cibo frutto della collaborazione tra Caritas e Cri è avvenuta ogni sabato mattina in località Cipolleto, presso la sede della Croce Rossa che già in precedenza era un punto di riferimento per molte famiglie con questo tipo di bisogno. In magazzino, nel periodo che va dall’inizio del lockdown a metà maggio, sono arrivati 13.000 chilogrammi di prodotti: generi alimentari a lunga conservazione, ortofrutta, prodotti per l’igiene personale e per l’infanzia. Tutto ciò è venuto dal Banco alimentare dell’Umbria, dalla raccolta permanente presso alcuni supermercati (quattro punti vendita Conad, Coop e Emi), da donazioni di singole persone, gruppi di cittadini e aziende, e da acquisti fatti dalla Caritas diocesana e dalla Croce Rossa che, ogni settimana, hanno integrato il magazzino con i prodotti di volta in volta più carenti.
I pacchi viveri distribuiti sono stati 555; di questi, 170 sono stati consegnati a casa di chi non aveva la possibilità di spostarsi. Uno dei motivi della scelta della collaborazione è stata proprio l’abilitazione della Croce Rossa a muoversi sul territorio con i suoi volontari. Le famiglie beneficiate sono state 176; di queste ben 70 non erano conosciute prima dell’inizio dell’emergenza.
I volontari che a turno hanno operato presso il centro di distribuzione e nel servizio di consegna a domicilio sono stati una quarantina. Alcuni di questi, anche indirizzati dalla Caritas diocesana, hanno deciso di diventare volontari della Croce Rossa in occasione di questa emergenza.

 

La donazione di Coop Centro Italia e l’aiuto di dipendenti e soci

 

Nelle settimane scorse, la Caritas diocesana di Gubbio e l’associazione Gubbio Soccorso hanno ricevuto da Coop Centro Italia una donazione di complessivi 1.000 chilogrammi di prodotti alimentari di vario genere da destinare alle famiglie del territorio in grave difficoltà per le conseguenze economiche dell’emergenza Covid-19.
La consegna è avvenuta con una semplice cerimonia che ha visto anche la partecipazione del sindaco di Gubbio. Filippo Stirati ha sottolineato quanto sia importante, sempre ma in modo particolare in questa fase, la collaborazione tra l’istituzione comunale, la Caritas diocesana e le tante associazioni del territorio che, in modo diretto e capillare, riescono a cogliere e a rispondere ai bisogni della parte più fragile della popolazione.
Caritas e Gubbio Soccorso hanno ringraziato Coop Centro Italia per questo gesto di grande attenzione e sensibilità. Un “grazie” va anche ai dipendenti del punto vendita di Gubbio, che hanno contribuito alla donazione, e ai Soci Coop di Gubbio che da anni collaborano con la Caritas diocesana in progetti di aiuto alimentare come il “Buon fine” e la “Spesa sospesa”.

Pastorale giovanile: Grest estivi in tempo di Covid-19. Formazione a distanza per gli animatori sulle linee guida da seguire

Arriva l’estate e con essa la voglia di rimettersi in gioco nei vari campi estivi che le parrocchie, con il supporto del centro diocesano di pastorale giovanile, generalmente attivano. Quest’anno a causa del Covid-19 i Grest (Gruppi estivi) e le altre attività degli Oratori si dovranno attenere alle linee guida che il Dipartimento per le politiche della famiglia ha emanato per i centri estivi e i servizi educativi (si è in attesa anche delle linee guida della Regione Umbria) a decorrere dal giugno 2020 e per tutto il periodo estivo.

Alcune parrocchie dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia già hanno comunicato la volontà di avviare qualche attività estiva per i più piccoli e per gli adolescenti. Altre ci stanno pensando. A tal proposito il servizio diocesano di Pastorale giovanile attiva un corso di formazione a distanza (su un’apposita piattaforma web) per animatori, sacerdoti e volontari adulti su come gestire le attività ludico-ricreative in tempo di Coronavirus. La formazione si terrà venerdì 29 e sabato 30 maggio, venerdì 5 e sabato 6 giugno dalle 15.30 alle 17.00.

«Questo percorso formativo – afferma suor Anna Maria Lolli, responsabile del centro di Pastorale giovanile – è aperto anche a quelle parrocchie che non hanno ancora deciso se avviare o meno i Grest. A questi quattro incontro se ne aggiungerà un quinto, prettamente sanitario dove ci confronteremo circa l’accessibilità degli spazi, gli standard per il rapporto tra bambini ed adolescenti accolti e spazio disponibile, le strategie per il distanziamento fisico, i principi generali d’igiene e pulizia, i criteri per la programmazione delle attività, le modalità di accesso e accompagnamento dei bambini/adolescenti, il triage in accoglienza, il progetto organizzativo del servizio offerto, l’attenzione per l’accoglienza di bambini/adolescenti con disabilità».

Per iscriversi basta mandare una mail a pastoralegiovanile@spoletonorcia.it indicando nome, cognome, età e parrocchia di provenienza. Da questa mail poi si riceverà il link per partecipare alla formazione. Chi volesse saperne di più può contattate: suor Anna Maria (320-8071441), don Edoardo (340-9068777), don Pier Luigi (331-3407043), suor Lorella (392-5887677).

Perugia – Messe all’aperto più che a “porte aperte” in diverse parrocchie dell’Archidiocesi. L’esperienza dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino

A dare una mano all’organizzazione delle prime messe con il popolo di Dio, nel rispetto del “distanziamento sociale” e “dell’igienizzazione dell’ambiente”, è stato, anche nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, il clima quasi estivo dello scorso fine settimana. Questo ha permesso a diverse parrocchie di celebrare le messe festive all’aperto più che a “porte aperte” con più fedeli, soprattutto in maggiore sicurezza per gli ampi spazi utilizzati.

Dopo due mesi e mezzo di digiuno del Pane eucaristico, a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19, molti fedeli, domenica 24 maggio, giorno dell’Ascensione del Signore, sono ritornati a Messa per rivivere la presenza di Gesù nell’Eucaristia, consapevoli che il Signore non li ha mai abbandonati. Le messe all’aperto si sono svolte con raccoglimento, in serenità e nel rispetto delle norme di sicurezza. Anche i più piccoli non si sono lasciati distrarre molto dall’ambiente esterno e, come gli adulti, distolti, a tratti, solo dal piacevole cinguettio delle rondini colto quasi come un accompagnamento ai canti liturgici intonati dai cori.

Soddisfatti parroci e volontari per come si sono svolte le messe domenicali. Nelle comunità parrocchiali dell’Unità pastorale di Prepo-Ponte della Pietra-San Faustino, nell’immediata periferia sud di Perugia, dove vivono quasi 15mila persone, si sono tenute otto messe durante la giornata di domenica, al chiuso e all’aperto: nella chiesa-prefabbricato di Prepo, alle 9.30 e alle 11.30; nell’area verde dell’Oratorio “Gp2 – Giovanni Paolo II”, alle 18.30; nel santuario mariano di Ponte della Pietra, alle 8, e all’esterno, alle 18; nel complesso del CVA di Casenuove, alle 11; nella chiesa della Madonna delle Grazie in San Faustino, alle 8.30 e alle 11. In media hanno partecipato ad ogni messa cento fedeli, celebrate da don Fabrizio Crocioni, don Antonio Paoletti, don Oscar Bustamante e dal parroco emerito mons. Giuseppe Gioia. A quest’ultimo si deve molto anche l’erigendo complesso interparrocchiale “San Giovanni Paolo II”, i cui lavori di completamento sono rallentati nel tempo del Coronavirus.

«Alla prima messa domenicale dopo il lockdown non sono venuti solo anziani, anche ragazzi e giovani – commenta suor Roberta Vinerba, catechista e coordinatrice dell’Oratorio “GP2” –. Questo fa sperare ad un graduale e prudente ritorno alla normalità della presenza, quando sarà possibile, soprattutto alle attività catechistiche e oratoriali che vengono da sempre offerte a genitori e figli, come è avvenuto, seppur virtualmente e a distanza, grazie all’utilizzo dei social media, durante la “fase 1” di questa emergenza sanitaria».

Alcuni parroci raggiunti in parrocchia o telefonicamente, dopo la prima domenica con le messe a “porte aperte” o all’aperto, parlano, come don Simone Sorbaioli di Città delle Pieve e don Riccardo Pascolini di Perugia, di «un’esperienza nuova, che va perfezionata nell’organizzazione, perché ci consente di ritornare a vivere come comunità cristiana, di prossimità, nel rispetto delle distanze fisiche. Non lasciamo solo nessuno nel momento della necessità sia spirituale sia materiale. E’ importante rivedersi, salutarci e guardarci negli occhi dopo un lungo tempo di lontananza fisica, ma non spirituale».

L’affluenza alle messe domenicali dello scorso 24 maggio, in diverse parrocchie, è stata in linea o di poco inferiore a quella precedente il lockdown.